
Hashem Aghajari, il Solzenicyn iraniano
Che cosa ha fatto Hashem Aghajari, 45enne professore di storia dell’università di Teheran e veterano della guerra Iran-Irak, per essere condannato contemporaneamente a morte, a 74 frustate, a 8 anni di prigione e 10 anni di interdizione dall’insegnamento dal tribunale islamico di Hamedan, nell’Iran occidentale? «Apostasia e ingiuria contro gli imam dell’islam delle origini», è stata la motivazione dei giudici. Molto più semplicemente, in un intervento pubblico nel giugno scorso il professore aveva invitato i musulmani a non «seguire ciecamente come scimmie» l’interpretazione dell’islam proposta dal clero sciita come l’unica ortodossa, ma ad interpretare il Corano secondo coscienza e secondo le esigenze del tempo. «I leader religiosi – aveva detto – insegnano che se interpretate il Corano autonomamente, commettete un delitto. Temono che il loro “racket” finirebbe se i giovani si avvicinassero al Corano in modo indipendente». Il 3 dicembre l’avvocato di Aghajari ha inoltrato ricorso contro la sentenza.
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