
«Asciugare le lacrime di Dio ovunque Egli pianga». La missione di Aiuto alla Chiesa che soffre

Pubblichiamo un articolo tratto dal numero del settimanale Tempi in edicola
Oggi in Iraq, ieri in Germania. Per sostenere la Chiesa in tutto il mondo e al tempo stesso denunciare le violazioni alla libertà religiosa. È sempre stata questa la doppia anima di Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione pontificia con sede in 21 paesi nel mondo.
La storia dell’Opera iniziò nel Natale 1947 sulle colonne della rivista Toren (La Torre), pubblicazione dell’Abbazia di Tongerlo in Belgio, dove il monaco premostratense padre Werenfried van Straaten scrisse l’accorato articolo “Nessun posto alla locanda” per denunciare la sorte dei quattordici milioni di sfollati tedeschi – sei milioni dei quali cattolici – fuggiti dall’Europa Orientale in seguito alla ridefinizione dei confini della Germania.
Spinto dall’invito di Pio XII ad «aiutare i nemici di ieri», il monaco olandese bussò di casa in casa chiedendo alle massaie fiamminghe di sostenere quegli stessi tedeschi che avevano ucciso i loro figli ed i loro mariti. Nonostante le difficoltà economiche del secondo Dopoguerra, il carisma di padre Werenfried riuscì a toccare i cuori e a raccogliere vestiti, viveri e moltissimo lardo, l’unico bene che non mancava mai nelle case di belgi e olandesi. Ne raccolse diverse tonnellate, tanto da guadagnarsi il famoso soprannome di Padre Lardo.
Nacquero così i primi progetti: le motociclette per i tanti sacerdoti che assistevano i profughi, e le cosiddette “cappelle volanti”, dei pullman trasformati in chiese che permisero ai rifugiati di assistere alla Messa anche nelle aree più remote. Lo stesso “format” sarà ripreso negli anni Novanta per i “battelli-cappella”: barche trasformate in chiese per portare la parola di Dio lungo i fiumi dell’ex Unione Sovietica.
Rapporto sulla libertà religiosa
Già dopo pochi mesi, padre Werenfried si rese conto che assieme ai profughi, giungevano moltissime testimonianze della persecuzione anti-cristiana perpetrata oltre la Cortina di Ferro. Per dare voce alle sofferenze della “Chiesa del silenzio” nel 1952 il monaco organizzò un convegno a Königstein in Germania, dove si trova tuttora la sede internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Negli anni seguenti, le testimonianze dei cristiani perseguitati hanno trovato ampio spazio nel bollettino di Acs, l’Eco dell’Amore, nato nel 1954 e pubblicato ancora oggi in dieci lingue diverse.
Aiuto alla Chiesa che Soffre non ha mai smesso di dare voce ai cristiani perseguitati. Dapprima oltre la Cortina di Ferro e poi via via in Asia, Africa, America Latina. Ovunque vi sia una Chiesa sofferente o i cristiani subiscano discriminazioni o persecuzioni. Dal 1999 questa missione di denuncia trova uno strumento essenziale nel Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo che fotografa il grado di rispetto di questa libertà in ciascun paese, con riferimento a ogni tipo di violazione riguardante i credenti di qualsiasi fede. L’ultima edizione del Rapporto, pubblicata nel novembre 2014, rivela come la libertà religiosa subisca più o meno gravi limitazioni in 116 paesi al mondo, ovvero nel 60 per cento delle nazioni. I cristiani si confermano essere ancora il gruppo religioso maggiormente discriminato e perseguitato. Minoranza oppressa in numerosi paesi, anche in quelle terre dove i fedeli di Cristo abitano da secoli e oggi sono sconvolte dal terrorismo. Come l’Iraq, dove la presenza cristiana rischia di scomparire per sempre.
Acs ha iniziato a sostenere la Chiesa locale nel 1984, intensificando il suo supporto dopo lo scoppio della guerra nel 2003. Già prima dell’invasione dell’Isis i cristiani iracheni hanno infatti subito violenze e discriminazioni che hanno portato alla drastica riduzione dei fedeli da oltre un milione a poco più di trecentomila. «Acs è la nostra voce nel mondo», ha affermato monsignor Emil Shimoun Nona, arcivescovo di Mosul dei caldei nell’ottobre 2013. Appena otto mesi dopo la sua diocesi è caduta nelle mani dello Stato islamico. Acs ha risposto prontamente alle esigenze delle migliaia di cristiani fuggiti da Mosul nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2014, con un primo contributo straordinario erogato appena una settimana dopo la conquista della città. Per far fronte alle enormi necessità degli oltre 120 mila cristiani rifugiatisi nel Kurdistan iracheno, Acs ha lavorato a stretto contatto con la Chiesa locale per poi varare un piano straordinario di 4 milioni di euro, che comprende otto scuole e 150 alloggi prefabbricati, oltre a beni di prima necessità e a regali di Natale per più di 15 mila bambini. Grazie a queste strutture oggi molti dei cristiani rifugiati in Kurdistan hanno una sistemazione dignitosa.
