La Francia vieta di fermare la transizione di genere dei bambini

Di Leone Grotti
26 Gennaio 2022
La legge licenziata ieri dal Parlamento prevede fino a tre anni di carcere e 45 mila euro di ammenda per i professionisti che non seguono la volontà di minori. Se a fermarli è la famiglia, prevista la revoca della potestà genitoriale
Bambini Lgbt al gay pride

Bambini Lgbt al gay pride

Ieri il Parlamento della Francia ha adottato in via definitiva una legge per introdurre nel Codice penale un nuovo reato. Chiunque praticherà le “terapie di conversione” per modificare l’orientamento sessuale di una persona, anche su sua richiesta, rischierà fino a tre anni di carcere e 45 mila euro di ammenda. La legge è stata avanzata da Lrem, il partito di Emmanuel Macron, e il ministro per l’Uguaglianza, Elisabeth Moreno, ha definito le terapie di conversione «l’antitesi dei nostri valori repubblicani».

Il nodo dell’identità di genere

Il testo ha però scatenato la protesta di psichiatri e giuristi, raccolta dal Figaro, perché non si limita a vietare interventi medici e psicologici per modificare l’orientamento delle persone omosessuali. Nel primo articolo, infatti, è stata inserita anche l’identità di genere. Le terapie di conversione, vi si legge, sono «le pratiche, i comportamenti o le proposte ripetute volte a modificare o a reprimere l’orientamento sessuale o l’identità di genere, vera o supposta, di una persona e aventi per effetto un’alterazione della salute fisica o mentale».

Includendo nel testo l’identità di genere, ha protestato l’Observatoire la petite sirène, collettivo che riunisce medici, psicologi, psichiatri e psicanalisti per l’infanzia, «non potremo più prendere in cura i minori che soffrono di disforia di genere». Come spiega la giurista Olivia Sarton, nella legge «non si fa distinzione tra minori e maggiorenni e i problemi delle due categorie di persone non sono gli stessi».

Vietato rifiutare la transizione di genere ai minori

Le richieste di transizione di genere tra i minori si sono infatti moltiplicate per cinque in Francia, come nel resto d’Europa, a partire dal 2012. Si va diffondendo un approccio “affermativo” che prevede di iniziare la transizione già a dieci anni con bloccanti della pubertà, bombardamento di ormoni e operazioni chirurgiche già a 15 anni. Dopo l’approvazione della legge, un medico non potrà più rifiutarsi di effettuare una transizione richiesta dal minore o dai genitori, né potrà effettuare un consulto psicologico per valutare se l’operazione sia o meno adeguata al caso concreto.

Così, protestano gli esperti sanitari, «si rischia di rinchiudere i giovani in un’identità che non era forse che l’espressione delle loro difficoltà, tra l’altro molto comuni nell’adolescenza». Invece che agire precocemente con bloccanti della pubertà, le difficoltà dei giovani andrebbero affrontate «con percorsi di psicoterapia» per dare la possibilità al minore di capire veramente quali sono i suoi problemi e ciò che vuole realmente.

«Fermatevi»: l’appello degli esperti in Francia

Ma dopo l’approvazione della legge, in Francia insiste la giurista Sarton, «uno psichiatra che voglia essere prudente e lavorare sul malessere del bambino, rifiutando di avviare una transizione troppo rapidamente, potrebbe essere incriminato e condannato». Seconda la psicologa e psicanalista, Céline Masson, «il nostro approccio è neutro e vogliamo accogliere i bambini, permettendo loro di raggiungere la maturità prima di intervenire dal punto di vista medico».

Il fenomeno delle transizioni di genere precoci era già stato denunciato in Francia con un appello pubblicato da l’Express da cinquanta intellettuali e medici, filosofi, psicanalisti, avvocati, magistrati e insegnanti. Gli autori si ribellavano al «furto dell’infanzia», alla «mercificazione del corpo dei bambini» e alla mediatizzazione di «discorsi ideologici fuorvianti» sull’autodeterminazione che stanno portando a una impennata di bambini e adolescenti che desiderano cambiare sesso.

I genitori non potranno opporsi

La legge è ancora più pericolosa perché prevede, qualora sia un genitore a voler impedire la transizione di genere del figlio, «la revoca totale o parziale dell’autorità genitoriale». Aude Mirkovic, membro del collettivo Giuristi per l’infanzia, mette inoltre in luce il fatto che la legge è «estremamente vaga»: «Che cosa significa comportamenti o proposte ripetute? La legge penale deve essere chiara, così si mettono in pericolo la libertà di espressione e di educazione dei minori». Uno dei risultati della legge, s’inquieta il repubblicano Xavier Breton, «sarà dividere le famiglie per lasciare il bambino o l’adolescente solo davanti ai suoi problemi».

Il dramma dei «detransitioners»

La legge non prende in considerazione infine il fenomeno della detransizione, sollevato nel Regno Unito da Keira Bell. La giovane che a 16 anni fu ritenuta dai medici abbastanza matura per iniziare il percorso irreversibile di transizione, pentita, ha denunciato la Tavistock & Portman, la controversa clinica del National Health Service che si occupa di “curare” bimbi e ragazzi che soffrono di disforia di genere (e da cui si sono licenziati 18 medici in tre anni per «ragioni di coscienza»). «Non credo che bambini e giovani possano acconsentire all’uso di farmaci ormonali potenti e sperimentali come ho fatto io. Non c’era nulla di sbagliato nel mio corpo, ma me lo hanno fatto credere», dichiarò Bell.

Negli Stati Uniti, perfino la World Professional Association for Transgender Health, pubblicando nuove linee guida su come trattare i casi di transizione di genere, per la prima volta ha dedicato un intero capitolo ai minori sottolineando l’importanza di occuparsi della loro condizione psicologica prima di trattarli con farmaci e ormoni e di accertare che essi abbiano messo in discussione la propria identità di genere «per diversi anni» prima di procedere. In Francia è ormai vietato.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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