
Iran nucleare. «Accordo storico» ma precario: gli ayatollah possono farsi l’atomica «quando vogliono»

«Almeno su un punto possiamo essere d’accordo: il fatto che Obama cerchi di lasciare un’eredità [storica] non ci rende affatto più forti». La battuta fatta da un diplomatico del Golfo alla Bbc concentra in sé molti dei dubbi sollevati da ogni parte del mondo a riguardo dello “storico” accordo sul nucleare fra l’Iran e il gruppo del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania).
«FIAMMIFERI A UN PIROMANE». Magari non sarà proprio come dice Israele, e cioè che «dare al più grande sponsor del terrorismo nel mondo un lasciapassare per sviluppare armi nucleari, è come fornire a un piromane una scatola di fiammiferi», però su un punto sono d’accordo quasi tutti: l’intesa raggiunta ieri a Vienna, se scoraggia la Repubblica islamica dall’ottenere la bomba atomica in tempi brevi, non le impedisce di sviluppare la sua tecnologia nucleare.
DEMOCRATICI SCETTICI. Ne sono convinti gli stessi senatori democratici, che al Congresso americano che deve ratificare l’accordo nucleare, rappresentano l’ago della bilancia. Come riportato dall’Associated Press, ci sono molti più scettici che entusiasti. «Quando si parla dell’Iran, non ci si può mai fidare», commenta scettico il senatore Ben Cardin. «Sosterrò l’accordo solo se impedisce all’Iran di sviluppare armi nucleari in qualsiasi modo», gli fa eco Chris Coons, anche lui democratico. Obama ha già detto che metterà il veto, se il Congresso non approverà l’accordo, quindi il risultato finale è scontato. Ma i rilievi di Coons non sono da sottovalutare. Oggi, secondo gli analisti, il regime degli ayatollah può arrivare alla bomba atomica in due mesi, se decide di arricchire l’uranio fino all’ultimo stadio necessario. Se l’accordo sarà implementato, invece, per Teheran non sarà impossibile ottenere l’atomica, ma servirà almeno un anno di tempo. Durante il quale, le sanzioni potrebbero essere ristabilite.
SEIMILA CENTRIFUGHE. In base ai termini dell’intesa, Teheran ridurrà di due terzi le sue 19 mila centrifughe per arricchire l’uranio fino a seimila. La centrale di Fordow sarà convertita in centro di ricerca con la metà delle duemila centrifughe presenti attualmente. Il reattore nucleare di Arak sarà riconvertito perché possa produrre al massimo un chilo di plutonio all’anno. L’Iran infine si impegna a ridurre la sua scorta di uranio arricchito da 12 mila a 300 chilogrammi.
ISPEZIONI E 50 GIORNI. Teheran ha comunque fatto sapere che, oltre alle seimila centrifughe che rimarranno, tutte le installazioni nucleari del paese resteranno operative e l’uranio continuerà a essere arricchito. Il punto dunque è se ci si possa fidare del regime islamico: farà davvero ciò che promette? Obama ha promesso che le sanzioni all’Iran verranno eliminate, consentendo al paese di accedere a centinaia di miliardi di dollari ora congelati, solo se gli ispettori dell’Aiea potranno fare i loro controlli. Anche se l’accordo prevede che l’Iran abbia 24 giorni per rifiutare le richieste di ispezioni, chiamando in causa un arbitrato che potrà prendere una decisione dopo altri 21 giorni. Le ispezioni, insomma, potranno essere rimandate da Teheran di almeno 50 giorni.
UNA BOMBA O MOLTE BOMBE? Secondo uno dei principali analisti della Cnn, Danielle Pletka, il problema sta anche nelle intenzioni: «Chi ci dice che il leader supremo dell’Iran voglia “una bomba”? Magari vuole molte bombe, un arsenale di bombe o anche solo la capacità di avere delle bombe nel momento in cui lo desideri, come il Giappone». Se è così, «questo accordo non impedisce questa possibilità». Forse «l’Iran non desidera sradicare Israele dalla mappa del mondo quest’anno. Ma la realtà è che, quando lo vorrà, il mondo non potrà fermarli» con questo accordo.
