Aleppo. Perché i media continuano a mentire per omissione?

Di Redazione
03 Maggio 2016
Ha fatto il giro del mondo la notizia dell'uccisione «dell’ultimo pediatra di Aleppo». Ma tutto tace quando si tratta dei bombardamenti dei ribelli. «È ora che l’Occidente si svegli e smetta di sostenere i terroristi»
In this image made from video and posted online from Validated UGC, a man carries a child after airstrikes hit Aleppo, Syria, Thursday, April 28, 2016. A Syrian monitoring group and a first-responders team say new airstrikes on the rebel-held part of the contested city of Aleppo have killed over a dozen people and brought down at least one residential building. The new violence on Thursday brings the death toll in the past 24-hours in the deeply divided city to at least 61 killed. (Validated UGC via AP video)

La battaglia di Aleppo va avanti da più di 3 anni e 9 mesi, l’armistizio del 27 febbraio ha fatto tacere le armi solo per qualche settimana, eppure la stampa occidentale si accorge della carneficina che dal 2012 si compie in tutta la città soltanto per quello che riguarda gli infelici che vivono nei quartieri sotto controllo ribelle. Mercoledì scorso un bombardamento attribuito ai governativi ha causato morti e feriti nel quartiere ribelle di Sukkari, centrando un edificio adibito a struttura sanitaria uccidendo numerosi pazienti di tutte le età e fra gli altri il medico Mohamed Wasim Maaz, descritto come «l’ultimo pediatra di Aleppo». La notizia ha fatto il giro del mondo suscitando giustamente raccapriccio e indignazione. Molta meno eco, per non dire quasi nessuna, hanno avuto i 18 civili uccisi dai bombardamenti dei ribelli contro il quartiere curdo della città il 6 aprile scorso, o i 15 musulmani sunniti uccisi dai colpi di mortaio dei ribelli (presumibilmente della stessa fede religiosa) venerdì scorso all’uscita di una moschea posta in un quartiere sotto controllo governativo. Lo stesso sta succedendo coi quartieri cristiani bombardati fra venerdì 29 aprile e domenica 1 maggio: Suleymania, Azizieh, Midan. Venerdì un medico dell’ospedale pubblico “La speranza”, che si trova nella parte sotto controllo governativo di Aleppo, esasperato per l’informazione a senso unico che rilevava sui media occidentali, ha inviato per e-mail in Europa raccapriccianti foto di bambini morti e feriti a causa degli obici ribelli caduti sui quartieri cristiani. «Fino a quando questi crimini con bambini vittime di bombe e missili degli islamisti contro i nostri quartieri di Aleppo? Bisognerebbe fermare questi crimini e instaurare o imporre la pace il più rapidamente possibile». Domenica inviava un secondo drammatico messaggio: «Gli islamisti jihadisti, che l’Occidente si ostina a chiamare “opposizione moderata”, attaccano i nostri quartieri cristiani di Aleppo con decine di mega-bombe e missili a pioggia, e da qualche minuto anche altri quartieri della città. Abbondanza di terrore, di distruzioni e di vittime. Chiediamo aiuto per fermare questi massacri».

MANCANZA DI OBIETTIVITA’. Nabil Antaki, medico di un ospedale privato e fratello marista, protesta: «Riguardo ai recenti avvenimenti», ha scritto, «constato che i media ufficiali continuano a mentire per omissione. Da quando è iniziata la guerra ad Aleppo quasi quattro anni fa non riportano tutti i fatti nel loro insieme. Aleppo è bombardata tutti i giorni dal 2012 da parte di gruppi terroristici che causano morti e feriti. Nessuno se ne è mai curato. È ora che l’Occidente si svegli e smetta di sostenere i terroristi. Siamo indignati qui ad Aleppo per la mancanza di imparzialità e di obiettività dei media. Parlano solo delle sofferenze e delle perdite umane della zona est della città, controllata in gran parte da Jabhat al Nusra, un gruppo terrorista affiliato ad Al Qaeda. E restano muti sulle perdite e le sofferenze patite quotidianamente nei nostri quartieri dell’ovest di Aleppo a causa dei tiri di mortaio di questi terroristi. I media non dicono nulla dei bombardamenti continui e delle carneficine che hanno luogo da una settimana a questa parte sul lato ovest della città, dove nessun quartiere è stato risparmiato e dove tutti i giorni ci sono decine di morti e feriti. Come quella che si è prodotta venerdì, allorché uno dei loro tiri ha colpito una moschea dove era in corso la preghiera. Gli attacchi e le perdite che soffriamo sono presentati in un modo che non permette al pubblico di capire chi siano i veri responsabili di questi crimini».

