
Scritto con gli occhi
Foto e incontri alla festa dei Candelieri. “A zent’anni da abà!”
Cari amici, era da tantissimo tempo che volevo rivedere i Candelieri, perché per noi sassaresi rappresenta la “festha manna” (festa grande). Quindi quest’anno non volevo mancare. La “faradda di li candareri” (discesa dei candelieri) è un voto che i sassaresi hanno fatto alla Madonna dell’Assunta che nel Seicento aveva salvato la città dalla peste; ogni anno questo voto viene sciolto con la discesa nel Corso (cuore della città) di 10 candelieri per terminare con la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di Santa Maria di Betlem.
Avevo già perso undici edizioni di questa sentita tradizione e non volevo saltare la dodicesima! Ho chiesto ai miei complici di portarmi a vedere i Candelieri e, dopo aver ricevuto l’assenso, ho sperato che, Caligola, Scipione, Nerone e tutti i loro compagni anticicloni rimanessero a casa, così non avrei sofferto più di tanto il caldo infernale che ha accompagnato la nostra estate mentre tutti questi “scocciatori”dai nomi folli si alternavano per renderci le giornate pesanti e afose; neanche fossimo americani che si divertono a battezzare gli uragani! A me importava che non ci fosse da sciogliersi, poi sarei andata anche strisciando ma niente mi avrebbe fatto rinunciare.
Il giorno fatidico è arrivato e, come al solito, c’era un caldo da schiattare; quindi ho deciso che i pantaloni corti erano la cosa migliore, anche se mettono in evidenza i miei “stecchini” di gambe, bianchicce slavate. Ma non mi importava, il caldo era troppo e chi non voleva vedere le mie gambe poteva andare alle sfilate di moda, non mi sarei di certo offesa! I miei aiutanti mi hanno preparato e, verso le 5, siamo usciti perché volevo prendermi un po’ di tempo prima che iniziasse la sfilata per fare la foto con tutti i Candelieri.
Siamo arrivati in Piazza Castello e abbiamo trovato Vanni col quale avevamo appuntamento. C’erano ancora pochi Candelieri e ne ho approfittato per fare le foto con loro prevedendo la calca di persone che sarebbe arrivata di lì a poco. Abbiamo chiesto di poter fare le foto sia col candeliere che con tutto il gruppo e ci hanno risposto di sì e, naturalmente, ci siamo messi tutti in posa.
Arrivati al gruppo dei Fabbri, prima di fare le foto, il capo candeliere mi ha regalato la medaglia che aveva al collo con scritto “a zent’anni”. È l’augurio che ci facciamo noi sassaresi il giorno della discesa dei candelieri, anzi quando mi ha messo la medaglia al collo ci siamo detti: “a zent’anni da abà”! (a cent’anni da adesso). È stato un momento magico per me! Proprio i Fabbri mi avevano regalato la medaglia, sembrava che sapessero che facevo l’orafo! È stata una grande emozione che, proprio loro che svolgono un mestiere simile al mio, mi facessero questo regalo! Ero inebriata di felicità, e abbiamo proseguito verso gli altri Candelieri.
Intanto la piazza iniziava a riempirsi e diventava difficile riuscire muoversi ma Ginettino, che è bravo nello slalom con la carrozzina, è riuscito a immortalarmi con tutti i Gremi.
Mentre cercavamo di raggiungere i Candelieri abbiamo trovato uno dei componenti del gruppo canoro dei “Tazenda”, e anche lui non si è risparmiato dall’essere immortalato con me. Abbiamo trovato anche dei bambini che tengono i nastri appartenenti al Gremio dei Piccapietre e anche con loro ho voluto la foto; chissà, magari diventeranno i futuri portatori dei Candelieri!
Dopo aver fotografato il più possibile, ci siamo allontanati dalla calca perché nel frattempo il gruppo dei miei accompagnatori si era disperso. Ginettino cercava di telefonare a Maria Grazia per ricompattare il gruppo dei dispersi, ma con la Piazza Castello che sembrava una scatola di acciughe, chi lo sentiva il cellulare? Allora ci siamo diretti verso Piazza Azuni per vedere la famosa “faradda di li candareri” (discesa dei candelieri) e rivivere per un momento quell’emozione, ma anche lì c’era tantissima gente e a quel punto abbiamo deciso che era meglio dirigersi verso il Corso. Lì ho incontrato la mia amica Gianfranca con Rita, sua figlia, e la sorella Graziella. Non vi dico la mia felicità, ero proprio da tanto tempo che non le vedevo e credo che la mia amica si sia resa conto che anche se sono in carrozzina e attaccata al respiratore, sono la stessa “testa matta” di sempre! Ci siamo fatte tante feste, ma a quel punto abbiamo deciso di cambiare postazione perché da lì non avrei visto niente e ci siamo sistemate in posticino abbastanza tranquillo.
