
La faticosa rincorsa di DeSantis

Non poteva iniziare peggio la campagna elettorale per le presidenziali del 2024 di Ron DeSantis. I giornali hanno avuto buon gioco a parlare di “De-saster” e “De-bacle”. Il governatore della Florida ha scelto di annunciare ufficialmente la propria candidatura conversando su Twitter con Elon Musk. Ma la diretta non è andata come previsto: ha subito numerosi rallentamenti e l’audio non ha funzionato per 20 minuti.
La “De-bacle” di DeSantis
I problemi tecnici sono stati generati dall’eccessivo traffico, questa la versione ufficiale, ma Joe Biden non ha avuto difficoltà a segnare un gol a porta vuota postando su Twitter il link alla campagna di donazioni per la sua ricandidatura con il messaggio: «Questo link funziona».
Al di là della battuta efficace, non è Biden in questo momento l’avversario di DeSantis, visto che per diventare il candidato del Partito repubblicano dovrà prima battere alle primarie Donald Trump.
I punti forti del governatore repubblicano
Durante il dialogo con Musk, e la successiva intervista a Fox News, il governatore della Florida non ha affondato il colpo contro l’ex presidente, se non quando ha dichiarato che per fermare l’immigrazione al confine meridionale serve un «vero» muro. Sottinteso: non quello parziale fatto costruire dal tycoon.
DeSantis, oltre a sottolineare gli ottimi risultati ottenuti in Florida per quanto riguarda la gestione del Covid e la lotta alla criminalità, ha ribadito che con lui al governo l’ideologia woke avrà vita difficile, la libertà di espressione a tutti i livelli sarà ripristinata e gli Stati Uniti torneranno a premiare il «merito» e non l’identità di genere o l’orientamento sessuale.
Il candidato si è poi contraddistinto per una posizione di forte contrapposizione alla Cina con l’obiettivo di limitarne l’espansione in Asia e in America Latina.
Trump è in netto vantaggio
Per vince le primarie DeSantis dovrà fare molto di più. Se a gennaio i sondaggi lo davano a pochi punti percentuali di distanza dal tycoon, secondo l’ultima rilevazione pubblicata da Quinnipiac il governatore attira il 25% dei consensi contro il 56% di Trump.
Ad oggi tra di loro c’è dunque un abisso, ma le primarie iniziano tra sei mesi ed è già accaduto in precedenza che un candidato sfavorito sia riuscito a ribaltare i pronostici (nel 2008 Hillary Clinton era avanti di quasi 20 punti rispetto a Barack Obama e sappiamo com’è finita). Inoltre, tutti gli altri candidati repubblicani per le primarie non superano il 2 o 3 per cento, segno che tutti coloro che non vogliono altri quattro anni di Trump potrebbero schierarsi dalla parte di DeSantis.
È troppo presto dunque per dire che DeSantis è spacciato. Di sicuro, non parte favorito e l’abbrivio della sua campagna elettorale è stato alquanto deludente. Se vuole avere delle chance dovrà essere in grado di distinguersi rispetto a Trump, magari iniziando a rifilargli qualche stoccata.
Foto Ansa