Nell’America woke 2+2 non fa più 4, ma privilegio bianco da abbattere

Di Piero Vietti
08 Novembre 2021
Nelle nuove linee guida per le scuole della California la matematica serve a parlare di genere, razza e giustizia sociale. Così l'ideologia progressista occupa le scuole

La battaglia woke non ha tregua: il pensiero illiberale e progressista che abbatte statue e vede razzismo e discriminazioni da punire ovunque è da tempo entrato nelle scuole americane (partendo dalle università), e nella sua furia riformatrice vuole imporre una lente ideologica anche alla materia scolastica che poteva sembrarne immune, la matematica.

Matematica per ridurre le disparità

Se tutto andrà secondo i piani, scrive il New York Times, entro questo mese la California approverà le nuove linee guida per l’insegnamento della matematica nelle scuole pubbliche. Di suo l’argomento non avrebbe molto da dirci in Italia, se non fosse che attorno a questa riforma c’è un dibattito che dura da febbraio, quando le bozze della riforma sono state rese pubbliche ed è stato chiaro a tutti che il punto in discussione non è soltanto come insegnare la matematica ai bambini, ma come «ridurre le disparità razziali e socioeconomiche nei risultati».

Lo schema è il solito: se chi ha successo è bianco, ha successo perché il sistema è razzista e lo favorisce, e bisogna pertanto riformare il sistema perché siano favoriti anche i neri. Già di loro gli studenti americani sono indietro sulla matematica rispetto ad altri paesi industrializzati, ma il dato che preoccupa più i riformatori liberal della California è che ad avere più successo in questa materia sono soprattutto bianchi e asiatici. Come risolvere il problema? Riducendo o eliminando i corsi di alto livello per gli studenti più dotati. La cosa non è piaciuta a tutti, c’è stato un appello di centinaia di esperti che lavorano nel campo della scienza e della tecnologia che hanno denunciato questo «fiume infinito di nuove mode pedagogiche che distorcono e sostituiscono efficacemente la matematica reale».

Gli stereotipi di genere nei testi dei problemi

Due più due fa quattro, la matematica non può diventare strumento di giustizia sociale, dicono i critici delle nuove linee guida. Nella bozza di riforma si dice chiaramente – citiamo ancora il Nyt, non Fox News o la campagna elettorale dei Repubblicani in Virginia – «che la matematica deve essere influenzata dalle disparità razziali e che gli insegnanti possono usare le lezioni per esplorare la giustizia sociale, ad esempio cercando gli stereotipi di genere nei testi dei problemi o applicando concetti matematici a temi come l’immigrazione o la disuguaglianza».

Che il sistema scolastico americano non sia il migliore dei mondi possibili non è un mistero, così come l’eccessiva e a volte prematura divisione tra corsi di alto livello e “normali” ha limiti enormi e produce danni, ma pensare di risolvere il problema trattando l’educazione e l’insegnamento della matematica come se fossero un film di Hollywood, un articolo di Vice o una statua di Colombo, è preoccupante.

Totalitarismo scolastico

Un lungo articolo di Education Week dello scorso dicembre spiegava come sempre più insegnanti delle classi under 12 in America stanno introducendo l’agitprop intersezionale di sinistra nelle lezioni di matematica. Vengono utilizzati argomenti di discussione progressisti come i modelli di polizia e la riforma del finanziamento delle campagne per fornire agli studenti dati numerici che vengono poi utilizzati per insegnare la moltiplicazione, la divisione, l’algebra. L’autrice dell’articolo descriveva una di queste iniziative, sviluppata a Seattle, come un tentativo di fornire «una struttura che mette insieme questioni di potere, oppressione e identità etnica con l’insegnamento della matematica».

Ha scritto a marzo sulla National Review Cameron Hilditch: «Questa infiltrazione del dogma di sinistra nell’istruzione è preoccupante per diverse ragioni. Prima di tutto, mostra quanto seriamente la giustizia sociale intersezionale sia considerata un’agenda globale per il cambiamento sociale. Le ideologie totalitarie funzionano fornendo un filtro intellettuale attraverso il quale tutta la vita viene purificata e presentata alle persone come qualcosa di semplice e facilmente comprensibile. Ecco perché la forza e lo slancio delle ideologie politiche è sempre centripeta, e mette ogni aspetto estraneo della vita sociale al servizio dell’agenda del partito. L’idea che qualcosa possa essere intelligibile o utile indipendentemente da come si inserisce in questa agenda – che potrebbero esserci metriche per misurare la verità o la bellezza diverse da quelle prescritte dall’ideologia regnante – è quindi una minaccia. Per combattere la quale gli ideologi tendono a fare la guerra a tutto ciò che potrebbe essere interpretato come apolitico o politicamente neutrale».

L’ultima sfida: politicizzare la matematica

L’ultima sfida è dunque politicizzare la matematica, che è sempre rimasta indifferente alle agende del potere. «In una società totalitaria, la matematica è l’ultimo rifugio di una realtà irresistibile». In un libro di matematica per le superiori che sta avendo molto successo in America, algebra e geometria vengono spiegate parlando di immigrazione, confini, intersezionalità e brogli elettorali. California, Oregon e Georgia sono alcuni degli stati in cui la matematica woke sta di fatto entrando nei programmi scolastici.

«Durante l’era sovietica», scrive ancora la National Review, «era normale che i genitori dissidenti nei paesi del blocco orientale spingessero i propri figli a una carriera nelle materie scientifiche ritenute le meno politicizzabili tra tutte le discipline. Si poteva così fare carriera senza avere troppo a che fare con l’attivismo di partito. Molti genitori americani hanno oggi una visione simile. Vedono il radicalismo apertamente politico che ha corrotto le facoltà umanistiche di molte università americane e sperano di allontanare i loro figli da esso incoraggiandoli a studiare le scienze dure. Ma l’ascesa della matematica woke suggerisce che potrebbe non esserci scampo».

La battaglia sulla scuola in Virginia

La discussione in California è aperta, non è detto che le nuove linee guida vegano approvate, ma che la battaglia culturale e politica tra progressismo illiberale e conservatorismo si sia spostata nelle scuole lo dimostra la recente e inaspettata vittoria repubblicana in Virginia. «La battaglia sulla matematica arriva in un momento in cui la politica dell’istruzione, su questioni come mascherine, test e insegnamenti sul razzismo, è impigliata in aspri dibattiti di parte», scrive il New York Times. «Il candidato repubblicano alla carica di governatore della Virginia, Glenn Youngkin, ha colto al volo questi problemi per arrivare alla vittoria martedì. Ora, i repubblicani stanno discutendo su come questi problemi di istruzione possono aiutarli nelle elezioni di medio termine del prossimo anno». Non si tratta solo di tattiche politiche dei “cattivi” contro i “buoni”, però. È in gioco il futuro assetto della società americana. E quindi, a cascata, presto di buona parte dell’occidente.

Foto di NeONBRAND su Unsplash

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