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Alain Finkielkraut, un cacciatore di “perle” antiomologazione

Di Rodolfo Casadei
01 Aprile 2024
La «felice alienazione» amorosa contro il dogma dell’autonomia. La necessità di «moderare la democrazia» prima che annichilisca la cultura. Il peccato originale come argine al totalitarismo woke. Il filosofo dell’Accademia francese ci racconta il suo nuovo libro
Alain Finkielkraut
Il filosofo francese Alain Finkielkraut è stato nominato membro dell'Académie Française il 10 aprile 2014 (foto Ansa)

Quindici capitoli introdotti da altrettante citazioni di autori che gli sono cari (da Thomas Mann a Hannah Arendt, da Emmanuel Lévinas a Milan Kundera, da Paul Valéry a Elias Canetti), e di almeno uno sorprendente: il Paul McCartney di Yesterday. Ancora fresco di stampa (è apparso nel dicembre scorso), Pêcheur de perles, ultimo libro di Alain Finkielkraut, riprende i temi che da sempre appassionano il filosofo che dal 2014 integra l’Accademia francese.
Lui stesso li enumera nella quarta di copertina: «L’esperienza dell’amore, la morte, le manifestazioni della civiltà, il destino dell’Europa, la fragilità dell’umorismo, il mondo come va e soprattutto come non va». Struggente il capitolo che racconta l’amore per la moglie Sylvie, commovente quello sulla sua mancanza di speranza davanti alla morte, orgoglioso quello sulla nostalgia, stato d’animo che con toni di irrisione gli rimproverano i progressisti. A dar retta a quanto scrive nel prologo, si tratterebbe del suo testamento s...

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