Romania. Si torna ai tempi della Securitate?

Di Rodolfo Casadei
15 Giugno 2022
Rivelata la bozza di una legge che prevede un ampliamento dei poteri dei servizi segreti e obbliga i cittadini a collaborare con l'intelligence
Una cella dove venivano
Una cella dove venivano "ospitati" gli arrestati dalla Securitate romena, posizionata nei sotterranei del ministero degli interni a Bucarest

Si racconta che al tempo del regime comunista di Nicolae Ceausescu in Romania la temibile Securitate, cioè il dipartimento che riuniva i vari servizi segreti del paese, contasse 11 mila agenti e mezzo milione di informatori reclutati con metodi anche poco ortodossi presso una popolazione di 22 milioni di abitanti.

Quei tempi potrebbero tornare, caso mai venisse approvato il progetto dell’attuale governo di coalizione che guida il paese. Esso prevede un ampliamento dei poteri dei servizi segreti, comprensivo dell’obbligatorietà della collaborazione da parte dei cittadini ai quali venisse chiesto di svolgere attività per conto di un servizio di intelligence del paese: lo Sri (Serviciul Român de Informații), specializzato nell’intelligence interna, il Sie (Serviciul de Informații Externe) specializzato nell’intelligence all’estero o un altro ancora dei 17 servizi attualmente esistenti in base a leggi approvate nei primi anni Novanta.

Cosa dice la bozza di legge

Grazie a una fuga di notizie G4Media, una testata online indipendente creata nel 2018, ha portato all’attenzione del pubblico l’esistenza di un pacchetto di leggi sulla sicurezza attualmente in bozza recentemente arrivato sul tavolo del governo di coalizione che guida la Romania dal 25 novembre scorso, dopo un voto di sfiducia che ha fatto decadere l’allora primo ministro Florin Vasile Cîțu.

Secondo quanto scrive The Romania Journal, «tali progetti di legge obbligano la popolazione a cooperare con i servizi di intelligence su loro richiesta, e ampliano l’elenco delle minacce alla sicurezza nazionale in settori quali la salute, l’istruzione e persino il patrimonio culturale. Le bozze rivelano anche che i funzionari di Sri e Sie potranno essere indagati solo da pubblici ministeri appositamente nominati e che il direttore dello Sri non è più tenuto a presentare rapporti di attività al Parlamento e non può più essere revocato dal legislatore».

Roba da servizi segreti

I testi hanno tutta l’aria di essere state scritte da dirigenti dei servizi segreti, e gli esponenti del governo di coalizione si difendono dichiarando che si tratta soltanto di bozze che dovevano prima essere discusse all’interno del governo e solo dopo, una volta trovato un accordo di massima fra i partiti, portate all’attenzione del pubblico.

L’attuale coalizione è guidata dal generale in pensione Nicolae Ionel Ciucă ed è sostenuta dal Partito nazionale liberale (centrista), dal Partito socialdemocratico (ex comunisti) e dall’ Udmr, uno dei due partiti etnici ungheresi presenti nel parlamento rumeno, di centrodestra.

Battaglia sui dati

Un altro progetto di legge, che sarebbe finanziato con fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza, riguarda la digitalizzazione della Pubblica amministrazione e la creazione di un cloud. Secondo il presidente dell’Autorità rumena per la digitalizzazione Dragoș Vlad «il cloud del governo facilita la transizione verso un’economia basata sui dati, sicura e dinamica, un’economia digitale in linea con le direzioni strategiche dell’Unione europea per l’azione sulla governance dei dati».

