
«Basta falsità sui bambini “trans”». Un manifesto ultra scientifico

Pubblichiamo di seguito in una nostra traduzione il testo dell’appello-manifesto pubblicato su diversi giornali europei, tra cui il francese Le Point e il belga Le Soir, dal gruppo internazionale di medici, psicologi, insegnanti e accademici dell’osservatorio La Petite Sirène, nato per contrastare l’unanimismo mediatico e istituzionale a favore del cosiddetto “approccio affermativo” ai problemi di identità di genere dei giovani. «Una deriva», si legge nella presentazione dell’appello, «che conduce a una reazione medica eccessivamente frettolosa, capace di produrre alterazioni fisiche irreversibili, in particolare tra gli adolescenti, alcuni dei quali mostrano problemi psicopatologici che dovrebbero essere affrontati con un approccio non affermativo».
Nell’elenco dei primi firmatari del manifesto – tra i quali moltissimi luminari della medicina e professionisti dell’infanzia, oltre a diversi intellettuali di indiscussa autorevolezza (alcuni noti anche ai lettori di Tempi come Elisabeth Badinter, Marie-Jo Bonnet, Rémi Brague, Chantal Delsol, Didier Sicard, Pierre André Taguieff) – spicca il nome di David Bell. Il dottor Bell, ricorda il Foglio riprendendo l’appello, «è stato a lungo dirigente della Tavistock Clinic di Londra, la più grande clinica inglese specializzata nel cambio di sesso dei minori. Bell ha compilato un rapporto in cui si riportavano le preoccupazioni di molti medici per il modo in cui si trattavano i minori. Un rapporto che gli è costato un’azione disciplinare, cui hanno fatto seguito le dimissioni. Era una questione di coscienza. “Non potevo andare avanti così… non potevo più vivere così, sapendo del cattivo trattamento che viene riservato ai bambini”» (Tempi ha ricostruito tutto questo clamoroso e inquietante caso qui).
Il manifesto Le Petite Sirène, precisano i promotori, «può essere sottoscritto da tutti i cittadini europei che invocano la medesima cautela, pur rispettando i diritti delle persone transgender».
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Un manifesto europeo per un approccio obiettivo al “cambiamento di genere” dei minori nei media
Noi, scienziati, medici e accademici delle scienze umane e sociali, facciamo appello al servizio pubblico e ai media privati di Francia, Belgio, Germania, Regno Unito, Svizzera e di altri paesi europei affinché nei programmi destinati a vasta diffusione riportino fedelmente studi seri e dati scientificamente accertati a proposito della “disforia di genere” dei bambini. Riguardo all’educazione sessuale nelle scuole e nelle piattaforme educative, invitiamo al rispetto del fatto che bambini e adolescenti sono coinvolti in un processo di sviluppo dinamico.
Troppi programmi e inchieste oggi trasmettono in maniera univoca le affermazioni infondate degli attivisti trans-affermativi, spesso senza alcuna valutazione oggettiva. Bambini e adolescenti vengono esibiti in tv insieme ai loro genitori al fine di offrire sostegno all’affermazione indimostrata secondo cui la riassegnazione sessuale produrrebbe benefici. Questo non è assolutamente supportato da alcun dato scientifico, dal momento che non ve n’è alcuno che possa corroborare tali false affermazioni.
Assistiamo alla promulgazione di un nuovo vocabolario creato per la specifica funzione di rivestire un’opinione di una credibilità scientifica fasulla. Questo sta creando una notevole confusione nei giovani.
A quegli scienziati che potrebbero avere un punto di vista più critico non viene data voce o, peggio, essi vengono sconfessati senza alcun diritto di risposta.
Queste pressioni reiterate e incontrastate da parte di programmi televisivi e di altri media normalizzano e banalizzano l’ideologia che rivendica la possibilità di scegliere il proprio genere a qualsiasi età, in nome della “autodeterminazione”, qualora non ci si senta in sintonia con il cosiddetto “sesso assegnato alla nascita”. Potrebbero esercitare un effetto di indottrinamento sui giovani, continuamente amplificato attraverso i social network.
La riassegnazione di genere è spesso presentata come una soluzione miracolosa ai problemi dell’adolescenza. Con il risultato di fare aumentare il numero di giovani che si autoidentificano come “trans” – il numero di richieste è aumentato di venticinque volte in meno di dieci anni. Allo stesso tempo, con il pretesto della tolleranza, si sta sviluppando nelle scuole, a partire delle primarie, una “educazione sessuale” che non tiene assolutamente conto dell’immaturità psicologica dei bambini, esponendoli a contenuti invadenti e confusi al servizio di a questa agenda ideologica.
Si trascura il fatto che questi giovani sono in procinto di entrare in un processo di intervento medico/chirurgico che di rado viene adeguatamente discusso, cosicché le sue reali implicazioni possano essere eluse o nascoste dietro un linguaggio rassicurante.
A queste presentazioni mancano la razionalità scientifica e l’obiettività. Le “soluzioni” medicalizzate ai problemi di questi giovani sono in rapido aumento malgrado il numero di giovani in detransizione continui a crescere. Costoro sono stati gravemente danneggiati nel corpo dalla loro “transizione”, e testimoniano la superficialità con cui sono stati trattati da medici, psichiatri e altri operatori sanitari.
In qualità di scienziati, professionisti dell’infanzia e accademici, siamo in forte disaccordo con l’asserzione secondo la quale donne e uomini sono meri costrutti sociali o identità percepite.
Noi non scegliamo il nostro sesso. Si nasce femmina o maschio. Il sesso si stabilisce e si registra alla nascita e ogni persona costruisce un’identità che non è mai fissata ed evolve nel tempo, cosa che troppo spesso viene ignorata. Si può mutare l’aspetto del proprio corpo, ma mai le sue basi cromosomiche.
Facciamo appello ai direttori delle emittenti tv e radio, così come della stampa scritta e degli altri media, affinché rappresentino non solo la diversità dei punti di vista, ma anche il sapere reale in merito alla disforia di genere nei bambini e nei giovani. Non devono essere esclusi o assenti dal dibattito i professionisti che sostengono un modello di cura psicologica che tenga conto dell’aspetto temporale della sofferenza psichica dei bambini e degli adolescenti.
Nell’interesse comune di tutti, e in particolare dei più giovani, chiediamo inoltre alle pubbliche istituzioni di assicurare imparzialità nella presentazione e trasmissione del sapere riguardo a un argomento così importante.
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