
La lista del disonore
Se Emile Zola tornasse in vita, probabilmente li prenderebbe tutti a calci, visto a cosa hanno ridotto il ruolo dell’intellettuale come coscienza critica della società. Loro sono gli artisti, accademici, pensatori e Premi Nobel che hanno promosso e sottoscritto il manifesto di solidarietà con Cuba intitolato “A la conciencia del mundo”, reso pubblico a Città del Messico nell’aprile scorso e ora presente sul sito ufficiale del ministero della Cultura cubano (sito Internet: www.porcuba.cult.cu). L’appello è stato redatto all’indomani delle proteste internazionali per la condanna da parte dei tribunali dell’isola di 75 dissidenti a lunghe pene detentive e di 3 giovani dirottatori alla pena di morte. Ma non fa minimamente cenno a questi avvenimenti, bensì denuncia una «campagna contro Cuba» che «può essere il pretesto per un’invasione». Non si fa esplicitamente il nome del potenziale aggressore, ma si fa intendere che potrebbe essere quello che in Irak «invocò una serie di motivi non verificati per giustificare la sua interferenza, provocò massicce perdite umane e tollerò la devastazione di uno dei patrimoni culturali dell’umanità». Quest’ultima accusa continua ad apparire nell’appello anche dopo la scoperta che i reperti archeologici irakeni mancanti all’appello non sono mai stati 170mila, ma sono soltanto 3mila, di cui quelli veramente importanti sono 33. Il manifesto che giustifica la repressione liberticida e le esecuzioni capitali porta la firma di quattro premi Nobel, di cui due per la pace: la guatemalteca Rigoberta Menchù e l’argentino Adolfo Perez Esquivel; gli altri due sono la sudafricana Nadine Gordimer e il colombiano Gabriel Garcia Marquez, entrambi scrittori. Fra i firmatari “nobili” dell’appello (finora 4.548) risaltano i nomi del linguista e polemista americano Noam Chomsky, dell’ex ministro sandinista, poeta, sacerdote sospeso a divinis Ernesto Cardenal, dello scrittore Eduardo Galeano e del teologo della liberazione Giulio Girardi. Fra gli italiani meritano di essere segnalati tre nomi: Gianni Minà, giornalista Rai plurintervistatore di Fidel Castro; Alessandra Riccio, docente dell’università di Napoli, che insieme a Minà dirige il bimestrale Latinoamericana e che è stata collaboratrice di Unità e Manifesto; infine Piero Vivarelli, regista e sceneggiatore di indimenticati capolavori del cinema come Il decamerone nero, Codice d’amore orientale, Emmanuelle in America, Provocazione/Summer Temptations (con Moana Pozzi). Tutte cose, in effetti, che con Cuba hanno qualche attinenza: chiedere ai nostri turisti scapoli.
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