La fondazione continua a sostenere i cristiani iracheni attraverso la preghiera – il 6 agosto scorso è stata indetta assieme al patriarca Raphael Louis I Sako una giornata mondiale di preghiera per la pace in Iraq – e il supporto concreto. Come ha recentemente ricordato l’arcivescovo di Erbil, monsignor Bashar Warda, le donazioni di Acs dal giugno 2014 ad oggi – 7 milioni e 200 mila euro – rappresentano oltre il 60 per cento degli aiuti ricevuti dalla Chiesa irachena dall’inizio di questa drammatica crisi.
I progetti in Iraq riflettono il costante aumento del sostegno di Acs a profughi e sfollati interni, cui la fondazione ha devoluto oltre 10 milioni di euro dal gennaio 2014 al giugno 2015. Per quanto il principale compito di Acs sia sostenere la Chiesa povera e perseguitata in tutto il mondo, l’Opera non ha mai tralasciato l’aiuto ai rifugiati, oggi particolarmente necessario a causa del drammatico incremento dei flussi migratori che riguarda molte comunità cristiane in fuga dalla persecuzione.
Ma le aree di intervento dei progetti finanziati da Acs sono tra le più varie, per andare incontro alle diverse esigenze delle Chiese locali. L’unicità della fondazione pontificia risiede nel non creare progetti, ma nel rispondere alle richieste dei vescovi, assicurandosi di rispettare le necessità e le priorità del territorio. Il fondatore padre Werenfried ha affidato ad Acs la missione di «asciugare le lacrime di Dio ovunque Egli pianga» e dopo 68 anni di storia la fondazione continua a portare avanti tale compito.
Nel 2014 Acs ha realizzato ben 5.614 progetti in 145 paesi nel mondo. Un risultato reso possibile dalla generosità degli oltre 600 mila benefattori che da tutto il mondo hanno donato oltre 105 milioni di euro. Notevole è il numero di progetti di costruzione e restauro. Nel 2014 Acs ha finanziato 1.508 costruzioni tra chiese, cappelle, seminari, centri pastorali ed altri edifici religiosi. Tra questi anche alcune delle chiese distrutte da Boko Haram in Nigeria. In molti paesi poveri le intenzioni di sante Messe rappresentano l’unica forma di sostegno per i sacerdoti che non possono contare sulle offerte dei propri fedeli. L’anno scorso la fondazione ha aiutato 35.214 sacerdoti grazie a 1.219.063 Messe celebrate in base alle intenzioni dei benefattori: una ogni 26 secondi.
Il trattore delle suore
Molte delle diocesi e delle parrocchie coprono vasti territori spesso difficili da attraversare a causa delle cattive condizioni delle strade. Acs dona numerosi fuoristrada, motociclette, biciclette e mezzi più “originali” come barche, gommoni e piroghe che servono per raggiungere le comunità più isolate. A Gambella, in Etiopia, durante la stagione delle piogge il vicario apostolico monsignor Angelo Moreschi visita le parrocchie con il motoscafo donato da Acs. Altri mezzi sono invece fondamentali per la sussistenza delle comunità, come il trattore acquistato per le monache carmelitane di un monastero di Cochabamba in Bolivia.
Gli aiuti alla motorizzazione sono nati nei primi anni Cinquanta con i “veicoli di Dio” donati ai sacerdoti che assistevano spiritualmente i milioni di profughi tedeschi. Radici antiche ha anche il sostegno di Acs alle pubblicazioni religiose: dal Nuovo Catechismo della Chiesa greco-cattolica ucraina alla versione in cinese della Summa Theologiae, la più famosa delle opere di san Tommaso d’Aquino; dal catechismo per i giovani Youcat alle innumerevoli traduzioni di testi quali il Messale romano e i libretti per la recita del Rosario. E ovviamente l’ormai famosa Bibbia del Fanciullo, il testo illustrato nato nel 1979 e pubblicato in 178 lingue diverse, per un totale di oltre 51 milioni di copie.
Grande il contributo anche alla formazione di sacerdoti, religiosi e seminaristi. Lo scorso anno Acs ha garantito un’istruzione a 9.669 seminaristi, uno ogni dodici nel mondo. Un altro ambito di intervento importante è la promozione del dialogo interreligioso, anche attraverso i media cristiani sostenuti da Acs. Come le radio diocesane, diffuse soprattutto in Africa, che oltre a essere un prezioso strumento al servizio dell’evangelizzazione e dell’educazione, promuovono la conoscenza dei valori e degli insegnamenti cristiani, avvicinando le altre comunità religiose. Molte di queste emittenti rappresentano l’unica forma di intrattenimento in un determinato idioma e sono ascoltate anche da non cristiani.
Altro esempio in tal senso è Sat 7, l’emittente cristiana creata nel 1997 per il pubblico di Turchia, Iran e Mondo Arabo. Il progetto è nato dalla convinzione che soltanto un’informazione onesta possa arrestare il processo che dall’ignoranza conduce al pregiudizio e al diffondersi dei conflitti. Sat 7 è seguita da molti musulmani perché utilizza un linguaggio che incontra il gusto dei telespettatori locali. Le trasmissioni sono quasi interamente realizzate in Medio Oriente da cristiani mediorientali e nel 2007 è stato creato un canale per i più piccoli, molto popolare anche tra i bambini musulmani. Da un recente studio è emerso che il canale è seguito da un bambino su quattro in Arabia Saudita. Un’emittente che trasmette valori cristiani e che è seguita anche dai bambini musulmani può contribuire non poco a un proficuo dialogo interreligioso futuro.
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