
A Milano arriva (o meglio, ritorna) la cucina etnica nelle mense scolastiche
Menù etnico per venire incontro agli scolari di Milano, vista la presenza di figli di stranieri sempre maggiore fra i banchi. La notizia l’ha data Repubblica, celebrando la scelta del Comune di far conoscere ai bambini di oltre 400 istituti, dal primo anno d’asilo all’ultimo delle medie, sapori diversi da quelli italiani: «Abbiamo in mente di istituire una giornata dedicata alla cucina cinese, una a quella araba e una alla latino americana: quindi introdurremo il cous cous, il riso cantonese e qualche ricetta sudamericana magari a base di carne o fagioli – ha spiegato Gabriella Iacono, presidente di MiRi -. Pensiamo di partire dal 2013 con una sperimentazione, coinvolgendo anche le comunità straniere sia per istruire i nostri cuochi sulle corrette modalità di preparazione di questi nuovi piatti, sia per far sì che questa iniziativa diventi l’occasione per familiarizzare con culture diverse».
INTEGRAZIONE A TAVOLA. In realtà non si tratta della prima volta che si tenta di introdurre alcuni piatti “etnici” nel menù per bambini di Milano Ristorazione. Nel 2009 ci provò la giunta di Letizia Moratti, col programma “integrazione a tavola”. Finì maluccio: le verdure cucinate con le spezie arabe finivano snobbate anche dagli studenti di origine nordafricana, così come il pollo al limone e al riso alla cantonese. Tanto da essere sostituiti prontamente con un’italianissima pizza, che aveva il pregio di mettere d’accordo tutti. Sempre Repubblica raccoglieva l’opinione di David Gentili, consigliere comunale del Pd, piuttosto drastica: «La sperimentazione era una forzatura».La nuova giunta aveva annunciato che Milano Ristorazione sarebbe stata «più partecipativa e aperta al dialogo con i genitori». Così infatti si era espressa l’assessore all’educazione, Maria Grazia Guida, annunciando una serie di cambiamenti nel servizio, che serve 80 mila pasti al giorno e, come “clienti”, ha anche 25 mila minori o stranieri o figli di stranieri.
ZUCCA AL FORNO. Per questo la Guida aveva annunciato «iniziative sulle diverse scelte alimentari». Con l’avvio del menù invernale (settembre 2011) il menù era stato riscritto con il contributo di Franco Berrino, nutrizionista, e dei genitori stessi (i rappresentanti delle commissioni mense, con cui è stato avviato dalla giunta arancione «un percorso virtuoso di collaborazione»). Carote a inizio pasto, farinata di ceci al posto della frittata, zucca al forno al posto della carne macinata. I bastoncini di merluzzo, troppo amati per essere eliminati del tutto, erano i soli prodotti industriali in tavola. Una dieta sicuramente sana, ma evidentemente non molto apprezzata dai consumatori finali. Almeno stando a un sondaggio della stessa Milano Ristorazione, da cui era emerso che ogni settimana vengono lasciate nei piatti delle mense scolastiche 47 tonnellate di cibo. La mole più consistente di scarti era relativa alle verdure: minestre con legumi, pasta con cavolfiori, erbette condite, fagiolini. Tanto che, nel dilemma fra criterio salutista e spreco di cibo, il consigliere comunale Matteo Forte aveva proposto di coinvolgere le associazioni di volontariato, per recuperare recuperano le eccedenze alimentare e redistribuirle ai bisognosi. E ora? A quanto pare la cucina etnica smette di essere una forzatura per tornare di moda. Con la speranza che ai bambini apprezzino. E che non invochino, per la seconda volta, un’apolitica e molto poco ideologica pizza margherita.
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la vera età dell’oro in epoca medievale è quella normanna (Ruggero II) che sta in mezzo tra l’epoca araba e quella sveva