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Roland Barthes, linguista e semiologo francese, era affascinato dalle “storie”, dai racconti che hanno accompagnato l’uomo in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in tutte le società: non esiste, non è mai esistito un popolo senza racconti. Il racconto è «una delle grandi categorie della conoscenza che ci permettono di comprendere e ordinare il mondo». Le storie, quindi, sono state (sono) uno strumento di conoscenza, soprattutto per spiegare le cose più complesse, quelle meno spiegabili. Si è sempre fatto ricorso al racconto quando si voleva capire come stanno veramente le cose: le cose stanno sempre oltre la presa della nostra capacità dimostrativa. Le storie sono una approssimazione, cioè un avvicinamento.
Qualcosa è cambiato. Considerato per tanto tempo una forma di comunicazione riservata ai bambini, a partire dalla metà degli anni Novanta il racconto ha conosciuto negli Stati Uniti un successo sorprendente: ha segnato l’inizio del narrative turn, l’ingresso in una nuova epoca, la “sv...
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