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I luoghi dell’anima fotografati da Wim Wenders prendono vita nel libro di Carlo Truppi

Il bello di possedere un libro illustrato è poter assaporare le immagini in qualsiasi momento, è come portarsi appresso una intera mostra con gli scatti più belli dell’artista o del fotografo che tanto ci ha appassionato, ritornare tante volte su quel dettaglio, in quel posto raccontato da un’immagine che ci ha tanto colpito, leggendone il racconto di chi ne riporta a fianco i dettagli, gustandolo nei momenti più intimi della nostra quotidianità. Ecco che gli squarci di città, le strade polverose, i negozi abbandonati, i motel di periferia, le stazioni di benzina deserte di luoghi sperduti in California, Texas e New Mexico, immortalati dagli scatti di Wim Wenders vengono raccolti da Carlo Truppi in un libro edito da Electa e intitolato. In edicola dal prossimo 18 febbraio, il libro racconta in 112 pagine i luoghi prescelti dal grande regista tedesco, classe 1945, che ha realizzato in oltre vent’anni una serie di lavori dove si sublima un dialogo continuo tra architettura e cinema.

Un dialogo che affonda le radici nel desiderio di scoperta da parte di Wenders di nuovi scenari, lontani anni luce da quelli della sua infanzia: <<Quand’ero bambino – scrive il regista – i miei genitori non erano abbastanza ricchi da possedere una casa. Sfogliando le riviste di architettura che venivano dall’America vedevo edifici che non avevo mai visto. Verso i sei, sette anni ho cominciato a immaginare una casa per noi, e a disegnarla, basandomi sulle immagini degli architetti che vedevo nelle riviste. È stato il primo lavoro creativo che io abbia fatto.  Ho capito che gli architetti ci offrono nuove possibilità, quelle di vivere, di vedere le luci in un modo nuovo e credo che l’architettura abbia molto influenzato il mio modo di fare cinema. Credo che in questo il cinema sia molto simile: invita le persone a entrare in uno spazio, a disimparare tutto quello che hanno imparato fino a quel momento e a vivere in un mondo completamente diverso da quello in cui vive lo spettatore>>.

@Artempi_

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