Non tutti nella Germania orientale hanno ceduto all’estrema destra

Di Leone Grotti
05 Settembre 2024
Un distretto cattolico in Turingia resiste alla preoccupante ascesa dell'Afd, che specula sul disagio dei Länder dell'Est. Da parte di Berlino e Bruxelles serve più politica e meno condanne
Un manifesto elettorale in Germania di Bjoern Hoecke, leader di Afd in Turingia
Un manifesto elettorale in Germania di Bjoern Hoecke, leader di Afd in Turingia (Ansa)

Il terremoto in Germania è arrivato e ha scosso le fondamenta del paese, ma i sismologi sapevano che sarebbe arrivato. Chi si scandalizza ora per la vittoria in Turingia e Sassonia di Alternativa per la Germania (Afd) arriva decisamente fuori tempo massimo. Tutti avevano previsto che l’estrema destra, con inquietanti tendenze neonaziste, avrebbe trionfato.

Anche se tanti, probabilmente, speravano che nelle elezioni per i due Länder non avrebbe preso addirittura il doppio dei voti dei tre partiti della coalizione semaforo che governa il paese messi assieme – Partito socialdemocratico (Spd), Partito liberale democratico (Fdp) e Verdi.

L’ascesa di Afd in Germania

L’ascesa di Afd è stata costante nell’ultimo decennio. Nato come partito nazionalista, euroscettico e anti-immigrazione nel 2013, ha ottenuto 94 seggi nel Bundestag nel 2017 (83 nel 2021), conquistato il suo primo Comune importante a dicembre dell’anno scorso (Pirna, in Sassonia) e ora è diventato primo partito in un Land. E lo ha fatto con un leader incendiario, Bjoern Hoecke, noto per l’utilizzo di slogan neonazisti (è anche stato condannato due volte).

«L’estremismo di destra non è un fenomeno risalente esclusivamente agli ultimi anni», commenta a Tempi la vittoria di Afd Giovanni de Ghantuz Cubbe, dottore di ricerca in Teoria politica e storia delle idee presso l’Università tecnica di Dresda. La novità, semmai, «è la sua crescente “normalizzazione” nel quadro della cultura politica tedesca». Afd, continua, è riuscita per la prima volta a «presentare come “normale” elemento della propria strategia comunicativa l’adozione di una terminologia legata al nazionalsocialismo. Questo è veramente preoccupante, anche se molti cittadini della Sassonia e della Turingia non sembrano considerarlo un problema».

L’insoddisfazione della Germania orientale

Non solo. I tedeschi dei due Länder della Germania orientale hanno premiato oltre ogni più rosea aspettativa anche un altro partito antisistema, quello di Sahra Wagenknecht (Bsw), che sostiene posizioni simili ad Afd per quanto riguarda l’immigrazione e la guerra in Ucraina (stop ai trasferimenti di armi a Kiev e scarsa simpatia per Volodymyr Zelensky), ma lo fa partendo da presupposti ideologici molto diversi, essendo un’esponente fuoriuscita dall’estrema sinistra.

«Non c’è dubbio che i Länder orientali, come dimostrano da anni molti sondaggi e studi, evidenzino maggiori livelli di xenofobia, estremismo di destra e neonazismo», continua la sua analisi il dottor De Ghantuz Cubbe. «Non è possibile tuttavia ricondurre i risultati elettorali esclusivamente a questi aspetti. È necessario tenere conto della storia tedesca meno recente e del rapporto tra le due parti del paese». Nella Germania orientale, spiega, «c’è un problema di rappresentanza politica, c’è una diversa cultura politica, c’è un diverso rapporto con la classe dirigente. Per molti anni è stata la sinistra (Die Linke) a canalizzare l’insoddisfazione di una parte dei cittadini dell’Est. A partire dal 2015 sono state soprattutto la crisi dei rifugiati e la simultanea radicalizzazione di Afd a offrire un altro canale. Diversi livelli di insoddisfazione si sono sovrapposti e Afd è stato in grado di trarne profitto».

L’attentato terroristico di Solingen

Anche la cronaca ha aiutato Afd a trionfare. A una settimana dalle elezioni, infatti, la Germania è stata sconvolta dall’attentato di Solingen (Nordreno-Vestfalia), dove il 23 agosto Issa al-H., siriano di 26 anni sfuggito all’espulsione dopo una richiesta di asilo fallita, ha accoltellato a morte tre persone, ferendone altre otto.

