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Novità e riaperture – La sfida del Polo Reale di Torino
In Italia ci sono più di 4’000 musei, di cui 4oo del solo Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Purtroppo solamente in rari casi le strutture riescono a costruire un sistema sinergico, in cui la vicinanza geografica permette di fare sistema con economie di scala, da quelle di comunicazione a quelle di brand awareness e di marketing comune, con una linea visiva omogenea e ben precisa. Gli stessi poli museali, per restare in ambito statale, come quelli di Firenze, Venezia, Napoli e Roma, hanno dato risultati altalenanti, e ad un’amministrazione omogenea non sempre corrispondeva una strategia comune, annacquando la logica dell’unione tra musei. A Torino il MiBACT possiede Palazzo Reale, il luogo di comando dei Savoia. Dinastia dedita all’arte all’architettura, oltre che al mecenatismo, come ogni corte europea, aveva vasti interessi che spaziavano dalle armi ai libri, dai quadri all’arte egizia, oltre che alla manifestazione del proprio potere, in una gara che si concretizzava a colpi di cazzuola e pennello. Tutte le raccolte artistiche erano unite insieme in Piazza Castello, con l’eccezione del museo Egizio all’Accademia delle Scienze, e in parte della pinacoteca reale, la Galleria Sabauda, che dal 1865 coabitava con l’Egitto.
Nel 2004 cominciò a prender corpo un’idea all’apparenza folle, ma in fondo del tutto corretta, di unire i vari spazi museali, prima separati e indipendenti, in uno solo, con servizi e strutture in comune. L’Armeria Reale nella splendida Galleria Beaumont, il Museo Archeologico con il tesoro di Marengo, il Palazzo Reale con l’infilata di sale, la Biblioteca Reale con incunaboli e disegni unici, la Galleria Sabauda portata nella Manica Nuova, tassello che permette di ricongiungere il tessuto e creare un luogo straordinario per opere e contenuti, immerso nella cornice verde dei Giardini Reali. Da cinque musei separati e “minori” ad un unico luogo, il Polo Reale, testimone del gusto artistico della dinastia che ha unito l’Italia.
Quest’operazione, che ormai è giunta al termine, ha visto non solo all’opera il Ministero, la Regione, il Comune e Arcus, ma anche e soprattutto soci privati, come la Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRT, la Consulta per la Valorizzazione dei Beni artistici e culturali di Torino. La sola Sabauda, con il completo restauro e musealizzazione, è costata 35mln€, con la compagnia a fare la parte del leone con quasi la metà dei fondi. Una virtuosa collaborazione che ha permesso, con prudenza ed accortezza, passo dopo passo, l’apertura di un luogo culturale da oltre 46’000mq, una molteplicità di spazi che potrà vivere molteplici vite, accostando turismo, ricerca e innovazione, nel nome dell’arte e della cultura. Gli obiettivi sono ambiziosi, con l’intento di puntare al milione di visitatori l’anno (dagli attuali 500’000 circa). Un modo per creare lavoro ed essere da esempio per altre realtà italiane, che solo unite possono farcela.
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