
La bella sessantenne, elegante, altera. E giovane. Come a esorcizzare la vecchiaia e la solitudine
Cammina per via Manzoni a Milano una bella donna, elegante, l’incedere da padrona, quel modo di muoversi altero della grande borghese. Nessuna firma esibita, ma tutto ciò che ha addosso è rigorosamente e austeramente prezioso. La grossa borsa di coccodrillo finto che costa come quello vero, ecologica ma portata con la graziosa noncuranza dei suoi tremila euro, ondeggia al passo veloce. Le meches appena accennate, ton sur ton, sono chiara opera di un parrucchiere di classe, il colorito è abbronzato non da una volgare lampada, ma dal sole garbato di un week-end d’autunno a Portofino. La bella quarantenne procede svelta, come chi vada a un cda importante.
Quarantenne? L’amico che ti è accanto, che nella signora ha riconosciuto una dama dal nome altisonante, ride: «Guarda che quella ne ha più di 60».
Incredibile, pensi con ammirazione, cosa sanno fare i chirurghi giusti. Per quanto, ai ricchi non importa: può avere un prezzo forse, a 60 anni, camminare ancora con quel piglio fiero, intravvedersi bella nello sguardo dei passanti? La gioventù non ha prezzo. Il mercato della giovinezza per vecchi abbienti, è in esplosiva espansione. Chirurgia, laser, luce pulsante, erbe cui vengono attribuite taumaturgiche virtù. Domani, magari, cellule staminali per ridare a guance sfiorite il turgore dei vent’anni. Comprare la giovinezza, potrebbe diventare l’ultimo status symbol dei veri ricchi, inarrivabile agli altri. Le rughe, le palpebre appesantite, condanna solo di chi non può permettersi di eliminarle. Vecchi ricchi che paiono quarantenni. Segnati, scolpiti dagli anni, solo i poveracci, sembra il futuro prossimo venturo.
La bella signora coi capelli d’oro s’è allontanata verso piazza della Scala, coi suoi splendenti 60 anni da clone. Ma, ti domandi, quanta paura della vecchiaia bisogna avere, per esorcizzarla con tali energie? Una che sia amata dal marito, dai figli, dai nipoti, ha bisogno di nascondere così disperatamente i suoi anni – come un’onta? O invece la compulsione della giovinezza obbligatoria non è direttamente proporzionale a un sentirsi mancare il terreno sotto ai piedi, quando il marito se ne è andato con una di trent’anni – e anche il “nuovo compagno” di ordinanza ultimamente è un po’ freddo? Quando di figli non ce n’è, o ce ne è uno solo, che non si vede mai in quella bella casa svuotata da amori di breve corso?
Allora, addosso una sottile paura, inconfessabile perfino a se stessa. Chi ti amerà, adesso che sei vecchia? Non frivolezza, ma angoscia dietro alle liste di attesa dei chirurghi estetici. Impensabile lasciare quelle pieghe secche attorno alla bocca a rivelare l’età. Qualsiasi cosa, per sembrare giovane ancora, per sperare che ancora qualcuno ti desideri – o addirittura ti ami. La bella donna altera oscillante sui tacchi, quasi marziale il passo sui marciapiedi di via Manzoni, l’aria di quella che non deve chiedere mai. E nella linea troppo tirata del mento orgoglioso, invece, forse a lei stessa ignota, una inconfessata, spaventata preghiera.
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