
Marx darebbe ragione a Berlusconi
Sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi circa la superiorità della civiltà occidentale si è abbattuta una valanga di critiche, gran parte delle quali provenienti da varie componenti della sinistra politica ed intellettuale. Peccato che fra tutte le reazioni raccolte da giornali e tivù mancasse quella di due signori che con la sinistra moderna hanno qualcosa a che fare, ma essendo morti più di 100 anni fa non possono intervenire nei dibattiti odierni. Infatti che «il paese industrialmente più sviluppato mostra a quello meno sviluppato l’immagine del suo avvenire» non lo hanno scritto dei laudatores della globalizzazione capitalista come Francis Fukuyama o Milton Friedman, ma nientemeno che i due dioscuri del comunismo Karl Marx e Friedrich Engels in Il Capitale. Per loro era assiomatico che l’Occidente rappresentava la punta avanzata della storia della civiltà (al singolare), perciò oggi darebbero ragione a Berlusconi e torto ai loro epigoni Angius, Fassino e Berlinguer. Qualcuno, sempre a sinistra (Massimo Cacciari e Adriano Sofri), filosofeggiando ha chiosato dicendo che la superiorità dell’Occidente, se c’è, consiste proprio nel relativismo culturale, cioè nel rifiuto di affermare la superiorità di una civiltà rispetto ad un’altra. Che il relativismo culturale sia di casa soltanto in Occidente (dove ha preso piede a livello scientifico con l’antropologia strutturale di Claude Lévi-Strauss e a livello politico col terzomondismo), è sicuro. In nessun altra parte del mondo potrebbe mai accadere che un governante che proclama il primato della civiltà locale venga messo sulla graticola, anzi: può accadere solo il contrario. I governanti musulmani che non esaltano a sufficienza l’islam vengono accusati di apostasia ed entrano nel mirino dei fondamentalisti. In Africa i rari intellettuali che criticano la cultura tradizionale vengono immediatamente emarginati. Ed è proprio Lévi-Strauss che ha spiegato che i nomi dei gruppi tribali significano quasi sempre “gli uomini”: a sottolineare che ogni gruppo è convinto di essere l’unico legittimo titolare dell’identità umana. Invece la cultura occidentale – cioè la cultura che per prima ha prodotto la filosofia intesa come riflessione razionale, la scienza moderna (cioè secondo il modello logico-matematico galileiano), la medicina moderna, tutte le tecnologie odierne (elettricità, motore a vapore e a scoppio, radio, telefono, energia nucleare, telematica, biotecnologie, ecc.), la democrazia rappresentativa, il riconoscimento dei diritti umani e di quelli civili, la libertà politica ed economica, l’emancipazione femminile – dovrebbe rinunciare a proclamare il carattere di eccellenza dei suoi prodotti storici. Perché? Perché rischiamo di essere accusati di razzismo da parte del segretario della Lega araba, ci dicono. Ma l’equivoco è proprio qui: la superiorità dell’Occidente non ha a che fare con la razza, ma con la cultura. Grazie alla filosofia greca, all’ebraismo e al cristianesimo l’Occidente ha saputo affermare la ragione e la persona più di tutte le altre civiltà. Naturalmente queste scoperte ha saputo anche utilizzarle per il peggio, ma questo è un altro discorso, che si può fare solo con chi è disposto a parlare circa il peccato originale.
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