La guerra silenziosa di Heisenberg, il fisico tedesco che boicottò l’atomica di Hitler

Di Caterina Giojelli
24 Luglio 2016
Agnoli ripercorre la vita del grande scienziato entrando nel dibattito storico sulla possibilità di un’arma che avrebbe permesso al Reich di vincere la guerra

Werner-Heisenberg-bundesarchiv

Questo articolo è tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) e fa parte della serie “Idee per respirare”

Il primo febbraio 1976 moriva a Monaco il premio Nobel per la fisica Werner Karl Heisenberg, «il primo ad avere una mentalità quantistica» e la capacità di «immaginare un mondo subatomico, astratto e impossibile da visualizzare»: queste e molte altre cose si sono dette sul padre del principio di indeterminazione (uno dei pilastri concettuali della meccanica quantistica, che egli enunciò nel 1927), poco invece si sa di cosa accadde veramente quando, durante la Seconda guerra mondiale, si trovò davanti a un dilemma morale, scappare dalla Germania (come Einstein) o rimanere nonostante il regime nazista?

«Lasciare la Germania gli sembrava vigliaccheria, sia nei confronti della sua famiglia, sia dei giovani fisici che voleva proteggere dalle grinfie del regime», scrive Francesco Agnoli, nel suo L’uomo che poteva costruire la bomba (Edizioni Gondolin, 80 pagine, 8 euro), che ripercorrendo la vita e il pensiero del grande fisico risponde al dibattito da tempo acceso tra gli storici sulla possibilità di un’atomica tedesca che avrebbe permesso a Hitler di vincere la guerra.

Genio poliedrico, amante della filosofia di Platone più che di Democrito, di san Tommaso più che di Cartesio, all’avvento del nazismo, nel 1933, anno in cui riceve il Nobel, Heisenberg ha almeno tre grosse colpe: «Le sue amicizie con scienziati ebrei; la sua difesa della “fisica ebraica”; il suo pessimo rapporto con Lenard e Stark, che gli hanno chiesto una presa di posizione a favore di Hitler, cui ha opposto un netto rifiuto». Oltreché amico di Einstein e sostenitore della relatività, bollata dai nazisti come aberrazione della mente ebraica, Heisenberg difende infatti gli ebrei scacciati dalle università tedesche, arrivando a proporre l’ebrea Lise Meitner per il Nobel per la fisica.

Nel 1938 viene arrestato dalla Gestapo. «Non ci resta che aspettare il momento in cui sia possibile fare qualcosa – dirà nei mesi sotto indagine –. Nel frattempo cerchiamo di tenere in ordine gli angoli oscuri in cui siamo costretti a vivere». Heisenberg ha infatti una moglie e sette figli: per lui fuggire equivale a disertare, occorre qualcuno che prepari il domani.

Nel 1942 è chiamato a dirigere il programma nucleare tedesco: la Germania ha bisogno di lui, ma il fisico riesce a demotivare il gerarca Albert Speer e a convincerlo a rinunciare al progetto della bomba atomica, limitando la ricerca alla sola costruzione di un reattore. Scrive Agnoli, leggendo i resoconti di Speer: «Perché Heisenberg tergiversa? Secondo alcuni – che chiameremo per comodità “innocentisti” – per prendere tempo e continuare così la sua strisciante opposizione al regime; secondo altri – che chiameremo “colpevolisti” e che arrivano talora persino all’assurdo di accusarlo di essere filo-nazista – unicamente perché ritiene impossibile, impraticabile la realizzazione della bomba, non solo da parte dei tedeschi, ma anche dei loro nemici».

agnoli-heisenberg-uomo-che-poteva-costruire-la-bombaPiù logico, sostiene Agnoli, che Heisenberg fosse esitante sia sulla possibilità che qualcuno realizzasse l’atomica in tempi ragionevoli, sia sulla moralità di una tale azione, infine, essendo anche un fiero anticomunista, sulla possibilità di collaborare con il suo paese, in funzione antisovietica. Una tentazione che tuttavia non diventa mai dominante: dopo l’attentato a Pearl Harbor Heisenberg rafforza il suo atteggiamento antinazista, ben rintracciabile nella frequentazione della Società del mercoledì e nell’atteggiamento filo-americano dimostrato durante l’arresto a Farm Hall.

Nell’aprile del 1945, mentre fugge da Hechingen, dove si lavora al reattore nucleare, Heisenberg viene infatti arrestato con altri nove fisici tedeschi dagli americani, e condotto in una residenza nella campagna inglese, dove rimarrà per sei mesi: è qui che il 6 agosto 1945 gli scienziati apprendono il lancio dell’atomica su Hiroshima e ne discutono animatamente. Proprio da questi colloqui, spiati attraverso microfoni e trascritti, emerge l’operato di Heisenberg, che dimostra tra le altre cose «di essere l’unico “a essere perfettamente in grado di ‘progettare’, sia pure mentalmente, un’atomica”, e di non aver mai messo prima “a parte di questa sua competenza neppure gli amici e i collaboratori”».

