
Irreversibile
A settimane la Corte suprema svizzera potrebbe pronunciarsi per il via libera all’eutanasia anche per i malati di depressione. Se ne parla da settimane e il mondo politico e culturale si è pronunciato in modo positivo. Ludwig Minelli, fondatore e guru dell’organizzazione Dignitas, da anni sta cercando di cambiare la legge che consente il suicidio assistito solo ai malati terminali. «Se accettate l’idea dell’autonomia personale, non potrete stabilire condizioni secondo cui godono di questo diritto solo i morenti», ha detto Minelli. Le sue parole non fanno una grinza, soprattutto nel paese in cui è consentito a uno straniero pagare per morire sulle magiche rive del lago di Ginevra. Durante una recente conferenza sull’eutanasia a Toronto, l’australiano Philip Nitschke ha presentato la sua “pillola del suicidio”, di cui chiede la libera distribuzione nei supermercati. È lo stesso abisso morale che presiede il lavoro di Minelli: la creazione di Starbucks della morte in cui si va a finire la propria vita con tutti i mezzi a disposizione. Il costo complessivo per il “trattamento” ammonta a 7 mila dollari, viaggio, dose e assistenza incluse. In Olanda la Corte suprema ha già aperto da anni all’eutanasia per i malati mentali. Il primo caso riguardò una donna caduta in depressione dopo la morte dei due figli. Un giudice, sostenuto da un comitato di psichiatri, le diede ragione.
Chi si batte da anni contro la sacralizzazione del principio di autonomia individuale è Wesley Smith, intellettuale libertario americano, allievo del crociato verde Ralph Nader, autore di decine di saggi sulla “morte pacifica” e fra i testimoni in Florida del diritto alla vita di Terri Schiavo. Fu uno dei pensatori laici che si scagliarono contro l’idea di «non persona», come veniva chiamata la ragazza disabile della Florida. È stato ricevuto alla Casa Bianca da Bush nell’ambito delle iniziative sulla bioetica e ha più volte testimoniato davanti alle commissioni del Senato. «Questi casi dimostrano che l’obiettivo finale è una licenza della morte», spiega a Tempi Smith, che vive a Los Angeles e lavora come avvocato nell’International Task Force on Euthanasia. «Il nirvana umanistico della morte»: così questo agguerrito difensore dei diritti civili chiama l’eutanasia.
Ricordando il Dr. Frankenstein
«Ha ragione il deputato italiano Pierluigi Castagnetti quando dice che “è la ragione che ci impedisce di consegnare allo Stato il potere di decidere se, quando e come far cessare la vita”. Ci sono due assiomi ideologici nell’eutanasia: l’individualismo radicale che concepisce il diritto all’autonomia personale come qualcosa di virtualmente assoluto e l’idea che l’uccisione sia una risposta alla sofferenza umana. Ma una volta che abbiamo accettato l’omicidio dei malati terminali, come hanno fatto gli olandesi, accetteremo la morte dei depressi cronici, dei disabili e perfino l’eugenetica dei bambini. Il New York Times Magazine ha pubblicato un articolo che chiedeva la normalizzazione dell’infanticidio. Una volta che l’omicidio diventa medicalmente accettato, da “cattivo” passa a “buono”». Smith non è sorpreso dalle notizie provenienti dalla Svizzera. Chi saranno i prossimi? La fantasia ha libero sfogo. «L’idea di porre fine all’esistenza dei malati di depressione è completamente coerente con l’ideologia eutanasica. E gli italiani dovrebbero tenerne conto prima di aprire le porte al suicidio assistito. Nel primo assunto di cui dicevamo, c’è l’idea che siamo il nostro corpo e che possiamo farne ciò che vogliamo. Incluso decidere il momento e il metodo più adatto per morire. Se queste sono le basi culturali, perché non uccidere anche i disabili e i mentalmente instabili? In altre parole, una volta legalizzata e accettata l’eutanasia a livello popolare non c’è modo che questa agenda di morte rimanga limitata ai morenti. E si dimentica che chi non sta morendo può soffrire in modo più atroce di chi ha i giorni contati. È il potere irresistibile della logica secondo cui i disabili mentali devono avere facile accesso al suicidio». Il filosofo Ronald Dworkin sostiene che l’uccisione razionale dei più deboli può essere un metodo per migliorare il valore specifico della vita umana. «I medici olandesi hanno eliminato i malati che lo chiedevano, i disabili che lo chiedevano e, da ultimi, i nuovi nati che non lo hanno mai chiesto – prosegue Smith -. Se si apre a questa cultura non c’è più modo di fermarsi. Quando iniziarono a uccidere i pazienti depressi ma non fisicamente malati dissero che solo i coscienti con un desiderio “razionale” di morire ne avrebbero “beneficiato”. Poi, quando iniziarono a uccidere i disabili, come i malati di Alzheimer, cantarono sommessamente: solo i pazienti che lo avrebbero chiesto. Poi sono passati ai bambini. Anche senza il consenso dei genitori. È l’implacabile forza di gravità degli abissi». Quanto alla pillola del suicidio, Smith taglia corto: «Esistono da tanto tempo, pensiamo alla capsula di cianuro di Hermann Göring. Gli avvocati dell’eutanasia sarebbero i competenti amministratori della morte. Ricordano il Dr. Frankenstein, che in nome dell’umanità creò un mostro terribile».
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