
«La politica non è pronta per una flat tax»

«Una riforma del sistema tributario italiano, oggi allo sbando, è sicuramente necessaria» sostiene a tempi.it Marino Longoni, condirettore di Italia Oggi. «Un tale cambiamento richiede però un dibattito lungo e approfondito e un consenso politico, dunque ci vorrà ancora molto tempo. La proposta dell’Istituto Bruno Leoni può essere il primo passo, ma non è certamente la soluzione». Nei giorni scorsi l’Istituto Bruno Leoni ha lanciato una proposta di riforma del fisco italiano attraverso una serie di manovre, riassunte sul Sole 24 Ore. I cardini della proposta sono: l’introduzione della flat tax, una sola aliquota fissa al 25 per cento per tutte le principali imposte del nostro sistema tributario, l’abolizione di Irap e Imu, l’introduzione del “minimo vitale” e la ridefinizione delle modalità di finanziamento di alcuni servizi pubblici come sanità e istruzione (si mantiene la gratuità del servizio per la maggior parte dei cittadini, ma si imputa solo ai più abbienti il costo in termini assicurativi). Questo modello, sostiene l’Ibl, consentirebbe di abbassare la tassazione (ad oggi eccessiva) e di semplificare il nostro sistema tributario.
NORMA ANTICOSTITUZIONALE. Come ricorda Longoni, di flat tax si parlò anche sotto il governo Berlusconi e l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, «più realisticamente», propose un’imposta rimodulato su tre aliquote, «in modo da rispettare il principio costituzionale della progressività». Il progetto però non si sviluppò. Longoni nutre forti dubbi sulla legalità della proposta dell’Ibl: «Mi sembra che la critica di non rispetto della progressività sia sensata. Si rischierebbe di introdurre una norma incostituzionale». L’Ibl, ammette Longoni, prevede la possibilità di detrazioni di imposte alle fasce più basse, ma «si tratta di una soluzione parziale. Si avrebbe un minimo di progressività solo fino a un certo punto, mentre da un reddito medio in su questo principio cesserebbe».
IL DIBATTITO. Longoni dubita che questo sia il momento adatto per attuare una riforma fiscale: «Non mi sembra che ci siano le condizioni. Vincenzo Visco e molti altri esperti e politici, compresi quelli che hanno in mano la politica fiscale (cioè dell’area di Visco e Bersani), si sono già espressi contro. Anzi, questo schieramento vorrebbe aumentare ulteriormente la progressività». D’altra parte, riconosce Longoni, non c’è un blocco politico forte, cioè compatto, che promuova la riforma: «La destra è frazionata, la sinistra è spaccata tra renziani e della vecchia guardia. Si può avviare un dibattito accademico e teorico, ma al momento non si sembra che la politica sia pronta ad affrontare la questione».
Foto Ansa
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