Secondo la bozza, l’implementazione e la manutenzione del cloud pubblico sarebbe delegata allo Special Telecommunications Service, il servizio di intelligence rumeno specializzato nelle telecomunicazioni. Invece lo Sri sarebbe responsabile della sua sicurezza informatica. Ciò ha sollevato proteste: «Lo Sri non può garantire la sicurezza dei dati personali, perché il suo scopo legale è raccogliere informazioni», ha avvertito l’Associazione per la tecnologia e Internet guidata dall’avvocato Bogdan Manolea. Il ministero della digitalizzazione ha respinto le critiche affermando che lo Sri non sarebbe stato messo in grado di accedere al contenuto dei dati nel cloud.

Anton Rog, capo del National Cyberint Center dello Sri, ha dichiarato che nei sette anni durante i quali il Centro ha fornito sicurezza informatica a 61 istituzioni pubbliche, non c’è stato un solo reclamo sull’accesso dello Sri ai loro dati. Ma ovviamente lo Sri raccoglie davvero i dati sul traffico, in particolare i dati dietro a ogni comunicazione, poiché è impossibile fornire servizi di sicurezza informatica senza di essi. Dunque se ci sono stati o meno accessi nessuno può saperlo, e quindi nessuno può protestare.

«Niente Securitate!»

Il giro di vite sui servizi segreti è giustificato con la situazione creata dalla guerra nella vicina Ucraina e dagli attacchi cibernetici russi contro istituzioni rumene. In realtà già prima dello scoppio della guerra il peso dello Sri nel bilancio nazionale era stato notevolmente rafforzato. Se il numero degli agenti e l’entità dei finanziamenti privati (attraverso imprese paravento) vengono tenuti segreti, il budget stanziato dallo Stato è già passato da 283 milioni di euro nel 2015 a 647 milioni nel 2022. Per avere un’idea: si tratta di 150 milioni in più rispetto al budget dei servizi segreti tedeschi, per un paese quattro volte meno popolato della Germania.

Politici dell’opposizione ed esponenti della società civile protestano contro questa deriva. Tredici Ong hanno denunciato «una rapida militarizzazione dello Stato». Una petizione online si oppone a che «la Romania diventi lo Stato poliziesco di prima del 1989!», e molte organizzazioni hanno manifestato a Bucarest l’11 giugno scorso con lo slogan «Libertà! Niente censura e niente Securitate!».

Stelian Ion, già ministro della Giustizia ed esponente del partito Usr (centrista), ha affermato: «Se si vuole che in Romania tutte le aziende private, i cittadini, i civili siano obbligati a collaborare, si trasformino in collaboratori dei servizi segreti, siamo alla follia. Se diffondiamo questo in tutta la Romania e mettiamo la Romania in balìa dei servizi segreti, finiremo in una specie di dittatura della polizia segreta. Questo è ciò che sottolineeremo quando queste leggi saranno discusse in Parlamento. (…) Come Usr proporremo un pacchetto di misure per rafforzare il controllo civile su questi servizi segreti».

Società ombra

Per Alina Mungiu-Pippidi, politologa della Hertie School of Governance di Berlino, la guerra in Ucraina è solo un “pretesto” per approvare queste leggi. «I servizi sono infiltrati ovunque», dice l’analista. «Sono gli eredi della Securitate».

L’attuale ministro dei Trasporti e vice primo ministro Sorin Grindeanu, del Partito socialdemocratico (ex comunisti), si è formato presso l’Accademia nazionale dell’Intelligence. Nominato primo ministro nel 2017, assunse un ex generale dello Sri nel suo gabinetto, pur negando qualsiasi collegamento con i servizi segreti. Politici e membri del governo passano spesso attraverso questa accademia.

«Per i politici è un modo per avviare la propria carriera politica, per lo Sri è un modo per avere il controllo delle risorse del Paese», sostiene Alina Mungiu-Pippidi. Le future leggi potrebbero rafforzare ulteriormente la capacità dello Sri di intervenire nel mondo degli affari. «A volte è necessario indagare attraverso società ombra. Ma in Romania il problema è che le aziende sotto l’egida dello Sri stanno vincendo gare di appalto pubblico in molti settori».

Foto Ansa

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