Piango la Francia

Di Pier Giacomo Ghirardini
27 Novembre 2015
Piango perché molti di loro non hanno potuto scoprire che la gioia dell’uomo è appartenere ad una compagnia di uomini che condivide la stessa missione
La resistenza passa anche attraverso i graffiti. E fa da contraltare pi˘ creativo e colorato alla piazza della memoria per eccellenza, quella place de la Republique che a distanza di 10 mesi dalla strage di Charlie Hebdo, si Ë riempita di nuovo di candele, fiori e bigliettini. Dall'altro lato della piazza, su un muro di compensato usato da mesi come 'tela' dai writers, ci sono i pensieri 'di pancia' dei parigini pi˘ giovani. Un gruppetto di loro si Ë ritrovato lÏ nel pomeriggio con bombolette e pennelli per lasciare le proprie tracce di resistenza. E' il caso della scritta gigantesca, su sfondo nero, che riprende il motto di Parigi (il latino 'Fluctuat nec mergitur', naviga e non affonda) compreso lo stemma della nave. Oppure il graffito pi˘ naif dominato dalla scritta 'Pray for Paris' e accanto il simbolo della pace stilizzato con la torre Effeil. Pi˘ immediato lo slogan 'No pasaran', che ha avuto i complimenti anche di un poliziotto che passava di lÏ. L'unica writer della piazza ha scelto un disegno pi˘ elaborato: un bambino con i lacrimoni che tiene in mano una bandiera della Francia, macchiata di sangue. Sotto, onde nere e attorno note musicali insanguinate, tanto per non scordare quel concerto al teatro Bataclan sporcato da violenza e morte. ANSA/MICHELA SUGLIA

Piangiamo e piango la Francia. I suoi poveri figli massacrati al Bataclan. Che hanno l’età e il volto dei nostri e dei miei figli. Non per rivendicare un presunto diritto ad una libertà che pretendiamo illimitata e alla spensieratezza – il peut y avoir de la honte à être heureux tout seul. Piangiamo, senza facili moralismi e senza scontate ripicche, anche un’altra Francia. Che ci manca tremendamente e la cui mancanza depriva dell’essenziale anche la mia patria.

Piango perché molti di quei ragazzi non hanno avuto modo di imparare che a volte si può anche dare la vita per essere testimoni della più semplice delle verità, per scelta e non per l’orrore del caos – il vient toujours une heure dans l’histoire où celui qui ose dire que deux et deux font quatre est puni de mort, ci ha insegnato Camus nella Peste.

Piango perché molti di loro non hanno potuto scoprire che la gioia dell’uomo è appartenere ad una compagnia di uomini che condivide la stessa missione: perché non avranno mai più occasione di affermare con orgoglio, come Saint Exupéry in Pilote de guerre, je suis du Groupe 2/33.

Piango perché è stata loro sottratta la speranza (umana, civile, cristiana) «contro ogni speranza», quella che serve oggi per contrastare la barbarie di nuove incombenti dittature, forse peggiori del fascismo. Quella de L’Espoir di Malraux.

Piango perché è stata loro negata la possibilità di contribuire ad edificare una città dell’uomo dove la politica non è quella secondo la quale «il fine giustifica i mezzi». Non sono forse queste le ultime vittime immolate sull’altare di questo satanico principio. Ma dove «i mezzi sono il fine in divenire», come ci ha insegnato Jacques Maritain.

Piango la Francia di Péguy. Di Pascal. Di Hugo. Di Germaine de Staël.

Sì, piango anche la Francia di Charles de Gaulle. Che pone fine, nell’abbraccio a Konrad Adenauer, a due secoli di rivalità fratricida fra Francia e Germania che hanno portato l’apocalisse in Europa e nel mondo, contribuendo così al mezzo secolo di rinascita e prosperità europea, dove siamo nati e cresciuti.

Piango la Francia della piccola Thérèse che riempie immancabilmente le tasche, fino alla nostra ultima ora, di qualche franco e della misericordia infinita di Cristo, proprio a noi, poveri santi bevitori. Che ha saputo accogliere e offrire dignità a tutti i Joseph Roth, naufraghi in questo mondo.

Piango la Francia di mia madre, delle sue canzoni dell’infanzia che mi ha cantato, dell’imparare ad essere educati e gentili con gli altri. A stare composti a messa e quando ci si mette in fila per la comunione.

Foto Ansa

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2 commenti

  1. SUSANNA ROLLI

    Non pianga più, se può, ora. Oggi, a Rue de Bac ed in tutto il mondo cristiano è la grande festa della Medaglia Miracolosa; ci creda, li vedremo i miracoli, ce lo hanno promesso.
    Alle ore 17 facciamoci un coro solo recitando in unione di cuori la SUPPLICA DELLA MEDAGLIA.
    En avant, avec tout le couradge du monde, dans notre coeur…et un sourire.

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