«ASTUTI». Il patto nucleare «di cui Obama va tanto fiero non limita la ricerca iraniana nell’ambito delle armi nucleari, non limita l’arricchimento dell’uranio, non limita la miniaturizzazione o il modo di sganciare la bomba e non getta luce sulle passate intenzioni dell’Iran di ottenere una bomba atomica», per quanto il regime islamico abbia sempre negato. In ultima analisi, in cambio di un accordo che «limita poco o niente le proprie ambizioni ultime, l’Iran otterrà oltre 100 miliardi di dollari. Astuti».
L’IRA DEI PAESI SUNNITI. Neanche a dirlo, i paesi arabi del Golfo, sunniti e in perenne lotta con l’Iran sciita, temono che a Teheran approfitteranno di questo patto per «estendere la loro influenza egemonica sulla regione» mediorientale. L’ex capo dell’intelligence dell’Arabia Saudita, citato dall’Ap, prevede a proposito «una corsa regionale al riarmo». «È una minaccia agli interessi arabi e alla pace del Golfo», insiste Tariq Al-Shammari, presidente del Consiglio delle relazioni internazionali del Golfo. «I paesi sunniti, infatti, temono che l’Iran usi le nuove finanze per aiutare i suoi alleati: Hezbollah in Libano, Assad in Siria e ribelli Houthi in Yemen». La posizione del Qatar a proposito è stata ben espressa dal tweet dell’imam Mohammed al-Shinqiti: «L’America ha qualcosa da offrire all’Iran: un mondo arabo aperto alle sue guerre».
«NIENTE DI STORICO». Per l’analista Aaron David Miller, «essenzialmente, non c’è niente di storico in questo accordo», commenta alla Cnn da Washington. «Non dico che è una catastrofe, dobbiamo solo dirci chiaramente che cosa siamo riusciti a fare: l’Iran ora ha più limitazioni, ma tra qualche anno sarà più ricco, più influente in Medio Oriente e avrà ancora le infrastrutture nucleari per fare la bomba atomica, se questa è la loro intenzione».
GIOCO ANTI-SIONISTA. E le intenzioni della Repubblica islamica non sembrano affatto cambiate, almeno a livello “popolare”. Una casa di produzione iraniana ha appena rilasciato un gioco per smartphone intitolato “Missile Strike”, raid aereo: l’obiettivo dell’utente è ben spiegato dal suo inventore, il persiano Mehdi Atash Jaam: «Il gioco anti-sionista mostra la potenza missilistica iraniana», ha dichiarato all’agenzia semiufficiale iraniana Fars. «I missili Zelzal, Zolfaqar e Sejjil, costruiti dall’Iran, vengono usati dai giocatori nella prima fase (…) per distruggere le difese aeree del regime sionista e colpire Israele». Un gioco poco divertente.
Foto Ansa/Ap
Articoli correlati
20 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Grazie Raider, per le spiegazioni intelligenti e le risposte puntuali alle obiezioni degli anti-sionisti che affollano il sito.
Non ho la pretesa di poter rispondere con altrettanta abilità e competenza, ma vorrei fare due considerazioni da profano:
1) In teoria, uno potrebbe infischiarsene del fatto che questo accordo scellerato con ogni probabilità porti ad una corsa alle armi atomiche tra Sciti e Sunniti. Anzi, qualcuno potrebbe anche ritenersi soddisfatto. In fondo, l’acuirsi della crisi e del conflitto interno all’islam e la possibilità di ricorso alle armi nucleari da parte dei contendenti potrebbero anche essere utili a sbarazzarci del problema “islam” una volta per tutte. Qualcuno potrebbe anche illudersi che i mullah iraniani, per mostrarci tutta la loro gratitudine, possano diventare un nostro fedele alleato nella guerra contro il terrorismo islamico incarnato dall’Isis, e poi, una volta assurti allo status di superpotenza atomica e mondiale col nostro aiuto, rinunciare alle proprie ambizioni egemoniche.
