Benedetto è il Papa dell’identità cristiana nell’ora del neolaicismo e dell’islamismo

Il tempo di Giovanni Paolo II è finito e tutte le categorie pensate all’interno di quel grandissimo pontificato vanno ora ripensate. Egli ha condotto la Chiesa nel passaggio dalla stagione comunista alla globalizzazione e ha mantenuto l’unità della Chiesa e la forza del pontificato mediante il suo sentire all’unisono il cuore delle masse, che suscitò in tutte le piazze del mondo. Con papa Benedetto il tocco lieve e intenso, afferrabile in gesti più che in concetti di papa Wojtyla, cede a un altro carisma, di cui evidentemente la Chiesa sentiva il bisogno: di un processo di identità essenziale con se stessa, tesa a non dissolvere nell’apertura del cuore l’identità della verità. E papa Benedetto è il Papa della verità. In questo il Papa tedesco torna a uno stile italiano e latino, con in più la gravitas germanica, che fa della forma dottrinale l’essenza del messaggio.
I termini che definiscono la sua enciclica Deus caritas est non intendono affatto nascondere il termine caritas, un termine inventato dal cristianesimo, con un atto di solidarietà o un gesto di volontariato. Caritas è in Benedetto la natura divina, il proprio della Trinità, ha un significato misterico e mistico in cui si conserva il valore del gesto esteriore. Ma esso diviene pensato in ottica sacramentale, come una comunicazione nella vita divina e non nella solidarietà umana presa in se stessa. Il lessico misterico per parlare di Dio e quello mistico per parlare della relazione tra Dio, la Chiesa e il cristiano ci riportano alla teologia dei padri. E quanto c’era di incerto nel termine “nuova evangelizzazione”, usato nel linguaggio di Giovanni Paolo II, cede il passo alla concentrazione della vita cristiana nella sua realtà propria, quella di partecipazione alla vita divina. Questo ha conseguenze anche sul piano storico perché toglie quell’invisibilità al mistero della Chiesa che era come nascosta dal grande carisma di Giovanni Paolo. Oggi la Chiesa appare a un tempo come mistero e come società, nel linguaggio della teologia patristica. Mi piace ricordare che proprio questo era il punto a cui era giunta la teologia preconciliare, sostenuta dal magistero di Pio XII sul corpo mistico di Cristo. Poi le commissioni conciliari presero la via più incerta del “popolo di Dio”, divenuto così generico da non poter più afferrare, con la medesima parola, l’identità cristiana. Questo comporta un livello diverso di odio nel mondo. Il presidente della Conferenza episcopale, che gira con tre uomini di scorta, è un esempio simbolico della condizione della Chiesa nell’ora del neolaicismo occidentale e dell’islamismo politico.
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