La Sindone, icona del mistero del Sabato Santo

Di Benedetto XVI
26 Marzo 2016
La Sindone è «un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. È così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini»

sindone-benedetto-xvi-ansa

Riproponiamo di seguito la meditazione di papa Benedetto XVI in occasione della sua visita pastorale a Torino il 2 maggio 2010. In venerazione davanti alla Sindone, Ratzinger pronunciò le seguenti parole.

(…) Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.

Si può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del Sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota. Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di san Marco, e con lui concordano gli altri Evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.

Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica Omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme … Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”.

Cari fratelli e sorelle, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.

E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.

In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.

Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati – “Passio Christi. Passio hominis” -, da questo volto promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. È come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.

Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità. Grazie.

Foto Ansa

Articoli correlati

23 commenti

  1. Ravecca Massimo

    Proverò a spiegarmi meglio. 1 I Geni tendono ad avere un intelligenza simile nel metodo, basata su processi speculari, inclusivi, ricorsivi (e questo nei miei ebook/kindle è se non dimostrato, almeno fortemente supportato). La riflessione infinita di un oggetto posto tra due specchi piani è un esempio ricorsivo che I geni in qualche modo richiamano nelle loro opere. 2 I geni che più hanno avuto questa caratteristica nella loro vita e opera sono stati Gesù, (come emerge dai Vangeli) Leonardo e Michelangelo. 3) Il volto del genio negli anni, tenderebbe a quello di Gesù, che sarebbe modello e volto archetipo del genio. Ma questo vale anche per Galileo Galilei, Darwin, ecc… Dove I loro ritratti da anziani sono affini e richiamano in qualche modo il volto Sindonico. 4) La Sindone come oggetto richiama motivi ricorsivi, speculari: L’immagine in negativo, la ferita al costato che ricorda un volto umano o una sua caricatura, la ferita ai piedi (la macchia di sangue) che richiama il volto della sindone di profilo. Nel Rinascimento gli artisti si rappresentavano nei loro quadri. In questo senso La Sindone è come un quadro rinascimentale. 5) Dato che Leonardo, Michelangelo Gesù operavano dal punto di vista del genio in modo simile, non è chiaro se la Sindone è un autoritratto miracoloso di Gesù alla maniera di come saranno I capolavori rinascimentali o se è un ritratto ideale di Gesù realizzato da Leonardo. Come poi questo sia stato fatto da questo punto di vista è secondario. In un gioco di specchi continuo dove ipotesi e tesi si mescolano continuamente. Ma si potrebbe continuare con gli esempi. L’uomo della Sindone ha la mano sinistra posta sulla destra, una posizione da mancino come era Leonardo e parzialmente Michelangelo. L’autoritratto di Leonardo e la Sindone si ritrovano dopo secoli attualmente a circa qualche decina di metri l’uno dall’altro a Torino. Un caso? Ad ogni modo Leonardo e Michelangelo per la Chiesa hanno prodotto le loro opere. Saluti.

    1. Lela

      Leonardo era un genio davvero, cento anni prima di nascere già dipingeva ritratti ideali del Cristo.

      1. Ravecca Massimo

        Secondo un pensiero di Papa Paolo Vi: Grazie agli artisti la materia si fa verbo. Buona Pasqua.

  2. Giuseppe

    Vabbé, ragazzi, Tempi ha pubblicato una meditazione di un grande teologo,grande Papa e finissimo intellettuale. Una bella occasione.
    Bastava leggerla, meditarla e farne tesoro, per chi è credente e festeggia la Resurrezione di Cristo.
    Poteva leggerla, e può ancora farlo, anche chi non è credente ma “cerca” con un po’ di sincerità di cuore.
    Oppure si poteva leggerla, scuotere il capo e far finta di niente. O non leggerla affatto.
    Questa è libertà!
    Invece anche il Sabato Santo e il giorno di Pasqua ci tocca leggere commenti raffazzonati, frasi fatte, stereotipi pseudostorici, affermazioni pseudoscientifiche trite e ritrite.
    Meglio una fetta di colomba e un bicchiere di spumante (o la pastiera, o quello che preferite, …), perchè anche Gesù festeggiava, mangiava e beveva con i suoi amici.
    Invece qualcuno preferisce i travasi di bile.
    Pazienza! Sono duemila anni che va avanti così, non è una novità.
    E non perderemo per questo la nostra serenità. In fondo, il Risorto aveva detto di non aspettarsi gli applausi del mondo, e anche di pregare per tutti, anche per chi non lo conosce e perfino per chi non lo vuole conoscere.
    Perciò buona Pasqua a tutti, in tutta sincerità, anche a DeSantis e a Michele.

  3. Roberto

    Non sventolo nulla , ho fatto una domanda a cui non devi rispondere a me ma a te stesso.

  4. Roberto

    Sicuro che sia un falso?
    E se fosse vera?
    Una opzione per verificare tutti i fattori in gioco.
    Perché non ti sei fatto da solo, sei stato fatto da un Altro per quello che sei quindi, dipendi.

    1. Michele

      io non sono “sicuro” di niente. quanto agli Altri,penso dovreste cominciare a rispettarli,anche a giudicare dal mare di vergogna che sta travolgendo il vostro cosiddetto “movimento”. Si chiama “Prof.” Garlaschelli cari miei.

