Una piadina con le mani in pasta

Di Massobrio Paolo
27 Febbraio 2003
Basta con i voli pindarici alla Vissani

Coda alla vaccinara, puntarelle e un Cesanese del Piglio affinato in piccole botti con rara sapienza da Giovanni Terenzi. Così si è svolto il consiglio direttivo del Club di Papillon di Roma e del Lazio, chez Paola Ciulli. Il giorno dopo, alla Prova del Cuoco la brava Antonella Clerici s’è messa a impastare per fare la piadina. In mezz’ora la maestra Anna Urbani Moroni ha poi distribuito una ventina di piadine fatte sul momento che fanno gridare vendetta per quegli esemplari surgelati che vengono ammanniti nei bar. Per fare una piadina bastano 400 grammi di farina tipo 0 e 40 grammi di strutto oltre a un pizzico di sale e acqua tiepida. (La gente vuole queste cose – pare – e meno i voli pindarici alla Vissani che non riesce a trasmettere il suo genio al popolo). Riposato l’impasto per mezz’ora si può iniziare quello che può diventare un gioco per passare una sera con i propri figli, provando il gusto di una fragranza cotta sulla piastra. Sulla piadina poi beveteci un Prosecco, magari il primo dei cinque cru che produce Giancarlo Aneri, il fondatore della E’ Group che giovedì prossimo a Milano consegnerà il premio E’ Giornalismo ad Antonio Ricci. Un esempio di riconoscimento ad un’informazione non paludata e popolare… come la coda alla vaccinara di Paola, come la Prova del Cuoco di Antonellina, come il piacere di stare a casa mettendo le mani in pasta.
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