Imu, dati Cgia Mestre. Ecco chi ha pagato di più

Di Matteo Rigamonti
12 Febbraio 2013
La classifica della Cgia di Mestre sugli importi medi dei versamenti effettuati dalle varie categorie economiche e famiglie italiane nel 2012. Gli albergatori pagano l'importo maggiore

Albergatori, grande distribuzione, industriali e imprenditori sono i più tartassati dall’Imu, l’Imposta municipale unica sugli immobili introdotta dal governo dei tecnici e del premier Mario Monti. Ma anche liberi professionisti, commercianti, artigiani e, non ultime, le famiglie. A stilare la classifica degli importi medi dei versamenti effettuati dalle varie categorie economiche e famiglie italiane nel 2012 è la Cgia di Mestre, dopo la presentazione dei dati del ministero delle finanze relativi al gettito complessivo pagato dagli italiani. Una classifica dove, però, a fronte dei diversi ordini di grandezza degli importi versati, corrispondono situazioni economiche e posizioni contributive molto diverse tra loro e, pertanto, difficilmente confrontabili. Motivo per cui, non risulta affatto semplice dire a chi l’Imu costa di più. Certo è che i parametri con cui sono stati riscossi i 23 miliardi complessivi di gettito generati nel 2012 non tengono sempre conto con equità del complesso e multiforme panorama dei contribuenti italiani, come ben testimoniano, soprattutto, le sperequazioni dell’Imu sul non profit.

PRIMI GLI ALBERGATORI. A pagare il prezzo più caro in termini assoluti sono gli albergatori con importi medi di 11.429 euro complessivi di prima e seconda rata Imu. I gradini più bassi del podio sono, invece, occupati dalla grande distribuzione (con 7.325 euro in media) e dai titolari di industrie (5.786 euro). Medaglia di legno per i piccoli imprenditori, con 3.352 euro versati in media di Imu. Seguono, nell’ordine, i liberi professionisti (1.835 euro), i commercianti (894 euro) e gli artigiani (700 euro). A chiudere la classifica sono le famiglie italiane con 633 euro in media di Imu sulla seconda casa e 330 euro per la prima più pertinenza.

PER LE IMPRESE NON E’ ANCORA FINITA. «A seguito di tali risultanze emerge chiaramente come la stangata dell’Imu abbia colpito soprattutto le categorie economiche», commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre, che poi aggiunge: «Nel corso dell’attuale campagna elettorale la proposta di una eventuale riduzione/abolizione dell’Imu sulla prima casa è stata avanzata da molte parti politiche. In linea generale si tratta di una proposta condivisibile; tuttavia, appare doveroso segnalare il rischio di nuovi rincari dell’Imu sulle attività produttive. Infatti, dato che il gettito della prima casa finisce interamente nelle casse dei Comuni, c’è la possibilità che, a fronte di questo mancato gettito, molti sindaci si rifacciano aumentando le aliquote sui capannoni. Uno scenario che dobbiamo assolutamente scongiurare visto che, rispetto a quando si pagava l’Ici, le imprese hanno subito con l’Imu un aggravio medio fino al 154 per cento».

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