E qualcuno, purtroppo, potrebbe anche rassegnarsi volentieri alla possibilità che anche Israele resti coinvolta e possa sparire dalla faccia della terra…Che poi possa diventare molto più problematico garantire le forniture di petrolio, da cui ancora dipendiamo per la sopravvivenza della nostra civiltà, potrebbe non spaventarci eccessivamente, o perchè crediamo alle favole inventate dagli ambientalisti sulla possibilità di sostituire i combustibili fossili con i panneli solari e i mulini a vento, o perchè contiamo sul petrolio americano, oggi estratto in abbondanza grazie all’innovativa tecnologia del fracking.
Esiste, però, un’altra probabile conseguenza di questo accordo che forse dovrebbe terrorizzarci, a giudicare dai timori generati dall’incidente al reattore di Fukushima in Giappone in occasione del devastante tzunami del 2011. Ogni giorno che passa senza un intervento deciso e determinato da parte occidentale contro lo tzunami islamico che sta devastando il Medio Oriente, gli jihadisti dell’Isis vedono crescere le probabilità di potersi dotare di bombe atomiche, o semplici isotopi radioattivi necessari alla costruzione di “dirty bombs”, grazie proprio al patto appena stipulato con l’Iran. Questo trattato, infatti, ha la potenzialità di innescare una corsa alle armi atomiche o almeno, nella migliore delle ipotesi, una proliferazione di reattori nucleari e materiale radioattivo nell’area più instabile del pianeta, aumentando enormemente il rischio che del materiale nucleare possa cadere sotto il controllo dell’Isis e gruppi affini. In altre parole, mi pare che Obama e l’Occidente, firmando questo accordo, stiano creando i presupposti non solo per un possibile conflitto nucleare in Medio Oriente, ma anche per l’impiego di armi di distruzione di massa contro bersagli occidentali da parte dell’Isis e company…
2) Israele, a partire dal 1979, anno della rivoluzione islamica iraniana, si trova, suo malgrado, in una posizione assai scomoda: tra l’incudine sunnita e il martello sciita…Israele è infatti minacciata sia dagli islamisti sciiti, sia sunniti, entrambi radicalmente e dichiaratamente anti-sionisti e anti-semiti, intenzionati ad annientare Israele, cioè il promemoria più doloroso della debolezza dell’islam e della futilità dei progetti di dominazione islamica globale. In questo momento, però, la minaccia sciita viene percepita come più grave dal punto di vista della sopravvivenza di Israele per una serie di ragioni piuttosto ovvie. Al momento, Israele non è dalla parte di nessuno dei suoi nemici giurati. Israele è solo dalla parte di sé stessa, consapevole più che mai di non poter contare su nessuno, neppure sui tradizionali alleati americani, impegnata come sempre a sopravvivere contro ogni minaccia e a valutare con attenzione quale nemico rappresenti di volta in volta un pericolo maggiore e più immediato per la propria esistenza. Israele deve poi fare i conti con i malcelati tentativi di Obama di comprometterne la sicurezza costringendola al ritorno ai confini indifendibili anteriori al 1967, una pericolosa concessione territoriale che renderebbero Israele estremamente vulnerabile.
Posta sotto pressione e ricattata proprio dal presidente dell’unico paese occidentale da sempre alleato, o comunque non ostile, che invece ha sostenuto apertamente i Fratelli Musulmani in Egitto e i terroristi islamici in Siria, e oggi finge di combatterli per salvare la faccia, Israele finora difficilmente sarebbe potuta intervenire contro i fanatici islamici sunniti in Siria, anche se avesse voluto. All’interno degli annunciati limiti di neutralità rispetto al conflitto siriano violabili solo in caso di grave minaccia di utilizzo di armi chimiche contro il territorio israeliano, Israele è in cerca di nuove e più affidabili alleanze, che possano compensare il vuoto parziale lasciato dal tradizionale alleato a stelle e strisce, in ritirata dall’arena geopolitica mediorientale, dopo essersi potenzialmente affrancato dalla dipendenza dal petrolio mediorientale grazie all’innovativa tecnologia del fracking. Israele deve, nel frattempo e per ora, cercare di assecondare Obama, almeno fino alla fine del suo mandato. Alla luce della posizione fortemente contraria ad un intervento militare contro i mullah iraniani e dei passati tentativi della Casa Bianca di compromettere l’allestimento dei piani strategici israeliani rivelando informazioni confidenziali all’opinione pubblica, Israele deve evitare il rischio di un’aperta opposizione e una possibile riduzione dell’assistenza militare americana in vista del momento sempre più vicino dell’attacco all’Iran. In ogni caso, Israele, più di ogni altro paese occidentale, e certamente anche della Madre Russia, sta combattendo già da tempo anche contro gli islamici sunniti, non solo di Hamas, e a breve dell’Isis nel Sinai, collaborando con l’Egitto e la Giordania, minacciate entrambe dall’espansione del Califfato, ma anche Boko Haram e Al Shabab, attraverso l’aiuto offerto ai governi della Nigeria e del Kenia, colpiti dagli attacchi terroristici di questi gruppi di Jihadisti sunniti.
