
Che scandalo magnifico Asia Bibi e Dagospia

Articolo tratto dal numero di giugno 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Le cronache della futura disperazione hanno prima spaventato e poi stufato noi molokani. Questo dipingere il 2021 e il 2022 come il tempo in cui la crisi sanitaria non finirà, ma in compenso se non ci ammazzerà il virus arriverà la grande fame con annessa una rivolta sociale, e sarà un disastro, reso apocalittico dallo scombinamento dei rapporti di forza mondiali. Eccetera. Qualcun altro ci balla sopra e dice chi se ne frega, sarà quel che sarà, parapapunzi-punzi-pà. Due forme di nichilismo, entrambe azzerano l’io, in balìa di forze oscure e di sentimenti goderecci, in pari effimero grado.
Leggiamo in collegamento 5G, vicino al lago Sevan, dove guizzano ancora le trote rosee e pallide come principesse innamorate, le disgrazie future e la loro vanità. Ci impauriamo di questo Nulla Bifronte. Poi però da angoli dell’universo che non immaginavamo fecondi di grazia, ci viene addosso un soffio di Spirito Santo. E come in un baluginio ci torna la memoria di chi siamo e perché. E che anche noi molokani siamo cristiani, ci nutriamo di latte e Bibbia e sacramenti. E accidenti riappare improvvisa, sotto la palude dei sentimenti e dei virus che li determinano, una roccia luminosa, una stella mattutina inestinguibile persino sotto la ganga del mondo, una scaturigine meravigliosa di sangue e acqua misericordiose. Chi è? È Gesù Cristo.
Mi spiego. Su internet è apparsa una strana intervista. Huffington Post lo scorso mese di maggio ha celebrato come tutti i quotidiani e i siti italici il ventennale di Dagospia. Ci sono in quelle pagine web molta vitaccia romana, frittura di politica e mondanità, sesso ormai svigorito dalla banalità ossessiva. Insomma, pare che la classe dirigente e anche quella che non dirige niente tanto meno i propri istinti, si abbeveri lì con ritualità da liturgia delle ore. Niente di più lontano (in apparenza) dalla nostra parca esistenza tra le pietre e le acque azzurre di cielo della Armenia che ci ha accolti secoli fa, mentre fuggivamo da mortali persecuzioni di russi e di arabi e di turchi.
Ma in realtà il vero dramma, la tragedia immensa che afferra anche noi, è di non vedere più quella pietra lì, che butta fuori grazie su grazie, Gesù Cristo insomma, centro del cosmo e della storia, anche di questa storia di adesso, morsicata dal coronavirus.
L’intervista è a Roberto D’Agostino, che creò Dagospia nel maggio del 2000. Sostiene di non essere lui a dirigere il suo circo, ma che ormai è un algoritmo («si chiama Link Pulse») a impostare lo spettacolo, scegliendo argomenti e bocconcini graditi al rispettabile pubblico. Ed ecco che se ne esce così:
«I romani sono un’etnia che non confonde mai la cronaca con la Storia. Noi qui viviamo nella Storia. L’arte è ovunque: viviamo tra il Colosseo e San Pietro, tra un Bernini, un Canova e un Caravaggio. Tutti i nuovi arrivati appartengono alla cronaca e sappiamo che passeranno. Arriva Obama, poi Boris Johnson, poi Trump, poi altri: chi si ricorda più di quando vennero Mao o Kennedy? Tutti scomparsi. In classifica c’è solo Cristo al primo posto. È l’unico che resiste. Tutti gli altri sono stati triturati dalla Storia. Quando loro arrivano, poi, manco parliamo in inglese. Non ce ne frega un cazzo, questa è la verità».
Il senso dell’amuchina
Cristo è l’unico che resiste. Non è l’amuchina sulle mani, la mascherina, il distanziamento sociale. Ma Cristo.
Ehi, non sono scemo come pensate voi che vi abbeverate di protocolli ma non avete i calli. Lo so pure io disperso nel Caucaso che ci vogliono precauzioni severe. Ma una volta che siamo riusciti a far di tutto per preservarci dal contagio, che ce ne facciamo? Il fatto è che abbiamo nascosto sotto coltri di disposizioni, disinfettanti, scafandri, il senso di questo agire per preservare la salute nostra e altrui. Cristo è l’unico che resiste. Resiste a che cosa? Al nulla, che ieri ci voleva inghiottire avvolgendoci delle sue spire festose e oggi nella sua coda disinfettata e prona alle autorità che s’impadroniscono di ogni libertà, persino quella di stabilire che cosa si possa sacramentare e no.
Che meravigliosa follia. Che scandalo magnifico. Ma com’è possibile che a dovercelo dire, a ricordarcelo sia stato il fondatore e guida e teorico del fenomeno web più nichilista del pianeta? Non so perché. Ma ringrazio. Io non ne sarei stato capace, non ne sono capace. Quando noi taceremo, parleranno le pietre.
Asia Bibi e Roberto D’Agostino: che coppia.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!