Lunga vita a Elly Schlein

Di Emanuele Boffi
19 Dicembre 2023
La sua leadership senza capo né coda è un vantaggio per il centrodestra, ma anche per i grillini. Meloni pensa di candidarsi alle Europee, lei che farà?
Romano Prodi e la segretaria del Pd Elly Schlein, Roma, 16 dicembre 2023 (Ansa)
Romano Prodi e la segretaria del Pd Elly Schlein, Roma, 16 dicembre 2023 (Ansa)

L’ha detta giusta Matteo Salvini: «Dio ci conservi Elly Schlein». Che con lei alla guida del Pd il centrodestra possa dormire sonni tranquilli, è quasi diventato un luogo comune. La segretaria sembra non indovinarne una e il suo famoso «non mi hanno vista arrivare» si sta trasformando da battuta d’orgoglio a constatazione malevola (perché “dopo essere arrivata, è sparita”).

Ormai è sempre più chiaro, a sinistra, che la segretaria non funzioni. Se una certa incapacità organizzativa era da mettere nel conto, è anche ormai lampante che non funzioni nemmeno in tv. Impacciata, vaga, spesso impreparata, incapace di affondare il colpo anche quando le sarebbe possibile, Schlein è ormai diventata un problema che nel Pd non si può più nascondere. Regina tentenna, sta diventando sempre più bersaglio del fuoco amico: «Parla solo per slogan», «è una Obama senza Yes we can».

Problema alle Europee

Si comprende allora come la battuta di Salvini non sia solo una battuta. Per paradosso, che Schlein rimanga in sella anche dopo le Europee è ciò che più conviene al centrodestra. La campagna elettorale per il voto nel 2024 è già iniziata, come si è visto dal discorso di Giorgia Meloni ad Atreju, e il fatto che la presidente del Consiglio l’abbia scelta come suo bersaglio polemico numero 1 è un indizio che il centrodestra abbia bisogno di “riconoscerla per legittimarla”.

Dunque, che farà Schlein? Sulle Europee dovrà prendere una decisione al più presto, dato che pare assai probabile che Meloni si candidi in tutte le circoscrizioni per trainare il voto verso Fratelli d’Italia. A Schlein conviene fare la stessa cosa, con il rischio di venire clamorosamente battuta e quindi costretta a dimettersi, oppure le conviene nascondersi e tentare di tenersi il partito?

Le vacanze estive a Natale

La seconda che hai detto. Solo così, infatti, è spiegabile perché da quelle parti si siano lanciati in un dibattito senza capo né coda sul “federatore” del centrosinistra. Lo ha fatto da ultimo Romano Prodi, riconoscendo a Schlein le capacità per assumere il ruolo. Ma che senso ha, oggi, parlare di un federatore quando siamo alla vigilia di elezioni che funzionano col sistema proporzionale?

Lo hanno capito persino i grillini che, infatti, respingono l’offerta, maramaldeggiando sui dibattiti Pd «fuori luogo» e fuori sincrono, un po’ come «parlare delle vacanze estive a Natale». Ma, in fondo, anche a loro conviene la segreteria Schlein: Giuseppe Conte è stato fin qui abile a prendersi la scena, sia sul salario minimo sia sul Mes. Solo al Pd non conviene che la sua leader continui a essere la sua leader.

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