http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/1.590045
http://www.bbc.com/news/world-africa-15725632
http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/.premium-1.641497
http://www.foxnews.com/opinion/2015/07/06/anniversary-in-gaza.html
Grazie a lei, Andrea Tedesco, mille grazie per l’analisi attenta e per quanto mi riguarda, ineccepibile e sottoscrivibile i tutto e per tutto. Per varie ragioni, non posso intervenire con l’assiduità di prima. Spero che lei e altri – Alessandro13 e Sascha, pe es.: che fine hanno fatto? on li leggo più -, a parte gli amici Menelik, Yoyo e Sebastiano, possiate intervenire più spesso: per il piacere di leggere i vosti interventi, innanzi tutto. E per mettere a tacere i muezzin della dhimmitudine in azione (anche) su questo blog.
Caro Raider, dammi pure del tu…condividendo questa comune battaglia per la difesa della nostra civilta’ e liberta’ siamo gia’ ottimi amici, pur senza conoscerci di persona..:-)
Come mi pare anche tu abbia intuito, e come dicevo al nostro amico e valoroso capo Geronimo, il dibattito con gli “aspiranti dhimmi” e’ per lo piu’ futile, se lo scopo e’ quello di “vincere le menti e i cuori” di costoro, perche’ la ragione primaria della loro posizione mentale “a 90 gradi” nei confronti dell’islam non e’ il frutto anzitutto di un’analisi razionale della realta’, bensi’ di un malessere psicologico, identificabile con la “castrazione”, la bassa autostima e i sensi di colpa esagerati associati all’idealismo e perfezionismo esasperati.
“Metterli a tacere” e’ impossibile, pero’ si puo’ portare allo scoperto il loro problema di fondo, costringendoli con argomentazioni rigorose e documentate a ridurre drammaticamente la quantita’ di parole per mancanza di contro-argomentazioni sul piano logico e razionale, dopo di che improvvisamente di solito saltano fuori le classiche accuse di razzismo, fascismo etc. Per esempio, basta leggere la brevissima risposta di Antonio alla mia lunga osservazione argomentata e documentata sull’altro articolo relativo al trattato con l’Iran…Puo’ servire, pero’, a convincere gli onesti intellettualmente non affetti da turbe della psiche, e a riconoscere e conoscere amici e nemici in quella che e’ ormai, a tutti gli effetti, la III Guerra Mondiale…
A presto e ciao!
Andrea
Temo che Obama si sia lasciato fregare, come Carter negli ’80 dai sovietici in tema di disarmo nucleare.
La differenza è che ora c’è il concreto rischio che un paese che impicca i gay, giustizia gli apostati e ha più volte auspicato la distruzione fisica di Israele, si doti dell’atomica.
Senza considerare che ora anche i musulmani sunniti (Arabia S. in primis) vorrano l’atomica, per controbilanciare gli sciiti iraniani.
