
Quanta ignoranza dietro l’attacco alle viti sperimentali in Valpolicella

Un atto vandalico è avvenuto in un campo sperimentale in Valpolicella, dove sono state sradicate piante di vite migliorate geneticamente per la resistenza alla peronospora, un fungo particolarmente virulento su questa cultura. Questo evento segue un precedente attacco distruttivo avvenuto sul riso, anch’esso migliorato contro un’altra malattia fungina, il brusone. Entrambi i casi evidenziano una preoccupante ostilità verso la ricerca genetica in agricoltura e in particolare contro le tecniche di evoluzione assistita (Tea), il metodo impiegato per introdurre nelle due specie le resistenze alle malattie. Eppure l’agricoltura e la genetica sono due discipline interconnesse, il cui connubio è essenziale per affrontare le sfide globali legate alla produzione alimentare, alla sostenibilità ambientale e all’adattamento ai cambiamenti climatici.
Tutte le piante coltivate sono “Ogm”
La genetica, definita come la scienza che studia la trasmissione dei caratteri ereditari negli organismi viventi, è alla base di qualsiasi forma di agricoltura. Fin dall’inizio dell’attività agricola, gli esseri umani hanno istintivamente selezionato le piante con le caratteristiche più desiderabili, dando inizio a un processo empirico di miglioramento genetico. Tutte le piante coltivate sono quindi organismi geneticamente modificati rispetto alle piante selvatiche da cui derivano, e tale modifica è intrinseca all’agricoltura.
Non ha dunque senso giudicare a priori come pericolosa o negativa una modifica genetica, bensì è il suo effetto (la pianta risultante) che va analizzato e valutato. La scoperta dei princìpi fondamentali dell’ereditarietà da parte di Gregor Mendel nel 1866 ha poi fornito una base scientifica a questo percorso, aprendo così la strada alla genetica moderna e alle sue applicazioni in agricoltura.
Possiamo quindi definire il miglioramento genetico delle piante come un processo continuo che mira a sviluppare nuove varietà con caratteristiche superiori, i cui obiettivi sono molteplici e in continua evoluzione:
- Aumento della produttività – Incrementare la quantità di raccolto per unità di superficie. Ad esempio la produzione di orzo è passata da 2,5 tonnellate per ettaro nel periodo post-Mendel alle 9-10 tonnellate per ettaro di oggi.
- Miglioramento della qualità – Ottenere prodotti con migliori caratteristiche nutrizionali, organolettiche e di conservazione.
- Adattabilità ambientale – Sviluppare varietà in grado di prosperare in diverse condizioni climatiche e di suolo.
- Resistenza a malattie e parassiti – Creare piante in grado di resistere agli attacchi di patogeni e insetti, riducendo la necessità di fitofarmaci.
- Sostenibilità – Ottenere varietà che richiedono meno risorse idriche e fertilizzanti, contribuendo a un’agricoltura più sostenibile.

I progressi dell’agricoltura grazie alla scienza
Le tecniche utilizzate per il miglioramento genetico sono diverse e si sono evolute nel tempo: dalla selezione tradizionale all’incrocio, alla mutagenesi, fino alle Tea, passando per gli organismi geneticamente modificati (Ogm). Di questi ultimi sappiamo come nell’Unione Europea (ad esclusione di Portogallo e Spagna) ne sia stata vietata la coltivazione, ma non l’importazione e l’immissione in commercio. Per gli accordi di libero scambio tra le nazioni, dal 2003 al 2024 sono state autorizzate 148 domande di esportazione in Europa di prodotti Ogm (dati dal Eu Register of authorised Gmos della Commissione europea). In sostanza significa che da noi ogni anno arrivano dai 30 ai 50 milioni di tonnellate di derrate Ogm che noi mangiamo da vent’anni con nessun inconveniente denunciato.
Oggi le moderne tecniche di evoluzione assistita in attesa della normativa dell’Unione Europea, come la cisgenesi e il genome editing, consentono di modificare specificamente i geni di interesse senza introdurre geni estranei al Dna della specie, mantenendo inalterato il patrimonio genetico della varietà commerciale. Queste tecniche rappresentano un progresso rispetto agli Ogm in quanto permettono di ottenere risultati in tempi rapidi e con un minor livello di approssimazione, in particolare per la resistenza a stress biotici e abiotici.
Stupidaggini che creano pregiudizi
Nonostante i progressi scientifici e le potenzialità delle nuove tecnologie, il miglioramento genetico in agricoltura è spesso ostacolato da pregiudizi ideologici che propongono una immagine della realtà deformata, contraddicendo la quale si resta esclusi dal consenso sociale di fondo. Affermazioni come «Le piante mal sopportano le modificazioni genetiche», presente nel “decalogo contro gli Ogm” di una nota associazione internazionale no profit, sono stupidaggini colossali. Eppure contribuiscono a creare un clima negativo nei confronti della genetica agraria, facendo credere al consumatore che un prodotto “tipico” sia un prodotto sano e naturale; mentre un prodotto “geneticamente modificato” sia di per sé dannoso e artificiale.
Senz’altro la genetica rappresenta uno strumento potente per migliorare l’agricoltura e affrontare le sfide del futuro, tuttavia la genetica da sola non è sufficiente. È necessario un approccio integrato, che combini le conoscenze genetiche con pratiche agricole sostenibili, in cui la gestione responsabile delle risorse naturali e la valorizzazione dell’agro-biodiversità, siano messe in primo piano al fine di garantire un futuro sicuro e sostenibile per l’agricoltura e per l’alimentazione umana.
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