
Decadancing, il testamento artistico di Ivano Fossati
Prima di godersi l’annunciata pensione, Ivano Fossati, storico autore e ottimo musicista e cantautore del panorama italiano da quarant’anni a questa parte, licenzia quello che dovrebbe il suo testamento artistico, lasciandoci tra parole e note, buone vibrazioni: Decadancing. I testi, gravitano poeticamente, tra il privato, il rapporto uomo–donna e l’afflato universale, affrontando con pudore il sociale e la crisi economica. Lo sguardo dell’Artista, si muove all’interno della “pietas” cristiana (“Solo Gesù saprà quello che abbiamo fatto e come un respiro tranquillo la vita continuerà”), la ricerca di un significato nell’innamoramento, l’accoglienza e il rispetto tra amanti, calato nella realtà minima quotidiana che si apre ad un cammino condiviso (“io ti immagino, amore mio, come una strada, sempre tutta nuova”), una “normalità” che non si riconosce nella “mediocrità”. Una vita fatta di piccoli gesti, ma anche lo strazio dolce di un abbandono, la fine di una storia, l’affronto di dolore e nostalgia, bagnati dalla pioggia, “che deve cadere sulle piccole storie d’addio”.
E il bisogno di silenzio “quello che manca al mondo”, insieme al perdono, “in questa decadenza”, dove il futuro è appesantito dalla perdita del lavoro, “in questo deserto di democrazia”; futuro che è comunque l’ultima parola di questa vita, aspettando l’avvenire “io e te in mezzo al mondo, ora passa la notte. E, senti, non piove più”. Diario minimo, di sentimenti e sensazioni, di uomini e donne, che vivono le contraddizioni del proprio tempo confuso. E la musica? Si parte con il galoppo da hit radiofonica de “La decadenza”, (con citazione del “suo” Celentano), continuando con intuizioni, nella più classica scuola musicale d’autore di alto lignaggio: ritornelli abbozzati, ma intrisi di leggerezza, proposti con pudore e orecchiabilità.
Una playlist, mai noiosa, con un brano sopra tutti, “Se non oggi”, un “Astor Piazzolla” che rivive tra un bandeon tanguero, una garrula batteria, una chitarra quasi funky, un dissonante pianoforte jazzato e un finale che attende la prova “live” per essere dilatato all’infinito. Non mancano le rarefatte ballate, voce e piano, cifra stilistica di Fossati, che portano ad un contagioso struggimento dei cuori più indifesi. Sinceramente, non sappiamo se Ivano sarà fedele alla sua decisione di ritiro dalle scene, comunque, sempre dopo la prossima tournee già programmata; se fosse per noi, quando verrà quel giorno lo tireremo per la giacca implorando un “bis” che possa durare per tanti altri anni.
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