Auguri a tutti, e di nuovo grazie al “premio Nobel per la pace” Obama…
Sempre Blondet riferisce quest’altra notizia :
“Israele il principale fornitore di armi a tutti i gruppi armati in Siria”
“La notizia è di Al Manar, l’organo di Hezbollah, che racconta una storia interessante. Tuto nasce da un hacker professionale che ha infiltrato un troyan nel computer di un comandante di DAESh in Irak; scoprendo presto che questo intrattiene rapporti on un tal Mendi Safadi, a cui descrive dettagli della vita in Siria. Safadi – il cui computer viene prontamente infiltrato – è un druso di passaporto israeliano; risulta che lo stesso personaggio ha rapporti, attraverso il computer, con un altro dirigente di DAESH, lo ‘sceicco’ Omar al-Hajji di Rakka (alias Omar Ghouraba); nella memoria elettronica di questo si trovano mail da parte di uno “sceicco Ahmad” che trasmetteva dati di intelligence che pervenivano da tale Abdel Ghafour al-Hadiri di Aleppo…a farla breve, si arriva a scoprire l’esistenza di una rete di reclutamento di agenti, specie donne, in Turchia e Giordania, capeggiata da un ufficiale israeliano di nome Moti Cohen. Il druso Moudi Safadi è il suo “delegato per la sicurezza”: è anche un direttore dell’ufficio del primo ministro israeliano, lavora nel nel dipartimento di Tecnologia delle informazioni (che serve anche la Knesset). E’ stato incaricato dal governo Netanyahu di tenere i rapporti coi gruppi armati, piccoliu e grandi, operatyivi in Siria. Fornisce armamenti; risulta titolare di diverse aziende del settore armamenti in vari paesi. In più, è fra gli intimi di Baruch Marzel, un estremista fanatico israeliano che ogni anno commemora il massacro commesso nel ’94 contro 29 palestinesi in preghiera nella moschea Ibrahim al Khgalil di Hebron. Il pirataggio delle sue memorie elettroniche fornisce una messe incredibile di dati: i suoi rapporti cordialissimi con personalità civili e militari insospettabili che vivono in Siria e in Libano , membri dirigenti della Al Nusrah (al Qaeda in Siria) e di DAESH…in pratica, risulta che fornisce armi a tutti i gruppi e milizia anti-Assad
sennza alcuna distinzione. Restano prove documentali, per esempio, di una transazione per armamenti che Israele ha cercato di concludere a Praga (sede di una società di Safadi ) per conto delle milizie del Fronte Islamico (coalizione che o aveva come nerbo la milizia pro-saudita Jaïch al-Islam diretta da Zahrane Allush) , Ajnad al-Cham (vicina ad Al-Qaïda) et il Fronte al-Nosra. Ma nel documento c’è che quets’ultimo ha rifiutato di concludere il contratto al difuori dal territorio siriano e senza il controllo sul prezzo dei suoi consigli militari interni. Risulta che i soldi vengono dal Katar e da donatori sauditi: l’uomo di collegamento fra Al Nusrah e Katar è tale Mohammad al-Khatib, detto (chissà perchè) “Clinton”. In uno dei documenti, ad un gruppuscolo armato vengono promessi missili TOW, anti aereo tipo Stinger, visori notturni termici, tutto armamento americano che Safadi s’impegna a procurarsi in Israele. Ci sono anche commercianti che forniscono, oltre le armi, passaporti europei regolari per agevolare il traffico. Nelle memorie del personaggio si trova anche un brogliaccio per “la creazione di un esercito per rovesciare il regime siriano”: con un interesse particolare per la Brigata Al Furkane, un gruppuscolo dell’Armata Libera Siriana perché “controlla dei varchi clandestini in prossimità della cittadella di Jandal sul versante della montagna al Sheik (Monte Haramon) per conto di Israele”: segno del coinvolgimento diretto dello stato ebraico.”
Blondet scriva quello che vuole riprendendolo dalle fonti d’informazione di Hezbollah e che i complottisti filo-islamici gli copincollano: l’America di mr Obama e l’Occidente, con venti miloni di islamici solo nell’Ue, non intendono combattere contro le proprie opinioni pubbliche che di interventi armati non vogliono sentire parlare. Se intervenissero, sarebbero tacciati di qualunque cosa. Israele si difende come può. Se sono così forti, ci pensino Blondet e Hezbollah: a colpi di complottismo, a quanto sembra.
C’è poco da fare : l’asse sciita è per la macchina da guerra sionista l’osso più duro.
