Americani sfiduciati davanti al terrorismo

Di Rodolfo Casadei
31 Ottobre 2002
Sarà stata la brutta storia del cecchino di Washington, oppure le difficoltà di Bush

Sarà stata la brutta storia del cecchino di Washington, oppure le difficoltà di Bush a spiegare all’opinione pubblica la sua sfida a Saddam e a riunire la solidarietà degli alleati, oppure la strage di Bali e gli altri attentati in Kuwait, Filippine, ecc. Fatto sta che a metà di ottobre la percentuale di americani convinti che gli Stati Uniti stanno vincendo la “guerra contro il terrorismo” ha toccato il minimo storico dal giorno dell’attacco all’Afghanistan, e quella di coloro che pensano che a vincere in questo momento siano i terroristi ha toccato il massimo.
Nel gennaio scorso fra i primi e i secondi c’era una differenza di 59 punti percentuali (66 contro 7%), due settimane fa non ne erano rimasti altro che 11 (32 contro 21%).
La preoccupazione per la minaccia terroristica è nettamente aumentata: il 32% degli americani la menzionano come il principale problema a cui si trova di fronte il paese (solo le preoccupazioni per l’economia raccolgono più indicazioni, col 37%), mentre a settembre solo il 19% di loro la indicava come tale. Più della metà degli americani (56%) continua a dirsi favorevole alla deposizione di Saddam Hussein con la forza, ma il consenso all’operato del presidente Bush è sceso al minimo storico dal dopo-11 settembre 2001 (90%), fermandosi a 62%. Il presidente, però, non se ne preoccupa: si tratta pur sempre del più alto tasso di consenso di un presidente americano negli ultimi 60 anni, arco di tempo durante
il quale la media prevalente è stata intorno al 55%.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.