L’agricoltura europea ha bisogno di “intensificazione sostenibile”

Di Tiziano Pozzi
12 Settembre 2024
I problemi ineludibili intorno ai quali la prossima Commissione Ue dovrà costruire la nuova Pac (non basteranno i ritocchini introdotti per placare la rivolta dei trattori)
Protesta degli agricoltori con i trattori a Bruxelles, 26 marzo 2024
Protesta degli agricoltori con i trattori a Bruxelles, 26 marzo 2024 (foto Ansa)

La “rivolta dei trattori” in alcuni paesi europei, terminata a marzo con l’inizio della stagione agraria, ha evidenziato nell’Unione Europea un malessere degli agricoltori generalizzato. Pur con richieste differenti tra le diverse nazioni, gli imprenditori agricoli rivendicano la loro specificità di imprenditori ad alto rischio che potrebbe essere riassunta nello slogan: “Investo senza sapere se riuscirò a produrre e non so se riuscirò a vendere”.

È vero che l’Europa interviene con diverse sovvenzioni per mitigare questi rischi (31 per cento del bilancio europeo nel periodo 2023-2027), ma è altrettanto vero che sono aumentate le richieste da parte del legislatore al mondo agricolo (strategia Farm to Fork, regolamento per il ripristino della natura, strategia sulla biodiversità): «Soprattutto per le aziende medio-piccole i cosiddetti “sussidi” all’agricoltura rischiano di diventare una semplice partita di giro a vantaggio di un elefantiaco apparato burocratico-amministrativo che ben poco ha a che fare con la produzione di alimenti, con la tutela dell’ambiente e la gestione del territorio» (Dario Casati, professore emerito di Economia agraria e presidente della sezione Nord-Ovest dell’Accademia dei Georgofili, AgriCulture Fidaf).

È poi da notare che attraverso un complicato sistema di “rimodulazione” una parte degli aiuti europei non arriva agli agricoltori ma viene distribuito alle industrie di trasformazione, alle catene di distribuzione, alle cooperative e alle associazioni di categoria.

La centralità non solo economica della produzione alimentare

Per rispondere alle “proteste dei trattori” la Commissione europea nel mese di maggio è intervenuta con alcune mirate modifiche e semplificazioni ai meccanismi della Pac (Politica agricola comune). Ora, dopo le elezioni del mese di giugno, il nuovo governo che si è formato è atteso alla prova dei fatti.

È una illusione pensare che il futuro della Pac possa consistere nel semplice aggiustamento di qualche misura e nel ritoccare, in senso meno ambientalista, alcuni provvedimenti di carattere ecologico. In gioco c’è un modello di produzione alimentare che nel 2022 ha raggiunto 229,8 miliardi di euro, il 31 per cento in più rispetto al 2021 (dati della Commissione europea). Inoltre per numero di occupati nel settore i paesi europei sono i primi al mondo. Per tali ragioni la transizione ecologica europea, se non vorrà essere astratta e ideologica, dovrà tenere conto del fatto che non c’è cibo e non c’è futuro senza un’agricoltura altamente produttiva.

La stessa Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ci ricorda che uno dei problemi centrali dell’umanità riguarda la necessità di produrre cibo a sufficienza per sfamare una popolazione mondiale in rapida crescita, che si stima supererà i 9 miliardi di individui entro il 2050. Ragion per cui l’obiettivo da perseguire dovrà essere quello di una “intensificazione sostenibile”, da ottenere attraverso una nuova agricoltura ecocompatibile, proiettata a migliorare l’efficienza fotosintetica delle piante e la loro tolleranza agli stress biotici e abiotici, nonché a progettare nuovi ideotipi di piante anche attraverso tecniche di ingegneria genetica (nuove tecniche di “genome editing”).

Le tre priorità assolute della Politica agricola comune

In questo quadro non certamente semplice, la prossima legislatura europea, tra le priorità della Pac, non potrà però eludere alcune problematiche che da alcuni anni si sono palesate nell’agricoltura non solo europea, ma mondiale.

  • Il ricambio generazionale. Uno studio della Commissione europea evidenzia che nel 2020 il 57,6 per cento dei gestori di aziende agricole (tutti i generi) aveva almeno 55 anni e che solo il 12 per cento circa aveva meno di 40 anni, con quasi la metà di questi tra i 35 e i 39 anni; che in molti stati membri una percentuale relativamente elevata di agricoltori ha almeno 65 anni (Commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, Relazione sul ricambio generazionale nelle aziende agricole dell’Ue del futuro, ottobre 2023).
  • I cambiamenti climatici. Essi non sono soltanto riferibili agli eventi estremi che abbiamo visto in questi ultimi anni (caldo prolungato, siccità, grandinate estreme, scioglimento dei ghiacciai…), ma sono un fenomeno costante e molto pervasivo che sta mettendo in crisi la produzione delle principali colture. Tra i tanti esempi, ricordiamo la diminuita resilienza climatica delle attuali varietà di cereali disponibili per la coltivazione, che incide negativamente sulle rese e sulla sanità del prodotto finale; e il mutamento del ciclo biologico di molti insetti che condiziona la loro fenologia e il numero delle generazioni annue. Nel 2022 le alte temperature registrate da maggio ad agosto e la prolungata assenza di precipitazioni hanno favorito la diffusione delle larve di elateridi (coleotteri che svernano nel terreno) che hanno provocato dei marciumi sulle patate nella fase di raccolto, riducendone la produzione.
  • La degradazione dei suoli. Può essere dovuta ad erosione superficiale, urbanizzazione, perdita di sostanza organica, compattazione, contaminazione. Rappresenta una grave minaccia per il pianeta, poiché dai suoli dipendono una serie di servizi ecosistemici fondamentali per il benessere umano: la protezione dell’ambiente e della biodiversità, la tutela del paesaggio, l’architettura e i processi urbani. In agricoltura influisce sulle riduzioni delle produzioni finali. Si stima che la superficie di suolo coltivabile per individuo passerà da 0,45 ettari del 1961 a 0,1 ettari nel 2050 (Eu Soils Thematic Strategy). Ricordiamo poi che nel 25 per cento dei terreni europei il tasso di sostanza organica, indice di fertilità naturale, è sotto la soglia accettabile (Re Soil Foundation, Roma, 23 novembre 2023).

Queste considerazioni devono spingere la nuova Commissione a dei progetti di grande respiro per rilanciare il modello dei padri fondatori dell’Unione, il cui obiettivo era quello di una agricoltura in grado di fornire alimenti a prezzi accessibili e di elevata qualità, garantire un tenore di vita equo agli agricoltori, dare sostegno alle zone rurali, tutelare le risorse naturali e rispettare l’ambiente.

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