Oggi Blondet ci fornisce questa notizia che viene da una fonte della sicurezza irachena :
Catturati consiglieri ISIS: con passaporto Usa e Israel
“…L’operazione è stata condotta da Hezbollah in Irak. “Avuta informazione dell’esistenza di un ben equipaggiato centro di comando di DAESH, le forze speciali hanno lanciato l’offensiva detta ‘Dardo di scoiprione’. Il centcom era situato nel deserto di Tal Abat, provincia di Mossul; è caduto nella mani della resistenza, che l’ha fatto saltare con esplosivo. I consiglieri militari di DAESH sono stati trasferiti ad un centro di sicurezza a Baghdad”: tre sono di nazionalità israelo-americana, uno di uno dei paesi del Golfo Persico, non meglio identificato.
Del resto lo stesso Washington Post, il 2 giugno, in un articolo a firma Greg Miller et Karen DeYoung, ha lamentato che “gli sforzi segreti della Cia in Siria sono minati da tagli di bilancio”: dove si rivela che la Cia ha speso finora un miliardo di dollari annui per formare mercenari che combattono contro il regime di Assad. Il Washington Post precisa che non si tratta del “programma del Dipartimento di Stato per formare combattenti ‘moderati’ da lanciare nella lotta contro lo Stato Islamico”, programma che “non è ancora cominciato”. Il miliardo annuo è andato a formare 10 mila non-moderati anti-Assad nei campi segreti in Giordania, nelle spese per la arccolta di intelligence per sapere dove scatenare i terroristi, e nella logistica per far giungere loro armi, munizioni e rifornimenti.. Al costo di 100 dollari per terrorista, ciò è sembrato caro al Congresso, che ha tagliato i fondi del 20 per cento.”
Avevo inviato un post, in attesa che sia sbloccato scrivo un altro sperando che passi tempestivamente.
La quantità esorbitante di liquami scolati e postati dal multinick falsario anche nei nickname siciliani ce si intesta dopo aver detto dei siciliani cose degee del nazi-islamiso come religione naturale di tutti gli psicopatici come lui, ecco che torna a copincollare un classico dei complottisti, Blondet, che ce l’hanno a morte con gli ebrei che controllerebbero il mondo come e dominano loro menti: e poi, nulla dicono sull’islamizzazione dell’Occidente per via migratoria, che è uno dei punti chiave dei programmi giudeo-occidentali. Su questo, i Blondet e i loro amanuensi tacciono: omissis, omertà. La contraddizione che li smentisce in partenza rimane indiscussa: e spiega tutto il resto, come l’incredibile e indimenticabile assortimento di sciocchezze prima assurde e poi, contraddittorie messe insieme dal mulltinick re dei re dei troll che, per dire un’altra del take away dai siti islamici copicollata qui, ha conunicato che Hamas è una filiale del Mossad.
Comunque,
– la falsficazione di passaporti non è cosa così insolita perchè debba stupirsene chi falsifica tutto, a cominciare dai propri e altrui nickname: sull’identità dei “resistenti” saddamiti, come sui foreign fighters di provata fede islamica coe sgli ebrei do provata fede anti-israeliana, non c’è bisogno di scoprire nulla:
– Hezbollah dovrebbe affrontare l’Isis in maniera meno sporadica, visto che ne ha la capacità militare, tato da potere sfidare l’esecito israeliano, che i filo-islamici, una volta, esaltano come fra i top ten degli eserciti a livello planetario e la volta dopo, come un bluff:
– a Bagdad hanno bisogno di chi li ha aiutati a liberarsi di Saddam Hussein, più che di chi ha alimentato, strumentalizzandola, la “resistenza” dei saddamiti, dopo aver tentato di mettere le milizie sciite di al Sadr contro gli sciiti dell’ayatollah al-Sistani – lo stesso che aveva mandato a ramengo Khomeini quando aveva tentato di accreditarsi come guida dello sciismo:
– la guerra, non roba di oggi o di ieri, fra sunniti del Golfo e sciiti iraniani – con chiunque ci si voglia schierare -, non impedisce di vedere gli uni e gli altri guardare con favore alla prospettiva di Eurabia, che fa voltare i Blodet da un’altra parte, l’odio contro Israele e gli Ebrei prevalendo in costoro di gran lunga sulla difesa dell’Europa e dei valori della tradizione e dell’identità occidentale:
– figurarsi, poi, che segreti si scovano a leggere il Washington Post: gli americani hanno sostenuto le formazioni anti-Assad come altri gruppi nell’area in ottemperanza alle politiche avviate da mr Obama, con cui gli ayatolla hanno concluso accordi di pace in (bella) vista di atomiche sullo sfondo puntate sulle teste di chi decideranno gli ayatollah:
– quanto allo “scappare di mano” dei jihadisti, se “scappano” verso La Mecca agli islamici e islamofili anti-occidentali la cosa non dispiace: anzi! Che, nemici o amici sfuggenti, si tratti sempre e solo di islamici: ecco, di fronte a questa evidenza, i filo-islamici anti-occidentali sfuggono da tutti i lati: ma sempre in direzione de La Mecca.
