In America è guerra giudiziaria ai centri che aiutano a interrompere l’aborto

Di Rodolfo Casadei
12 Maggio 2024
Da anni Hbi offre aiuto alle donne “pentite” di avere avviato un aborto chimico. Due procuratori democratici in California e a New York ora la accusano di frode
Pillole e relative avvertenze per l’aborto chimico
Pillole e relative avvertenze per l’aborto chimico (foto Ansa)

Nel settembre dell’anno scorso era stato il procuratore generale della California ad aprire le ostilità contro i centri di assistenza alla gravidanza che aiutano le donne a interrompere la procedure dell’aborto chimico e a portare a termine la gestazione, all’offensiva anti-vita ora si aggiunge New York. L’accusa con cui i due attorney general affiliati al Partito democratico – in California Rob Bonta e a New York Letitia James – intendono portare in tribunale Heartbeat International (Hbi) è la stessa: «Pratiche commerciali fraudolente». La frode starebbe nel fatto che l’aborto chimico non sarebbe reversibile come afferma l’associazione che pubblicizza e promuove i centri (cinque in California, undici a New York) dove l’interruzione dell’aborto in corso viene praticata.

«Gli aborti non possono essere interrotti. Qualunque trattamento che affermi di farlo, opera senza prove scientifiche e potrebbe non essere sicuro», dice Letitia James. «Heartbeat International e gli altri imputati dei centri per le gravidanze in crisi stanno diffondendo pericolosa disinformazione pubblicizzando “interruzioni dell’aborto” senza alcuna prova medica e scientifica». «Coloro che sono alle prese con la complessa decisione di abortire meritano sostegno e guida affidabile, non bugie e disinformazione», aveva dichiarato a suo tempo Rob Bonta.

Migliaia di gravidanze portate a termine dopo la pillola

La realtà è che migliaia di aborti chimici sono stati interrotti e altrettante gravidanze sono state portate a termine negli Stati Uniti negli ultimi anni attraverso la somministrazione di progesterone a donne che avevano assunto pillole di Mifepristone (un potente steroide sintetico che agisce sull’endometrio causando il distacco dell’embrione) ma poi avevano avuto un ripensamento e non volevano più assumere il misoprostolo, che avrebbe completato la procedura dell’aborto chimico. Abortion Pill Rescue Network afferma di avere assistito con successo più di 4 mila casi in tutto il mondo (e almeno 3 mila negli Stati Uniti) di donne che hanno interrotto la procedura dell’aborto chimico e hanno partorito bambini sani. La procedura avrebbe avuto successo, secondo uno studio del 2018, nel 64-68 per cento dei casi.

I siti internet affiliati all’iniziativa offrono video di personale medico che ha partecipato agli interventi e storie di bambini nati grazie all’interruzione della procedura dell’aborto chimico. Per esempio Catherine Stark, ginecologa presso il Compassion Pregnancy Center del Michigan, dichiara di avere prescritto progesterone “almeno sessanta volte” negli ultimi sei anni a donne pentite di avere intrapreso la strada dell’aborto chimico.

Afferma Peter Breen, che è vicepresidente della Thomas More Society e che accusa la James di “caccia alle streghe”: «La somministrazione di progesterone, che è il cuore del Protocollo di inversione della pillola abortiva, è stata utilizzata per decenni per aiutare le donne incinte a grave rischio di aborto spontaneo. Migliaia di donne incinte, a rischio di aborto a causa dell’assunzione di una pillola abortiva, sono state in grado di avere bambini sani grazie all’applicazione tempestiva di progesterone supplementare attraverso il protocollo di inversione».

Un protocollo mai sperimentato ufficialmente

In realtà i problemi del protocollo non stanno nella sua efficacia, ma nella mancanza di ufficialità e nelle accuse di scarsa sicurezza. Benché praticata da ginecologi e ginecologhe da quasi un decennio, l’interruzione di aborto chimico attraverso la somministrazione di progesterone non è stata finora mai studiata in sperimentazioni in doppio cieco, randomizzate e controllate. Ci fu un tentativo di studio presso l’Università di California-Davis nel 2018, ma l’esperimento fu sospeso in corso d’opera perché solo dodici donne vi prendevano parte – campione considerato troppo ristretto – e perché tre di loro dovettero ricorrere a cure per emorragia vaginale. Il medico che conduceva la ricerca concluse che «incoraggiare le donne a non completare il regime abortivo dovrebbe essere considerato sperimentale, perché potrebbe causare emorragie molto significative».

L’American College of Obstetricians and Gynecologists (Acog) dichiara che «le cosiddette procedure di “inversione” dell’aborto non sono provate e non sono etiche». Fra le loro obiezioni: «Una serie di casi del 2012 ha riportato che di sei donne che hanno assunto Mifepristone e poi hanno ricevuto dosi variabili di progesterone, quattro hanno continuato la loro gravidanza. Questa non è una prova scientifica che il progesterone abbia portato alla continuazione di quelle gravidanze. Questo studio non è stato supervisionato da un comitato di revisione istituzionale o da un comitato di revisione etica, richiesto per proteggere i soggetti di ricerca umani, sollevando seri dubbi riguardo all’etica e alla validità scientifica dei risultati. Le serie di casi senza gruppi di controllo sono tra le forme più deboli di evidenza medica. Le successive serie di casi utilizzate per supportare l’uso dell’inversione dell’aborto farmacologico hanno avuto limitazioni simili, tra cui nessuna approvazione etica, nessun gruppo di controllo, segnalazione insufficiente dei dati e nessun risultato di sicurezza riportato».

Questo ora bisognerà spiegarlo ad Angela e Arrington, Ashley e Julian, Jessica e Arya, Sarah e Isaiah, Shashana e Attikus, Ashley e Gavin, Kristina e Christian e alle altre dieci coppie di madri e figli che in una pagina del sito internet di Heartbeat International raccontano come sia stato possibile condurre con successo a termine gravidanze dopo che era stato somministrato Mifepristone e poi, per invertire l’effetto, progesterone. Che secondo la Acog non è dimostrato che funzioni.

@RodolfoCasadei

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