      1. Michele

        certo,se pensassi di poter sventolare un lenzuolo chiaramente falso,per quel che se ne sa,pensando con questo di poter conculcare le opinioni altrui, e facendone un vessillo politico,beh,nel caso mi vergognerei. di questo sono abbastanza sicuro,dato che non siamo più’ ai tempi di Alessandria,in cui per convincere il popolino si inventavano trucchi e fiere di piazza,mentre dentro a una chiesa cristiana veniva violentata e massacrata Ipazia.

        1. Aragorn

          Vedo che ci tieni molto alle formalità ,Michele . A riguardo della vericità della Sacra Sindone -e adesso ti chiedo il rispetto di chiamarla per come nei secoli è stata chiamata- asino – ti consglierei
          di leggerti i libri a riguardo di BARBARA FRALE ,ed. il Mulino .I suoi studi sono pieni di ricerche
          sia storici che scientifici . Documentati, ti servirà a tè e a quanti non vogliono rimanere asini
          sulla oggetività della Sacra Sindone.

        2. Lela

          No, le stupidate e i luoghi comuni su Ipazia, no, dai.

  5. DeSantis

    Vi siete chiesti come mai nessuno più tra storici e scienziati si occupa più della sindone?

    La Chiesa dice che è acheropita ovvero fatta da mano non umana ma dice che potrebbe essere un falso.

    La storia traccia la sindone a partire dal 1300, la Chiesa del 1300 parla di “pictura seu tabula” e la scienza ha decretato la sindone del 1300.
    Ovviamente la Chiesa si oppone per mantenere viva la “suspence” nei fedeli.

    I cristiani dicono di non aver bisogno dei miracoli ma si fondano sul miracolo della resurrezione e per renderlo più concreto vi appigliate ad un telo che dovrebbe riportare l’impronta dell’energia emessa durante il “ritorno” in vita, ma perchè mai avrebbe dovuto emettere .. energia? Ed energia di che tipo, magentica?

    Che la sindone sia una truffa ormai è evidente. O no?

    1. laura

      Non credo che sia così evidente. Lascerei in sospeso il giudizio, per rispetto agli studi che continuano, alle tante persone che venerano una immagine del Signore anche a prescindere dalla sua autenticità, alla Chiesa stessa molto prudente nella valutazione. La inviterei ad evitare vocaboli imprecisi e offensivi.

      1. Michele

        non fate altro che offendere tutti ma pretendete “rispetto” . ma “rispetto” per che ? per una “fede” che trae la sua speranza da un falso medievale ? ma che miseria…voi volete “prove” …altro che fede….perche’ senza “prove” NON CREDETE A NIENTE. l’avete detto voi citando a vanvera dostoevski : per voi se non c’e’ dio ” tutto e’ permesso”. Bene per gli Altri,non e’ così.

    2. Sebastiano

      Parrebbe proprio di no, invece.
      Magari ti sarebbe anche utile leggere qualcos’altro al riguardo, oltre le chiacchiere a vuoto di Garlaschelli e soci.

      1. michele

        prof. garlaschelli. impara l’educazione,asino.

      2. Michele

        “prof” Garlaschelli,asino.
        Capisco che l’immaginario ciellino sia stato creato dalla serie di “Fantozzi”, ma quando ce vo’ ce vo’ ah ah ha

        1. Michele

          e poi chi sarebbero i “soci” ? sempre offensivi,sempre pieni di bile…ma vergognatevi..

          1. Michele

            Quanto alle “chiacchiere a vuoto” dovresti spiegarmi come mai e’ stato invitato alla Sapienza a esporre i suoi risultati,con il riconoscimento di stima anche di autenticisti dalle opinioni più’ che discutibili come il dr Di Lazzaro . Risposta : non sapete fare altro che insultare,voi si,da mane a sera.

          2. beppe tapparelli

            Invitato alla “sAPIENZA”?…. Ma… non è quel posto dove la libertà di parola è concessa solo a chi è della cricca?….Dove , non molto tempo fa è stato impedito di esprimesi un certo Pontefice Romano ,(finissimo intellettuale, fra i pochi, oggi), successore per altro, proprio di uno dei Pontefici che questo instituto (oggi così decaduto) lo fondarono? Sono questi i “prof.” a cui lei tanto si prostra, sig. , anzi , PROF. Michele?

          3. Sebastiano

            i soci sono quelli con i quali ha provato a ricreare la Sindone, con l’ipertecnologia del 2000, ottenendo un flop clamoroso. Al punto che più di un osservatore ha commentato che il risultato di questo “esperimento” era la migliore conferma dell’autenticità del lenzuolo.

            Ma te li leggi mai i commenti degli altri? O pendi solo dalle sue labbra?

        2. Sebastiano

          Ti rispondo in modo più soft perché prima mi hanno moderato:

          Qui si dice “Garlaschelli” e basta, ciuco.
          Che tu voglia fare il cortigiano, credendo che mettergli il titolo a fianco gli faccia avere l’aura di sommo scienziato, ti rende un servo ancora più sciocco.
          E studia.

    3. beppe tapparelli

      Era difficile condensare in uno scritto così breve tante imprecisioni e tanta arroganza…..Complimenti, De Santis, lei è riuscito perfettamente nell’impresa……Spero che un giorno, magari deposta l’arroganza, e approfondendo con più umiltà la storia del Sacro Lenzuolo, possa riconsiderare le sue sprezzanti ipotesi e interrogarsi sul senso di questo sublime e per ora inspiegabile segno e soprattutto sul senso della Vita….Buona Pasqua anche a Lei. De Santis.

    4. Rolli Susanna

      Giovanna, ma esce di casa ogni tanto secondo te?!?

I commenti sono chiusi.