L’estrema destra non poteva sperare di meglio per evidenziare la leggerezza del governo su temi molto sentiti dall’opinione pubblica come immigrazione e sicurezza. Il cancelliere Olaf Scholz ha provato a correre ai ripari annunciando una stretta sulle politiche di asilo, ma non è bastato. È stato troppo poco, troppo tardi.

Una settimana dopo l’attentato, in Turingia e Sassonia, Verdi e Liberali non hanno nemmeno superato la soglia di sbarramento, l’Spd non ha raggiunto neanche il 10 per cento. «I Verdi non hanno mai riscosso grande successo a Est, non è una novità», prova a contestualizzare il risultato del voto il dottor De Ghantuz Cubbe. «E anche l’Spd, in fondo, in Sassonia ha perso solo l’1,5 per cento rispetto alle elezioni del 2019, circa l’1,8 per cento in Turingia».

L’abilità mediatica di Afd

Anche se le percentuali non sono eclatanti, la batosta si è fatta sentire e Scholz, che pure ha respinto facilmente la richiesta di elezioni federali anticipate (si terranno il 28 settembre 2025), ha parlato di «risultato amaro e preoccupante».

Il successo di Afd non significa che l’estrema destra governerà, né in Turingia dove si è classificato primo, né in Sassonia dove è arrivato poco dietro alla Cdu. È probabile infatti che i Cristiano-democratici troveranno accordi con le altre forze politiche per escludere l’Afd dal governo.

Ma questa scelta è rischiosa, come dimostra il caso francese dove la strategia viene utilizzata da anni per tenere fuori i lepeniani dalla stanza dei bottoni, e potrebbe anche fare il gioco dell’estrema destra, che con la leader Alice Weidel ha già iniziato a sfruttare mediaticamente la situazione: «Noi vogliamo mettere in guardia gli altri partiti: non ignorate questi elettori. La volontà dell’elettorato non si lascia ignorare a lungo. I cordoni sanitari sono antidemocratici».

Il cancelliere della Germania, Olaf ScholzIl ruolo di Berlino e Bruxelles

Al di là delle alleanze, l’insoddisfazione dei Länder dell’Est non può essere ignorata e non basta additare i loro cittadini come buzzurri amanti delle dittature per risolvere il problema. Da parte di Bruxelles e Berlino servono politiche, non condanne. «L’Unione Europea può continuare a investire in Sassonia e Turingia, può sovvenzionare infrastrutture e mezzi di trasporto, può cercare ulteriori strategie che convincano gli elettori dell’assurdità delle proposte di Afd per risolvere i problemi tedeschi ed europei», continua il dottore di ricerca presso l’Università tecnica di Dresda.

Il compito principale, però, spetta al governo tedesco: «Deve cercare con urgenza un nuovo modo di coinvolgere i cittadini nei circuiti della rappresentanza politica, evitando che essi sentano il bisogno di ricorrere a forze politiche estreme. Il problema è strutturale».

L’eccezione cattolica nella Germania orientale

Non tutti, in realtà, hanno ceduto alle sirene dell’Afd. In Turingia, infatti, su 17 distretti gli estremisti di destra ne hanno saldamente conquistati 16. Hanno però perso in quello di Eichsfeld, l’unico con una popolazione a larga maggioranza cattolica, che ha premiato la Cdu.

La Frankfurter Allgemeine Zeitung, registrando la curiosa “anomalia”, si è chiesta se essere cattolici praticanti sia un antidoto che rende «immuni all’estremismo politico e al nazionalismo etnico». Impossibile rispondere con certezza.

Di sicuro, sottolinea il quotidiano tedesco cattolico Die Tagespost, «secondo i sondaggi condotti dopo le elezioni europee, solo un 9 per cento di cattolici ha votato per l’Afd, nonostante il partito abbia preso complessivamente il 15,9 per cento in Germania». E non è un caso che Benedetto XVI si sia recato proprio nel distretto di Eichsfeld, nel 2011, per ringraziare i suoi residenti «per la loro fede e la loro perseveranza». Non tutti i cittadini della Germania orientale hanno ceduto all’estremismo.

@LeoneGrotti

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