Tom vs Jim

Di Giulio Meotti
28 Settembre 2006
Monaghan ha fatto i soldi con la pizza, ora li spende per difendere croci e presepi. Dobson ha dichiarato guerra ai matrimoni gay, oggi ha un esercito della fede al fianco. Uno è cattolico, l'altro evangelico. Chi dei due porterà lo zio Sam in paradiso?

Tom Monaghan aveva un sogno: fare soldi. Oggi che di tutti i dollari accumulati non sa che farsene, Tom ne ha un altro: aiutare l’America e Gesù Cristo. Il suo motto è «portare più persone possibile in paradiso». Per l’americano medio è il guru della pizza, fondatore della catena Domino’s che ha venduto per la cifra di un miliardo di dollari. Voce soft, in sintonia con la sua “filosofia del dare”, cattolico bizzarro, spillati al petto orgoglio americano e croce cristiana, Tom è il più grande filantropo dell’educazione negli Stati Uniti. Cresciuto in un orfanotrofio, è stato per anni in seminario, prima di arruolarsi nei marine, trovare una moglie e fare quattro figli. La scalata al paradiso inizia vent’anni fa, quando finanzia due scuole elementari cattoliche. Nel frattempo acquista i Detroit Tigers, che vincono subito le world series di baseball. Poi l’idea geniale. Ci sono 200 college cattolici in America, ma le statistiche parlano di un calo della fede all’uscita da queste istituzioni. Tom ne crea un altro, l’Ave Maria University, all’interno della quale splende soprattutto la facoltà di legge, «in accordo con le Sacre Scritture». Aderiscono i giudici della Corte suprema Clarence Thomas e Antonin Scalia, un bioeticista di Bush, il cardinale di New York Edward Michael Egan, qualche congressista e il magistrato conservatore Robert Bork. Tom apre poi uno studio legale, il Thomas More Law Center. Non è uno studio come gli altri, si lotta contro l’espulsione dei presepi dalle scuole e delle croci dei veterani dai cimiteri, perché gli antidarwinisti abbiano una voce in classe, contro l’eutanasia legale, perché gli studenti possano leggere la Bibbia e gli antiabortisti fare picchetti davanti alle cliniche. Tom si batte come un ossesso per salvare Terri Schiavo, contro l’abolizione del giuramento “under God” e a fianco del giudice dell’Alabama Roy Moore, l’eroe dei Dieci Comandamenti. È un crociato da copertina patinata, un imprenditore della fede distante dalla genia di telepredicatori che dopo l’11 settembre hanno affermato che era colpa del nichilismo dell’America. Dice di essersi convertito al cristianesimo dopo la lettura di Mere christianity di C. S. Lewis, dove nemmeno le suore avevano avuto successo. Con i primi soldi fa costruire una cattedrale in Nicaragua, mentre la sua spassosa villa rimane senza tetto. Si attira l’odio della National organization for Women, dopo aver cominciato a donare soldi ai pro-life. La Domino’s intanto incassa il boicottaggio delle organizzazioni femministe. Martellante l’impegno contro la cultura del condom. In una cappella privata in Vaticano riceve la comunione direttamente da Giovanni Paolo II. Uno dei consulenti del suo college è padre Joseph Fessio, che ha studiato con l’allora professor Ratzinger. Fra gli appellativi preferiti ci sono «l’utopista cattolico» e «il tycoon di Cristo», chi vuole spernacchiarlo lo chiama «il fast food della fede». Ma la sua grande creazione, dopo la quale ha detto che avrebbe potuto ritirarsi nei cieli, è la nascita dal niente di un’intera città, Ave Maria, in Florida. Dove non sono in vendita riviste porno né contraccettivi.

Tra un’Ave Maria e Colorado Springs
La grande concorrente di Ave Maria è la capitale degli evangelici, Colorado Springs, 81 acri di immanenza religiosa, 1.500 operatori telefonici al lavoro, migliaia di richieste di aiuto da parte di padri alcolizzati e madri incinte. Quattromila dipendenti timbrano il cartellino a Colorado Springs, al servizio di James Dobson. Jim si batte con Tom Monaghan per il cuore dell’America. Alle pareti del suo ufficio non è appeso un ritratto di Gesù, ma di Winston Churchill. Dobson è uno psicologo infantile, protagonista di uno show radiofonico che raggiunge 2 mila stazioni e ha una mailing list con più di 2 milioni e mezzo di iscritti. È la voce dei conservatori sociali. Il suo successo risale al 1970, quando uscì Dare to discipline, un best seller contro la permissività familiare. Dobson ha fatto della lotta al matrimonio gay «il nostro D-Day o Gettysburg o Stalingrado». Ogni settimana si fa sentire in 115 paesi, dal Botswana al Giappone, è tradotto in zulu e spagnolo.
Colorado Springs, come Ave Maria, è un coacervo di libera impresa, fervore, misticismo high tech e igienismo. Sono città della fede, visione modesta quanto grandiosa, fattorie di idee, capitali e uomini senza precedenti nella storia degli Stati Uniti. Chi ne fa parte parla di un sogno cristiano, ma è così metallico, moderno, retto, pulito e pionieristico che potrebbe essere definito semplicemente americano. Il principale pastore di Colorado Springs è Ted Haggard, si sente con Bush ogni lunedì mattina. Lo ha aiutato a scrivere il Partial Birth Abortion Ban Act. L’unica cosa che non sopporta del presidente è la sua Ford pickup. Mentre Tom infornava pizze con il fratello, Ted contrabbandava Bibbie nei paesi comunisti.

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