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MISSILI E BOMBE. Altrettanto allarmato il messaggio di padre Ibrahim Alsabagh, parroco di san Francesco: «Carissimi, durante la Santa Messa vespertina sono caduti tanti missili in tutta Aleppo, diversi nella zona di Azizieh e di Ram. Ad Azizieh, con tanta fatica, con una chiesa affollatissima per il primo maggio, inizio del mese mariano, siamo riusciti a continuare la Messa fino alla fine. Mentre a Ram, anche lì si stava celebrando la Santa Messa, padre Bassam con i fedeli al sentire un missile cadere molto vicino sono dovuti scendere nel sotterraneo e per ora rimangono lì al riparo. Non sappiamo i danni causati su Ram, colpita quattro volte, ma si parla di decine di morti e di tantissimi feriti che si aggiungono ai morti e feriti dei giorni precedenti».
«Il primo missile del nuovo attacco contro Aleppo ovest è caduto proprio davanti al convento a Ram», racconta padre Firas Lutfi, un altro francescano. «Famiglie che tornavano dalla celebrazione della Pasqua ortodossa sono state colpite poco dopo, due ragazzi (foto sopra, ndr) sono morti e due adulti sono rimasti gravemente feriti. I ragazzi si chiamavano Saiid Tahhan di 11 anni ed Elias Bsalis di 18 anni. Ma non abbiamo ancora un’idea chiara del numero dei feriti e dei morti».
Una persona che era presente alla Messa a san Francesco ad Azizieh racconta: «Eravamo in chiesa quando hanno cominciato a cadere le bombe. Tutti avevano molta paura. Sono state aperte le porte interne, perché la gente potesse uscire attraverso il giardino del cortile interno, che è meno esposto. Padre Ibrahim dall’altare ha detto a tutti di non uscire dalla porta principale, ma di usare quelle dell’interno. Adesso siamo tutti chiusi nelle nostre case, temendo nuovi attacchi».

Foto Ansa

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4 commenti

  1. Sebastiano

    Risposta: perché i ribelli ad Assad, “moderati” per definizione, non possono – sempre per definizione – essere “cattivi” e bombardare ospedali come quegli altri.
    E siccome nel mainstream vige la regola che le definizioni contano più della realtà, questo è il risultato: notizia sgradita, ergo da nascondere, ergo falsa.

  2. Menelik

    Adesso vi voglio mettere al corrente di quello che ho letto su un inserto della Voce dei Berici, il settimanale della diocesi di Vicenza, che si suppone sia cattolico, fino a prova contraria.
    Il lungo articolo, praticamente a pagina intera, era costruito su un’intervista ad un tale con nome arabo, un intellettuale di cui non ho capito la provenienza, se dalle file cattoliche o chissà dove.
    Ho letto metà articolo sommariamente e l’altra metà l’ho sbirciato, ma più che sufficiente a farmene un’idea ben precisa.
    Questo signore che si suppone siriano sosteneva che tra i miliziani dell’isis e le truppe di Assad non c’è nessuna differenza, diceva che tutti hanno letto di Palmyra quando fu occupata dall’isis, ma nessuno sa che a Palmyra c’è una fossa comune con un tot di morti (qui snocciola un numero molto alto) uccisi dai soldati di Assad.
    Quest’uomo sosteneva che è prioritario per pacificare la Siria eliminare Assad ed il suo esercito, cje l’isis non è un gran problema, eliminato Assad anche l’isis si risolve, e che i Russi sono cattivoni perché non fanno niente all’isis ma si accaniscono solo con i ribelli moderati tipo Al Nusra ecc…, e che gli Americani sono gli unici che hanno fatto qualcosa di buono, che loro hanno la carta vincente, che loro sono bravi, che loro hanno capito tutto.
    Insomma: l’isis è solo un banale incidente di percorso, un problemino minoritario.
    Il vero problema di importanza mondiale è Assad ed il suo esercito di diavoli.
    I Russi sono guerrafondai che sostengono il demonio Assad, gli Americani sono bravi e buoni ed hanno a cuore le sorti del Medio Oriente.
    Infine i bombardamenti non sono la via giusta.
    La via giusta è la contrapposizione pacifica.
    Per esempio, riporta, ci sarebbero dei bloggers a Raqqa che conducono una azione di informazione con i computers, e quelli salveranno il Medio Oriente e libereranno il mondo da Assad e anche dall’isis.
    Ecco. Un inserto della Voce dei Berici, quotidiano cattolico della diocesi di Vicenza.

    1. Ferruccio

      Lupi travestiti da agnelli o ignoranza?

  3. beppe

    mi sembra che nemmeno tv 2000 si discosti molto dalla VULGATA della stampa allineata.

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