Papa Francesco: “Educare i figli è un dovere e un diritto irrinunciabile delle famiglie”

Di Redazione
05 Dicembre 2015
In un discorso all’associazione dei genitori delle scuole cattoliche (Agesc), il Pontefice li ha invitati a «non svendete mai i valori umani e cristiani di cui siete testimoni»
Papa Francesco risponde alle domande poste dagli alunni delle scuole dei Gesuiti di Italia e Albania, accorsi all'incontro col Pontefice nell'Aula Paolo VI in Vaticano, insieme agli educatori e alle famiglie, 7 giugno 2013. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Articolo tratto dall’Osservatore romano – «Non svendete mai i valori umani e cristiani di cui siete testimoni nella famiglia e nella società»; anzi «date generosamente il vostro contributo perché la scuola cattolica non diventi mai un “ripiego”, o un’alternativa insignificante tra le varie istituzioni formative». È la duplice raccomandazione con cui Papa Francesco si è rivolto, sabato 5 dicembre, all’associazione dei genitori delle scuole cattoliche (Agesc) che celebra il quarantennale di attività.

Ricevendone i rappresentanti nella Sala Clementina, il Pontefice ha ribadito per grandi linee i concetti espressi durante il recente colloquio con i partecipanti al Congresso mondiale dell’educazione cattolica, auspicando percorsi formativi inclusivi, capaci di far posto a tutti e non selezionando in modo elitario gli studenti. Considerazioni queste che contengono un invito valido anche per l’Agesc a «ripristinare il patto educativo», perché — ha spiegato — «il patto educativo si è rovinato, perché il patto educativo è rotto». Ecco allora l’esortazione all’associazione italiana «a gettare ponti» tra famiglie, scuola e società, cioè a «costruire unione dove avanza la divisione» e a «generare armonia quando sembra avere la meglio la logica dell’esclusione e dell’emarginazione».

Dopo aver rimarcato che i genitori sono «depositari del dovere e del diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, aiutando il compito della scuola», Francesco ha evidenziato come gli educatori cattolici in particolare siano chiamati a «fare la differenza con la qualità formativa», trovando «modi e vie per non passare inosservati dietro le quinte della cultura. Non destando clamori, non con progetti farciti di retorica», ma con «costante attenzione alla persona, in modo speciale agli ultimi». Insomma, si tratta di farsi «notare non per la “facciata”, ma per una coerenza educativa radicata nella visione cristiana dell’uomo e della società». Specie in questo momento storico «in cui la crisi economica si fa sentire pesantemente anche sulle scuole paritarie, molte delle quali sono costrette a chiudere». È infatti in questi casi che «si affaccia la tentazione dei “numeri”». Eppure, ha concluso, «nonostante tutto, la differenza si fa con la qualità della presenza, e non con la quantità di risorse».

Foto Ansa

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