Dalla natività fatta con la pasta a quella di corallo. Tornano i Cento presepi: «Opere d’arte, mica alberi di Natale»

Di Elisabetta Longo
14 Dicembre 2014
La mostra "Cento presepi" sarà aperta a Roma fino al 6 gennaio. Intervista alla direttrice Mariacarla Menaglia: «Per tenere vivo il simbolo del Natale bisogna passare dai bambini»

presepe Lazio - calzascarpe, calzanti,stringhe e suole
La mostra si chiama Cento presepi, ma ormai quelli esposti sono molti di più: addirittura il doppio, 212. E nel corso dei mesi ne erano arrivati più di 450 da artigiani di tutto il mondo, possibili candidati all’esposizione. La mostra si tiene a Roma, nelle sale del Bramante, attigue alla Basilica di Santa Maria del Popolo, fino al 6 gennaio 2015. Spiega la direttrice della mostra Mariacarla Menaglia a tempi.it: «Abbiamo tante onorificenze e riconoscimenti, ma non ci aiuta nessuno. Contiamo solo su noi stessi e sull’affetto della gente che viene ogni anno a visitare l’esposizione. Le file sono lunghe e perfino i quotidiani stranieri suggeriscono di venire a vedere quanto sono belli i presepi esposti. L’anno prossimo festeggeremo il 40esimo anno di attività».

presepe BielorussiaMATERIALI UMILI. Si lavora tutto l’anno per organizzare la mostra. Molte opere arrivano direttamente a Roma, altre si scelgono attraverso le foto: «Per quanto riguarda il territorio italiano, andiamo di persona dagli artigiani, perché accontentarsi di una fotografia è un peccato. Uno scatto non rende giustizia alla bellezza e alla complessità di certe opere, come il presepe pugliese realizzato con 25 formati di pasta alimentare differenti». La pasta, essenza della cucina italiana, facilissima da reperire è qui stata trasformata in un capolavoro da mani esperte, così come la natività realizzata con stringhe e calzascarpe, elementi umili.

«OPERE D’ARTE». C’è anche l’eccesso opposto, come il presepe realizzato in corallo bianco e rosso dagli artigiani di Torre del Greco, prezioso e fragile al tempo stesso. O veri e propri capolavori che riproducono lo squero di San Trovaso a Venezia o un acquerello di Ettore Roesler Franz. «Più che artigiani – continua Menaglia – alcuni li definirei artisti. Altri presepi esposti invece hanno una valenza sociale: ce n’è uno realizzato da una comunità di recupero, che vede tra i personaggi del presepe dei ragazzi con problemi di tossicodipendenza, rappresentati come personaggi grigi, ai margini della società. Un altro invece è stato fatto da una casa di cura per anziani e ci hanno raccontato che è stata un’occasione di socializzazione per loro, per sentirsi utili e fare qualcosa di bello tutti insieme».

Puglia - pasta alimentare e risoCI VUOLE TEMPO. Il presepe è ancora il simbolo del Natale ma ultimamente sembra essere un po’ meno amato. «La mostra dei Cento presepi è stata ideata negli anni Settanta, in un momento storico in cui i simboli religiosi venivano osteggiati. Ma il presepe è stato più forte e l’interesse nei confronti della mostra è cresciuto di anno in anno. Sembra che attualmente si preferisca l’albero di Natale, ma è solo per una questione di tempo. Andiamo tutti di fretta, l’albero non richiede molto tempo, basta tirarlo fuori dalla scatola e porre qua e là qualche pallina. Il presepe invece richiede cura, studio dei personaggi, di quello che si ha a disposizione o ancora si vuole acquistare per rendere la scena più viva. E spesso ci si dimentica di quel tempo necessario».

IL RUOLO DEI BAMBINI. Insieme alla mostra c’è anche un laboratorio per i più piccoli, che quest’anno potranno imparare l’arte degli origami, le composizioni in carta orientali: «Gli ambasciatori di Cina e Taiwan apprezzano da sempre il nostro lavoro e per l’occasione hanno invitato una esperta di origami dall’Oriente per insegnare quest’arte ai ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Io penso che quando un bambino arriva a casa con un personaggio della Natività, fatto in origami, e con il desiderio di fare il presepe, i genitori non possano dirgli di no. Perché i genitori vogliono sempre fare felici i propri figli. Per questo credo che per tenere vivo il simbolo del Natale si debba passare dai bambini».

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