NO ALL’ISLAM!
Spero che i miei post siano sbloccati. Grazie.
@Antonio
“l’Iran accrescerà la sua influenza sul medio oriente”
Io credo che più che l’Iran in sè, sarà il gruppo emergente BRICS, assieme allo SCO che avrà sempre più voce in capitolo nell’area mediorientale.
Naturalmente la strada è irta di ostacoli e di battaglie. L’attuale attacco all’economia cinese da parte della finanza anglo-sionista è in funzione anti-BRICS per fare un esempio.
L’accordo non garantisce nulla, è impossibile controllare al 100% la situazione delle armi di un paese (l’Irak di Saddam ne è un esempio). Ma a prescindere da questo occorre un’ alleanza politica con l’Iran e gli sciiti per risolvere la questione IS, che è invece finanziato dai paesi del Golfo, alleati di USA e Israele, che fanno finta di bombardare il Califfo e allo stesso tempo organizzano i ribelli anti-Assad.
In ogno caso secondo me Israele ha già deciso di bombardare l’Iran, attende solo il prossimo presidente USA (Repubblicano o la Clinton è la stessa cosa), anche perché, se questo accordo non lo rassicura, mi chiedo come potessero rassicurarlo delle semplici sanzioni.
L’accordo di Vienna non garantisce neppure noi, Cisco. Gli ayatollah hanno parlato chiaro e i pappagalli che fanno da loro portavoce anche qui non sono stati da meno: Israele deve sparire! E chi sostiene Israele e pagherà piangedo amaramente le conseguenze. Due milioni circa di musulmani sono già qui: fra dieci anni quanti sarano? E altro che atomiche! Gli basterà molto meno – ricatto petrolifero o minaccia atomica che sia – per tenerci in pugno. E le prime avvisaglie le abbiamo viste. Iran e Paesi del Gollfo sono in competizione per ragioni tutte loro, non ultima, la legittimazione della leadership coranica di emiri e ayatollah riguardo l’ortodossia islamica, in cui rientra la sopravvivenza di Israele e l’instaurazione, con un mezzo o un altro, di Eurabia. Il resto è un “facciamo finta che…”
@Raider
L’alternativa all’accordo sarebbe di continuare con le sanzioni verso un paese che ha firmato un trattato di non proliferazione nucleare e che non arriverà mai, anche riuscendo a costruirlo – comunque cosa non facile data la sistematica eliminazione dei fisici iraniani da parte del Mossad – a usare un ordigno atomico distruttivo: oltre agli USA, tutti i paesi della zona, dalla Russia ai paesi del Golfo, ci metterebbero meno di una settimana a far fuori Presidente e Ayatollah. Israele è più preoccupato – giustamente – per il finanziamento al terrorismo internazionale. Ma su questo nessuno ha la coscienza pulita.
Non ho la fiducia che ha lei Cisco: gli iraniani hanno la possibilità di costruirsi l’atomica grazie ai +1, se vogliono: e di usarla, se vogliono, prima che possano impederglielo quanti non hanno voluto fermali prima. E l’idea che la cosa riguardi scenari esotici e americani e che nessuno ci toccherà mi sembra peggio che un eccesso di fiducia nella propria irrilevanza: e due milioni di islamici solo da noi e per il momento, non sono dettagli di poco conto, ancora da fare.
