Gli 800 Martiri di Otranto ci ricordano che la fede e la civiltà sono doni ma possono costare care

Di Alfredo Mantovano
18 Maggio 2013
Papa Francesco: «I Martiri di Otranto aiutino il caro popolo italiano a guardare con speranza al futuro, confidando nella vicinanza di Dio che mai abbandona»

Quando il 5 ottobre 1980, a Otranto, Giovanni Paolo II proclama beati gli Ottocento martiri, uccisi per aver rifiutato la conversione all’islam, esorta innanzitutto a «non dimenticare i martiri dei nostri tempi». E lo dice invitando a guardare oltre il mare, alle sofferenze del popolo di Albania, del quale in quel momento, sottoposto al giogo comunista, non parlava nessuno. Poi aggiunge un riferimento civile: «I beati Martiri ci hanno lasciato due consegne fondamentali: l’amore alla Patria terrena; l’autenticità della fede cristiana. Il cristiano ama la sua Patria terrena. L’amore della Patria è una virtù cristiana».

Allorché per due settimane gli otrantini resistono all’invasore ottomano, salvano la cristianità, perché impediscono che, 27 anni dopo la conquista di Costantinopoli, la seconda Roma, Maometto II giunga rapidamente alla Roma vera, il suo obiettivo. Domenica, proclamando santi gli Ottocento, papa Francesco si pone in continuità col predecessore: «Mentre veneriamo i Martiri d’Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, ancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene». Poi ricorda il legame fra gli Ottocento e l’Italia: «I Martiri di Otranto aiutino il caro popolo italiano a guardare con speranza al futuro, confidando nella vicinanza di Dio che mai abbandona, anche nei momenti più difficili».

Fede e impegno civile sono realtà distinte, ma non separate: vi sono momenti nella storia in cui entrambe, insegnano i Pontefici, esigono un prezzo; un prezzo non monetizzabile, compatibile con l’aver ricevuto i doni inestimabili della fede e della civiltà. Quel prezzo è chiesto a ciascuno di noi in modo differente, ma – come insegnano i santi Martiri – non ammette saldi né liquidazioni, e per questo è iscritto nella Storia.

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