Dopo un po’ di attesa i Candelieri hanno cominciato la loro discesa e si fermavano a ballare proprio davanti a me! Che onore! Naturalmente dovevamo lottare con le persone che si fermavano davanti alla carrozzina e quando i miei accompagnatori facevano notare la cosa, dicevano che non mi avevano visto! Ma vi pare che una persona in carrozzina con tanto di respiratore sul tavolino, legato con un bel foulard colorato, non sia visibile? E dire che sono abbastanza cicciona, e per giunta indossavo una camicia rossa! E non mi vedono? È assurdo! Diciamo che faceva più comodo dire che non mi avevano visto! Ma a parte questi “piccoli” inconvenienti ho visto ugualmente la discesa dei Candelieri, e quando è stato il momento dei Piccapietre, abbiamo riconosciuto i bambini con cui avevamo fatto le foto e anche loro ci hanno riconosciuto e ci siamo salutati.
Dopo ogni Candeliere sfila il Gremio e un ragazzo mi ha regalato l’immagine del Crocefisso Miracoloso che si venera nella loro chiesa. Sono stata molto felice e spero che tanti giovani siano sensibili verso le persone disabili! Dopo un po’ si è fermato accanto a noi “uno strano personaggio” e, anche se non c’era più posto, lui ha spinto un po’ da tutte le parti e si è installato vicino a noi, anzi dovevo stare attenta che non mi buttasse già dalla carrozzina per mettersi più comodo. Ha trascorso tutto il tempo a pregare leggendo un libretto e non vedendo nulla della sfilata, e su questo niente da dire. Ma ciò che non capisco è perché si era fatto spazio a spintoni per non vedere niente, poteva pregare anche dietro di noi! Beh avevamo anche la parte comica, perché quel tizio era proprio strano!
Abbiamo continuato a vedere i candelieri che danzavano a più non posso e facevano tantissime evoluzioni. Sapete, tra la discesa di un Candeliere e l’altro ci passa un po’ di tempo, primo perché sono molto pesanti e poi perché facendoli ballare mentre li tengono sulle spalle, ogni tanto gli otto portatori si devono fermare per riprendere fiato. Dovete sapere che i Candelieri sono anche motivo di incontri, e perciò dopo aver visto Gianfranca, ho incontrato anche il mio amico Marco, compagno in passato di tanti viaggi all’estero e anche compagno di lavoro. Dopo aver chiacchierato un po’, ci siamo salutati col solito “a zent’anni”!
Fino a questo punto tutto procedeva bene ma mentre scendeva l’ultimo Candeliere che chiude la sfilata e precisamente quello dei Massai, una signora a dir poco “deficiente” (perché non posso definirla diversamente) si è messa a fumare a 30 centimetri da me facendomi letteralmente affogare con la conseguenza che mi hanno dovuto immediatamente aspirare e, a quel punto, il respiratore, che era mezzo defunto, è “deceduto” del tutto iniziando a suonare per avvertire che avevamo circa 20-30 minuti per riattaccarlo alla corrente elettrica. Risultato: non ho visto il candeliere dei Massai, non ho fatto la foto con Gianfranca, Rita e Graziella e sono dovuta ritornare di corsa a casa! Tutto per una semplice insensibile, che avrebbe dovuto capire che il fumo fa male a me, ma anche a lei non fa certo bene!
La bellissima serata si era conclusa in maniera disastrosa ma io ero felice per aver visto dopo 11 anni “la faradda”. Nel mio cuore (che indubbiamente è molto capiente) c’è spazio anche per questa uscita e consiglio a tutti il prossimo anno di venire a Sassari a vedere “la faradda di li candareri”, primo perché è una festa bellissima e poi perché magari ci incontriamo e ci auguriamo “a zent’anni da abà” (a cent’anni da adesso) ! Quale augurio è meglio di questo?
(Dedicato a Vanni!)
Bacioni,
Susanna
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