A cosa serve un politico cattolico ossessionato dal ddl Zan?

Di Peppino Zola
17 Luglio 2021
Enrico Letta non vuole nemmeno discutere una legge liberticida. Ma se l'interesse mondano sostituisce la “sensibilità per la verità” perché scendere in campo?
Nessun confronto, Enrico Letta ripete che sul ddl Zan «andremo avanti, punto»

Caro direttore, scusa se torno, brevemente, sulla vicenda del ddl Zan, perché essa mi suscita alcune grosse perplessità, che vanno oltre il contenuto liberticida di tale iniziativa, che mi pare pochi abbiano letta nel suo complesso.

Tali perplessità mi sono sorte guardando all’incredibile comportamento del segretario del Pd, il cattolico Enrico Letta. La mia perplessità potrebbe tradursi in queste domande: ma è utile che i cattolici scendano in politica? A che cosa servono? O, meglio, che cosa servono? Il potere mondano o il vero bene comune, che non può prescindere dal prendere almeno in considerazione le dottrina sociale della Chiesa?

Il disprezzo per la Chiesa

A che cosa serve un politico cattolico che, quasi con disprezzo, decide di non prendere in alcuna considerazione le preoccupazioni insolitamente espresse dalla Chiesa stessa? Che cosa serve un politico cattolico che si mostra unicamente preoccupato del gioco partitico per allargare un consenso (che, tra l’altro, diminuisce), mentre si dimentica vergognosamente di tutta la sua storia culturale e politica? È utile un cattolico in politica quando sembra solo ossessionato dal problema di adeguarsi al pensiero comune (ancorché unico e illiberale), invece che lottare per l’affermazione di valori magari scomodi ma perenni?

Per cosa si batte un cattolico

Si tratta di domande per me molto serie e preoccupate per il futuro della politica del nostro paese. Domande che producono anche una sorta di tristezza, se penso all’enorme patrimonio ideale e culturale che la dottrina sociale della Chiesa offre a chiunque la legga e la impari e per la quale generazioni intere di cattolici si sono battuti, nel tempo, anche se con alterna fortuna. Solidarietà, sussidiarietà, bene comune non sono solo parole, ma ideali a cui ogni cattolico impegnato in politica (e non solo) dovrebbe fare riferimento. Ed invece il cattolico Letta non vuole neppure mettere in discussione una legge apertamente liberticida (parola della Cei) e profondamente divisiva (altro che bene comune!).

Le bugie sul ddl Zan

In questi giorni, mi è capitato di rileggere, per un autorevole consiglio, quanto Benedetto XVI avrebbe dovuto leggere alla Sapienza, se non gli fosse stato impedito da coloro che ora sono diventati gli amici preferiti di Letta. Tale discorso è stato intitolato “Non vengo a imporre la fede ma a sollecitare il coraggio per la verità”. Nel caso specifico, la nuova cultura relativista, invece, vuole imporre a tutti, per via di legge imperativa, un ben preciso pensiero ideologico, senza il coraggio, almeno di dire tutta la verità. Gli amici di Zan e di Letta si riferiscono sempre e solo alla difesa delle persone Lgbt, ma tacciono in modo spudorato su tutti gli altri aspetti del ddl, tacciono sulla verità del contenuto del disegno di legge, rifiutando ogni dialogo (l’altro giorno Zan ha addirittura rifiutato di prendere un volantino sottoscritto da 70 associazioni e gentilmente offertogli dalla valorosa Giusy D’Amico).

La verità sopraffatta dall’interesse

Sempre nel mancato e citato discorso, Benedetto XVI, dopo avere citato Habermas quando parlava della «forma ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti», così scriveva:

«Riguardo a questa “forma ragionevole” essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche, ma deve caratterizzarsi come un “processo di argomentazione sensibile alla verità” (…) I rappresentanti di quel pubblico “processo di argomentazione” sono prevalentemente i partiti come responsabili della formazione della volontà politica. Di fatto, essi avranno immancabilmente di mira soprattutto il conseguimento di maggioranze e con ciò baderanno quasi inevitabilmente ad interessi che promettono di soddisfare; tali interessi sono spesso particolari e non servono veramente all’insieme. La sensibilità per la verità sempre di nuovo viene sopraffatta dalla sensibilità per gli interessi».

Questo scriveva Benedetto XVI e Papa Francesco ha sottolineato preoccupazioni circa la libertà e l’educazione con riferimento al ddl Zan. Che cosa occorre di più perché un cattolico come Letta, per non essere inutile, abbia a ripensarci? Effettivamente, senza la “sensibilità per la verità”, a che cosa serve un politico cattolico?

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