I 45 anni del Liceo Montini di Milano

Di Giancarlo Tettamanti
03 Aprile 2022
Luogo di studio e di personale ricerca culturale ed esistenziale, la scuola paritaria voluta da don Carlo Calori è oggi un esempio di educazione cattolica

Vennero gli anni della contestazione e della violenza, non sempre vissuta nell’ambito delle idee, venne l’inizio dell’insegnamento di don Luigi Giussani nella scuola e di tutto il suo apporto di pensiero e di presenza coraggiosa per sostenere e difendere l’intuizione cristiana nella costruzione di una cultura aperta alla ricerca della verità senza esclusioni pregiudiziali.

Fu in quel tempo che si disegnò sempre più chiara, in don Carlo Calori, la tensione verso un approfondimento della ricchezza della fede cristiana nell’ambito culturale. Nacque in lui l’idea di una urgenza operativa nell’ambito scolastico per richiamare l’attenzione sul valore di uno studio più aperto e più responsabile, e offrire possibilità di confronto e di sviluppo nell’ambito culturale. Egli pensò così ad una scuola dove si potesse realizzare un tipo di studio non solo come ricchezza di nozioni, ma come apertura e scoperta di nuove possibilità per la mente umana e quindi per lo sviluppo di tutta la personalità.

Con coraggio e decisione, nel 1977, fondò una nuova scuola a Milano, e le diede il nome di “Liceo Montini”.

Tutta la persona

Le basi su cui ebbe ad appoggiare l’iniziativa fu quella di evidenziare che l’educazione non può essere fine a se stessa, cioè una attività per l’attività, bensì deve avere un contenuto a cui l’attività deve subordinarsi; deve avere l’uomo come soggetto e fine nel progetto educativo. Metodi, programmi, organizzazione, tecniche educative, tutto ciò è senza dubbio importante, ma resta secondario. Ciò che viene in primo luogo è la verità di cui è testimone l’educatore, il tipo ideale di vita che domina la sua intelligenza e la sua personalità. Infatti, solo la persona può educare la persona, e l’educazione è un incontro personale tra l’educante e l’educatore, pur se ciò avviene sullo sfondo di un ambiente naturale e sociale.

È in quest’ottica che il “Montini”, in tutti questi anni, si è fatto carico della responsabilità di ciascun studente. Sarebbe illusorio parlare di educazione scolastica senza espressamente chiamare in causa le tre categorie fondamentali: persona, realtà, libertà.

L’educazione nasce e vive di rapporti interpersonali. Ciò che gli studenti sono chiamati a capire è l’apprendere, e apprendere significa fare esperienza di ciò che si affronta con lo studio. L’educazione è in sintesi la capacità di mettere consapevolmente in relazione la persona con se stessa e con la realtà. Tutta la persona, tutte le realtà sono in gioco nel rapporto costitutivo tra educazione ed educando. Da qui il principio secondo cui non è possibile una educazione senza libertà.

Lettura della realtà

Su queste fondamenta è iniziata l’avventura scolastica del Liceo Montini, e il perseguimento negli anni, anche dopo la morte del suo fondatore (2006). Il cammino lungo quarantacinque anni, porta all’attenzione aspetti specifici della situazione culturale e delle modalità educative con cui orientare, con gli studenti tutti, un percorso di crescita.

E le intenzioni iniziali sempre assunte nell’insegnamento, ne stanno tuttora a dimostrare la qualità.

Anzitutto una intenzione “cattolica dell’educazione”: non esiste una cultura neutra. Ogni lettura della realtà è sempre determinata da una precisa visione cattolica dell’uomo e della vita. E in ciò basilari sono i contenuti dell’insegnamento, quanto lo stesso metodo: attenzione alle persone, accompagnate nel loro impegno culturale e formativo.

Indi una scuola con una caratteristica “popolare”, nel senso di una scuola per tutti, e ciò al di là di ogni lettura classista e settoriale. Da qui una istituzione nata e sostenuta da una cooperativa, e ciò per servire quella dimensione “popolare” che la caratterizza. Tale dimensione è sentita e tuttora è legata alla partecipazione educativa delle famiglie.

Infine il permanere della iniziale intenzione di qualità culturale: cioè non di basso livello. Una scuola impegnativa, sia da parte della docenza, che da parte della partecipazione attiva di alunni e famiglie.

Sviluppo ideale e operativo

È in questo contesto che la scuola si esprime come autentica comunità educante, sostenuta dalla corresponsabilità di ognuno e di tutti. Non a caso, accanto all’istituto – che contempla liceo classico e liceo linguistico – annovera un centro culturale in concorso con lo sviluppo – ideale ed operativo – di un metodo educativo e formative teso alla ricerca di una forte identità personale e comunitaria.

In tal senso, significativo appare un pensiero di Pascal: «Non cercheresti se già non avessi trovato».

Il quarantacinquesimo anniversario dell’Istituto (1977-2022), pone in evidenza il suo essere “presenza”: cioè essere modalità per guardare ciò che è tradizione, soprattutto riguardo alla Fede. Con essa i giovani che l’hanno incontrata, o che l’incontreranno, hanno sentito, e sentiranno, la loro Fede in continuo progresso, «poiché la Fede, più di tutto, è sempre in formazione» (Teillard de Chardin).

Quella tradizione che è propria di un luogo e non può essere facilmente emarginata: essa è un bene prezioso!

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