La terza via di John Milbank

Di Carlo Marsonet
05 Ottobre 2024
Chi è il teologo inglese critico del “neoliberalismo” e della sinistra progressista. Un libro dell’Ibl ne ripercorre il pensiero e le idee principali

Il nome di John Milbank (1952) è sconosciuto ai più, per non dire a chiunque in questo Paese. Motivo in più per riconoscere a Marco Salvioli, presbitero dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani) nonché docente di teologia, il merito di averne scritto un’introduzione del pensiero. Ultimo testo pubblicato nella collana dei “classici contemporanei” edita dall’Istituto Bruno Leoni, il volume intende inquadrare il pensiero del teologo inglese passandone in rassegna le linee di riflessione principali.

Professore emerito di “Religione, politica ed etica” presso l’Università di Nottingham e ivi presidente del “Centre of Theology and Philosophy”, Milbank si è lungamente occupato del rapporto tra religione, letteratura e cultura. È autore di svariati testi, tra cui spicca Theology and Social Theory: Beyond Secular Reason (1990). Ma è soprattutto noto per essere il fondatore di Radical Orthodoxy – titolo originariamente adottato per un volume da lui co-curato e uscito nel 1999 per Routledge – una scuola di pensiero che critica il paradigma della modernità e che può essere sintetizzata attraverso le stesse parole di Milbank: «L’ortodossia radicale crede che solo la Chiesa ha il potere teorico e pratico per sfidare l’egemonia globale del capitale e per creare un’alternativa politico-economica percorribile. Noi stiamo, in tal modo, all’interno di una lunga tradizione di socialismo cristiano, anglicano e cattolico, che ha sempre insistito sulla necessità della componente “cristiana” per quella “socialista”. In questo senso, siamo sempre stati orgogliosamente tra quelli che vedono se stessi come “conservatori in teologia, radicali in politica”». Da ciò ben si evince la sintesi che intende operare Milbank, andando cioè a unire una sensibilità tipicamente socialista sul piano economico – è iscritto al Labour Party fin dal 1981 – e un orizzonte valoriale di stampo tradizionale cristiano.

Ordine e disordine

Milbank è infatti tanto un acceso critico di quello che comunemente viene chiamato, anche a costo di una certa dose di fumosità concettuale, “neoliberalismo”. Al contempo, ritiene che la sinistra debba abbandonare le secche della narrativa “illuministico-progressista” per abbracciare la tradizione classica e cristiana. Tanto il neoliberalismo quanto il progressismo veicolano, ovvero sono basate su una visione di stampo nichilistico. Al posto della ragione utilitaria e secolare, Milbank ritiene che serva recuperare la centralità dell’ordine metafisico per riordinare l’ordine socio-politico. Ciò significa, in sostanza, riporre al centro l’ortodossia cristiana, classica e medievale, e scalzare il disordine etico-culturale dominato dall’edonismo materialistico. Così, per esempio, al posto della mano invisibile del mercato, basata sull’egoismo e foriero di diseguaglianze e miserie morali, Milbank ritiene che la via sia costituita dal «dono-scambio purificato», il quale consente di rigenerare i legami sociali e incentivare il senso di comunità.

La prospettiva “terzista” di Milbank ricalca l’idea di un socialismo cristiano non statalista, che operi dunque mediante la rivificazione dei corpi intermedi. In tale ottica, dei tre concetti rivoluzionari, il pensatore inglese pone enfasi sulla fraternità. È infatti questa a costituire il perno di una comunità, mentre la libertà fraziona e l’eguaglianza livella. Ostile alla centralizzazione politica, derivata dall’erosione delle comunità – un tema che ricorda molto quanto scritto per esempio da Robert Nisbet – Milbank afferma che è all’associazionismo che bisogna tornare per un buon ordine politico, non lesivo della dignità della persona.

Resta tuttavia il mistero di come un’economia possa funzionare esclusivamente o anche solo principalmente attraverso il dono. Il «socialismo per grazia» proposto da Milbank indica spunti di riflessione cruciali, ma lascia non trascurabili punti interrogativi.

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