
«Con queste regole noi mamme siamo chiuse in casa. Dateci un senso o cambiatele»

Eccoci. Ci presentiamo. Siamo mamme. Più precisamente mamme con figli nella fascia 0-11.
Tutte noi lavoriamo. Medici, infermiere, insegnanti, economiste, impiegate, ingegneri… Eh già, lavoriamo. E, grazie a Dio, anche i nostri mariti. Avete in mente il primo lockdown? (2020) Le mamme medico e infermiere hanno lavorato gestendo i figli a fatica. Le altre hanno lavorato a casa gestendo i figli a fatica. I padri idem.
Avete in mente il secondo lockdown? (2021) Noi tutte abbiamo lavorato, come pure i nostri mariti. E abbiamo pagato le baby sitter perché stessero a casa coi nostri figli. Lo abbiamo fatto in silenzio. Dicevano che erano misure necessarie, ci siamo fidate.
Da parecchi mesi gestiamo quarantene improvvise. E abbiamo cercato di farlo continuando a lavorare. Tirando fuori risorse ingegnose e dispendiose per non mancare al lavoro, per poter andare chi a scuola dai suoi alunni, chi in ospedale, chi in ufficio.
E lo abbiamo fatto con grande spirito di collaborazione e con caparbietà. Abbiamo cercato di supportare e seguire i nostri figli in Dad. E abbiamo cercato di svolgere il nostro lavoro con gioia, sempre un po’ col timore della mail della scuola che tendenzialmente arrivava alla sera o alla mattina.
Abbiamo fatto code per tamponare i nostri figli quando ci è stato chiesto. E quando i tamponi richiedevano ore di coda.
Poi è arrivato il 2022. La maggior parte di noi ha deciso di vaccinare i figli 5-11 più per motivazioni sociali che per ragioni di salute. Molte di noi non sono neanche riuscite a vaccinarli perché hanno passato un mese in casa per Omicron.
E ora veniamo ad oggi.
La maggior parte di noi o è in casa perché qualcuno dei suoi figli è positivo asintomatico, o perché lei è positiva asintomatica, o perché ha 1, 2 , 3 o 4 figli a casa in Dad dopo che 1 o 2 compagni sono risultati positivi.
Alcuni dei nostri figli hanno fatto un mese a casa e sono guariti (o vaccinati) e dopo pochi giorni di scuola sono stati rimessi in Dad. Per altri 10 giorni.
Questo in fondo è solo un resoconto che probabilmente non riguarda solo noi. E la morale della storia è che la fatica non ci spaventa. Il sacrificio nemmeno. Fidarsi neanche. Iniziamo però a non capirne il senso. E fatica, sacrificio e fiducia senza senso per noi non sono accettabili. Dateci un senso o cambiate le regole.
Cecilia, Chiara, Giorgia, Alessia, Francesca, Lucia, Francesca, Maddalena, Maddalena e Teresa
Foto Ansa
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Vedi anche l’appello dei pediatri di famiglia: “Curiamo le persone, non i tamponi”
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