In molti hanno creduto alla sua azione contro il nazismo: nel 1973 lo scienziato riceve dall’Accademia Cattolica di Baviera il premio “Romano Guardini” dedicato al teologo che ispirò i ragazzi della Rosa Bianca. Fu allora che, ricordando come la scienza possa «essere usata per elaborare armi con la più atroce capacità distruttiva», Heisenberg volle citare la vita «pervasa completamente, in ogni istante, dalla lotta per la verità religiosa» dei personaggi di Dostojevskij: «Dove non ci sono più immagini guida a indicare il cammino, insieme alla scala di valori scompare anche il senso del nostro agire e soffrire, e alla fine restano solo negazione e disperazione. La religione è dunque la base dell’etica, e l’etica è il presupposto della vita».

Foto Heisenberg da Bundesarchiv/Wikipedia

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10 commenti

  1. Toro

    Ok, ha sabotato il III Reich e così Hitler ha perso.
    Di questo siamo tutti contenti, ma io nn posso fare a meno di domandarmi se invece Hitler avesse vinto, noi avremmo i problemi di islamizzazione, terrorismo e perdita di identità culturale che stiamo vivendo oggi?
    Mah…

    1. Ugobagna

      Certo perché la cultura razzista, neo-pagana e anticristiana di Hitler era in linea con l’identità culturale dell’Europa? Ma cosa sei, un troll?

      1. Ugosecca

        ma dai il tuttologo ciarlatano agnoli ha il pubblico che si merita 🙂 ah ah
        Le tesi del suo “lavoro” tutto infondate,per non dire demenziali.

        1. ugoelle

          sono d’accordo con paolawikipedia , mauro, toro e ugosecca
          fate caga*e
          ah ah ah
          non avete la nostra fenomenale cultura enciclopedica
          ci rotoliamo dal ridere 🙂 🙂 🙂
          ah ah ah
          agnoli, che ciarlatano demenziale tuttologo, più tuttologo di paolaw
          e non fate che insultare
          cl terzo mondo

          1. paolawikipedia

            che basta googolare e si trovano tutte le nefandezze di questo agnoli demenziale con pubblico demenziale anche l’indirizzo e il telefono noi non siamo mica stalker se lo becchiamo lo facciamo nero alla pari di renato farina e gli amici amichetti degli amiconi non fate che minacciare, integralisti e bigotti, senza carità

  2. Mauro

    Ma che minGhia scrivete

    “demotivare il gerarca Albert Speer e a convincerlo”

    Speer era l’architetto esteta del regime nazista, che c’entra con la bomba atomica!??

    1. BIASINI

      Certo. Ma uomo di potere e geniale organizzatore, molto ascoltato da Hitler.

    2. Toni

      era anche ministro degli armamenti, pistola

  3. paolab

    in realtà non è così chiaro cosa heisenberg fosse o non fosse in grado di fare. ci sono due grandi zone ambigue nelle sue azioni e intenzioni: la visita bohr a copenaghen (bohr era convinto che l’ex allievo fosse andato da lui per sapere: 1. se riteneva possibile la realizzazione di un’arma nucleare 2. se sapeva se gli alleati lavorassero a un progetto simile. a fare la spia, insomma) e il suo lavoro al reattore. heisenberg ha sempre alimentato la voce di una sua opposizione passiva al progetto nucleare, ma la storia delle sue ricerche sembra deporre più per suoi errori di calcolo che per il boicottaggio. esiste la traduzione italiana delle registrazioni fatte nel momento in cui i fisici tedeschi prigionieri a farm hall appresero della bomba di hiroshima: ebbene lì risulta chiaro lo stordimento di heisenberg (che ea convinto dell’impossibilità di realizzare la bomba) che si rende conto dei suoi errori. in poco tempo, da grande scienziato qual era, è stato in grado di spiegare ai suoi compagni come era stato possibile realizzare la bomba, ma questo non significa che lo sapesse da prima. sembra più plausibile che abbia messo insieme i pezzi del puzzle in quel momento. in realtà ci aveva provato, ma non ci era riuscito. o forse inconsciamente non voleva riuscirci. ma ci ha provato eccome. il libro è “Il club dell’uranio di Hitler. I fisici tedeschi nelle registrazioni segrete di Farm Hall” (a cura di Bernstein Jeremy, Sironi Editore). una lettura di incredibile interesse e che tuttavia non autorizza una lettura certa di quel che Heisenberg voleva. a mio parere, egli, come molti altri fisici che ancora “non avevano conosciuto il peccato”, era combattuto dal desiderio di scoprire i nuovi confini di quella incredibile energia e la consapevolezza dei rischi nel suo uso. certo non era un antisemita né un nazista, ma un po’ come faust troppo affascinato dal potere della propria mente e dalla sete di sapere.

    1. paolaL

      brava paolab, lo potevi scrivere tu questo libro, che ne sai più di tutti, che hai il tuo parere su tutto, ed è l’unico parere accettabile, che sai cosa è plausibile fin dall’inizio del mondo ad oggi non come questo giornaletto, dove ti degni di illuminare qualche angolo oscuro con la tua prosa fluida e scorrevole molto leggibile documentatissima non come questi integralisti che sono senza carità non conoscono la bibbia manco wikipedia e sono pure falsi e maleducati

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