
Adesso Moqtada al-Sadr è democratico e ama i cristiani

Da sei mesi le strade delle città di quella parte di Iraq che non è occupata dalle forze dell’Isis e che non coincide coi territori sotto il governo autonomo curdo sono affollate di proteste contro il governo di Haidar al-Abadi. A suscitare l’ira dei manifestanti sono il collasso dei servizi pubblici (soprattutto la mancanza di energia elettrica), la corruzione dilagante e la paralisi delle riforme che dovrebbero restituire al parlamento i poteri confiscati dall’esecutivo durante gli anni di potere di Nuri al-Maliki.
La manifestazione di ieri mattina 26 febbraio a Baghdad si segnala per due notevoli motivi: ha riunito, secondo gli organizzatori, un milione di persone; e durante essa ha preso la parola Moqtada al-Sadr, il religioso sciita già ispiratore dell’Esercito del Mahdi e protagonista dei momenti più foschi della guerra civile settaria in Iraq, da alcuni anni riconvertito in leader nazionalista moderato e unificatore. Nessun manifestante ostentava bandiere o altri simboli di partito, ma esclusivamente cartelli con la scritta “no alla corruzione e ai corrotti” e la bandiera nazionale irachena. Al-Sadr, che aveva dato ordine ai suoi sostenitori di non esporre simboli del movimento sadrista o della coalizione parlamentare al-Ahrar (34 seggi) di cui il suo movimento è il nerbo elettorale, ha parlato da leader nazionale: «Questa dimostrazione», ha detto, «rappresenta la voce di chi è dovuto fuggire dalla propria casa e di tutti gli oppressi, inclusi i sunniti. Rigettiamo tutti i corrotti, sia i partiti che le personalità politiche a prescindere dall’affiliazione confessionale». Il movimento di al-Sadr, come tutte le altre componenti della protesta, non chiede le dimissioni dell’attuale premier al-Abadi, ma denuncia la lentezza con la quale il suo governo procede alle riforme: «Al-Abadi», ha detto, «deve portare avanti riforme radicali. Alzate la vostra voce e gridate perché i corrotti abbiano paura di voi!».
Negli ultimi mesi al-Sadr si è fatto notare anche per le sue posizioni a favore dei cristiani iracheni, di cui ha difeso il diritto alla proprietà delle case che hanno lasciato temporaneamente vuote nelle città di Baghdad e Kirkuk per cercare riparo all’estero o in zone più tranquille dell’Iraq. Molte di queste case sono state sottratte ai legittimi proprietari con frodi che vedono la complicità di pubblici ufficiali che hanno fornito documentazione falsa attestante vendite mai avvenute. In occasione di sue dichiarazioni in difesa della minoranza sciita in Egitto, vittima di discriminazioni, alcuni religiosi iracheni hanno chiesto al leader sadrista se avesse deciso già di abbandonare la sua opzione moderata e di tornare alla politica settaria. Questa è stata la sua risposta: «Io sto semplicemente dalla parte degli oppressi. Se ho preso le difese degli sciiti discriminati in Egitto e in Arabia Saudita, non è perché sono sciiti, ma perché sono oppressi. Ho preso le difese dei sunniti in Iraq quando erano oppressi da governanti sciiti. Ogni volta che si manifesta una ingiustizia, io mi oppongo ad essa e prendo le difese degli oppressi ovunque essi siano, anche se appartengono ad altre religioni, anche se sono cristiani o altro».
La svolta politica di Moqtada al-Sadr risale al 2011, quando appoggiò pubblicamente le proteste dei sunniti contro il governo al-Maliki, e molti la attribuiscono proprio al lungo braccio di ferro che lo oppose a quello che allora era il primo ministro iracheno. Al-Maliki lo aveva costretto a sciogliere la sua milizia, l’Esercito del Mahdi, nel 2008, mentre aveva lasciato in vita altre milizie sciite vicine al partito Dawa. Acceso nazionalista fin dalla sua comparsa sulla scena politica all’indomani della caduta di Saddam Hussein (ma Moqtada, a differenza di quasi tutti gli altri esponenti iracheni anti-Saddam, non è vissuto fuori dal paese negli anni del regime), il giovane religioso sciita ha mantenuto le distanze anche dall’Iran, che pure ha fornito mezzi e addestramento ai suoi uomini al tempo dell’Esercito del Mahdi e anche oggi che esso è stato sostituito dalle Saraya al-Salam, le Compagnie della pace, che partecipano ai combattimenti contro l’Isis. La nuova milizia sadrista ha rapporti con i Guardiani della rivoluzione iraniani presenti in Iraq e riceve da loro assistenza, ma non è strettamente dipendente da loro come tutte le altre milizie sciite irachene impegnate a combattere contro gli uomini del califfato.
Le capacità manovriere di al-Sadr hanno cominciato a farsi notare nel 2012, quando riuscì a dare vita ad una alleanza parlamentare col leader curdo Massoud Barzani e col centrista sciita amato dai sunniti Ayad Allawi per una mozione di sfiducia contro il governo al-Maliki. La mozione non passò, e il disastroso esecutivo continuò a governare portando il paese alla rovina fino alle rovinose sconfitte militari dell’estate 2014, quando l’Isis conquistò Mosul con forze dieci volte inferiori a quelle dei difensori. Da allora Moqtada chiede una commissione di inchiesta che faccia chiarezza sulle responsabilità del governo e mandi sotto processo i responsabili della sconfitta.
I sadristi sono impegnati a restituire potere alle istituzioni politiche locali e al parlamento, messi ai margini dal centralismo di al-Maliki. Le loro battaglie politiche più importanti riguardano la Commissione per l’integrità, che si occupa della corruzione e altre reati contro la Pubblica Amministrazione, e la Commissione per la giustizia e la responsabilità, che si occupa della de-baathificazione (allontanamento dai posti di potere di coloro che vi furono nominati per i loro legami col partito di Saddam Hussein). Al-Maliki le ha trasformate in organi di competenza dell’Ufficio del primo ministro, e i sadristi cercano di restituirle al controllo del Parlamento. Altra posizione politica notevole di Moqtada al-Sadr è la scelta a favore della riorganizzazione delle forze armate irachene in alternativa al proliferare di milizie sciite al soldo dell’Iran. In passato i rapporti fra l’Esercito del Mahdi e le Iraqi Security Forces (Isf) sono stati pessimi, mentre quelli con le Compagnie della pace che ne hanno preso il posto del primo sono ottimi. A Tikrit i sadristi hanno combattuto al fianco dell’esercito regolare e così pure ad Amirli per rompere l’assedio dell’Isis alla città popolata da turcomanni sciiti.
Foto Ansa
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1 commento
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Qualcuno dovrebbe spiegare a Paolo Mercenaro, su faccialibro, che gli articoli, prima di commentarli, sarebbe meglio leggerli.