Iran sponsor del terrorismo? E chi sono i terroristi che finanzia l’Iran? Hezbollah e Hamas? Hamas difende i palestinesi dagli espropri israeliani ed Hezbollah idem con il libano e tra le altre cose salva i cristiani siriani e libanesi minacciati dall’avanzata daesh. Di contro Israele sta con i paesi del golfo e Netanyahu ha ancora il coraggio di accusare l’Iran di terrorismo?
I sionisti ed i loro amici/nemici sauditi sono un po’ nervosetti perchè sempre meno riusciranno nel loro gioco di destabilizzare l’area mediorientale. Un Iran forte va decisamente contro i loro piani egemonici.
L’accordo favorisce l’economia Iraniana e con la rimozione delle sanzioni europee e americane e la conseguente crescita della produzione di petrolio anche le economie occidentali trarranno beneficio. Ci perdono i paesi del golfo sia dal punto di vista economico perchè dovranno fronteggiare il calo dei prezzi del petrolio che su quello politico religioso poichè l’Iran accrescerà la sua influenza sul medio oriente.
E i piani egemonici e bellico-atomici dell’Iran, con la pace rateizzata e data di scadenza, sono più radiosi, dopo che i complottisti ci hanno detto che gli ayatollah vogliono il nucleare civile pe sopperiee alla carenza di petrolio, per cui hanno messo da tempo gli occhi sulle riserve petrolifere della pensiola araba?
E i sauditi che si rivolgono ai Russi per parare la botta atomica sarebbero da biasimare per questo? Io li biasimo – eccome! – per altro: per Eurabia, imposta con un’immigrazione che svende i popoli europei a prezzi di listino – 35 euro al giorno per ogni immigrato che gli sceicchi si tolgono dai piedi e islamizzarci. Con questo, chi vuole la guerra! guerra! guerra! a Paesi del Golfo all’Occidente sono i filo-islamici multinick.
Ma com’è che sull’immigrazione che sottopone l’Europa al morphing per farne Eurabia, tutti, élite occidentali, multiculturalisti, media polticamente corretti, Pensiero Unico e golfisti, da un lato: e iraniani, islamofili e anti-occidentali di tutto il mondo sono d’accordo? Tutta questa brava gente non se lo pone neppure, il problema! Noi cristiani e occidentali non contiamo nulla, per tutti loro! Per smascherarne la solidarietà e le intese nel concreto, basta dire questo:
NO ALL’ISLAM!
NO ALL’IMMIGRAZIONE!
“Hamas difende i palestinesi dagli espropri israeliani ed Hezbollah idem con il libano?” Come no! Hamas, è né più né meno dell’Iran ce lo sponsorizza e arma, vuole la cancellazione di Israele: e guai a chi non è d’accordo, gai a chi sostiene o commercia con Israele! Vedete un po’ che succederà anche da noi, con quasi due milioni di islamici in Italia, se a qualche islamico passerà per la testa che non ci siamo comportati come vogliono questi “protettori”! Che, per pareggiare i conti con gli “espropri” israeliani – con il ritiro iltaeale di coloni e soldati israeliani da Gaza quand’era al governo Sharon -, dovrebbero garantirci e proteggerci dall’invasione islamica in corso: due milioni quasi: e non è finita!
Quanto a Hezbollah, se è così forte e ‘protettivo’, perché non attacca l’Isis? Che sta aspettando, che glielo ordini Teheran o l’assemblea dei Brics? E dove e come Hezbollah sta difendendo, altrimenti, i cristiani siriani, a parte quelli libanesi, minoritari più prima e come non mai?
E nelle beghe fra musulmani, gli uni più “protettivi” degli altri con i sottomessi, con questo po’ po’ di musulmani che gfiel’hanno giurata, ce dovrebbe fare Israele? Fidarsi della volontà di pace di gente che non sa stare in pace nemmeno fra correligionari e i cui parlamentari, mentre una delegazione de goveno iraniano tratta la pace per prossimi dieci anni (e dopo? Sorpresa!) si riuniscono per gridare “Morte all’America!” che si fida di gente così? Se è così, non resta che gridare
NO ALL’ISLAM!
W ISRAELE!