
Primarie centrosinistra: perché i bersaniani non hanno torto ma i renziani hanno ragione a protestare
I renziani accusano il Comitato elettorale centrale di aver previsto “regole da Ddr”. I bersaniani si difendono spiegando che le norme sono state decise tempo fa e non le si può cambiare.
A chi credere sulla contestatissima faccenda dell’accesso al secondo turno delle primarie del centrosinistra per chi non si è registrato entro il 25 novembre? La verità sta nel mezzo.
Il comma 4 dell’articolo 24 del Regolamento prevede in effetti una piccola finestra di riapertura delle iscrizioni. Con una condizione:
Possono altresì partecipare al voto coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell’impossibilità di registrarsi all’Albo degli elettori entro la data del 25 novembre, e che, in due giorni compresi tra il 27/11 e il 01/12, stabiliti con delibera dal Coordinamento nazionale, sottoscrivano l’Appello pubblico in sostegno della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi si iscrivano all’Albo degli elettori.
Nico Stumpo, responsabile della macchina elettorale, ha dunque ragione quando afferma che eventuali altre iscrizioni possono avvenire solo nell’arco di 48 ore e che devono recare una dichiarazione d’impossibilità ad essersi iscritti prima.
Nelle modalità con cui dare seguito alla norma regolamentare, la sua è un’interpretazione assai restrittiva: “In ogni capoluogo di provincia giovedì e venerdì sarà aperto un apposito ufficio elettorale dove i ritardatari dovranno spiegare, documentandola, la causa della loro mancata registrazione”.
Formalmente ineccepibile, quella di Stumpo è un’argomentazione che fissa un percorso attuativo nel dare seguito ad una norma generale. E che fissa dei paletti estremamente rigidi. Il problema, dunque, non va posto sul piano della riscrittura di regole già stabilite a partita in corso, ma dell’interpretazione delle stesse.
Perché non aprire la possibile iscrizione anche in un giorno non lavorativo (ad esempio venerdì e sabato)? Perché non consentire la registrazione online, facendola accompagnare da un modulo di autodichiarazione? Perché prevedere la possibile sottoscrizione in un unico posto, scelto nel capoluogo di provincia? Perché non limitarsi ad un’autocertificazione (il regolamento parla di “coloro che dichiarino”) ma richiedere una “dimostrazione”?
Tutte domande che lo staff dei renziani dovrebbero porre a chi guida la macchina organizzativa. Senza dover chiedere a gran voce la riscrittura delle regole (come stanno facendo in queste ore). Perché una legittima interpretazione alternativa delle regole stesse è possibile, e verrebbe incontro ai loro desiderata.
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