
I cattivi fanno ciò che i buoni sognano
C’è in giro un sacco di gente che, come cantava De Gregori a proposito di suo padre, «è convinta di avere delle idee». Ed è pronta a sostenere che il terrorismo anti-americano rappresenta una conseguenza di ingiustizie sociali planetarie, e che l’unico vero antidoto contro il terrorismo è l’avvento di un nuovo ordine mondiale politico-economico. Guardatevi da loro, invecchiati adolescenti ubriachi di utopia e risentimento: i loro pensieri sono bacche avvelenate. Non appena perché solo un impressionante tasso di stupidità può collegare la sanguinosa furia di un miliardario ultraconservatore islamico, sostenitore di un governo progressista e illuminato come quello dei Talebani afghani, alle questioni dei diritti dei poveri del mondo. E nemmeno perché solo un’insipienza profonda impedisce a tutti costoro di comprendere che l’esistenza di ingiustizie sociali e di disuguaglianze è il prezzo da pagare per la libertà umana, questa incredibile facoltà che ciascuno di noi si ritrova come dono. Anche ammesso che i nostri prodi riuscissero, all’alba del XXI secolo, là dove ha fallito il comunismo – e cioè, Dio non voglia, a fare del mondo una caserma dove in nome della giustizia è cancellata l’unica prerogativa veramente umana dell’uomo, la libertà – la tentazione terrorista non per questo sarebbe cancellata. Poiché il terrorismo non ha nulla a che fare con l’anelito alla giustizia, non è una fuorviata ricerca di essa. Il terrorismo è essenzialmente l’espressione di una volontà di potenza di natura diabolica. Sulla diabolicità del terrorismo ha detto parole perfette il francescano David Jaeger sul numero scorso. Non le possono dire tutti quei cristiani che, allo stesso modo di Bin Laden e soci, credono che Satana sia solo una metafora dell’Impero americano, di Wall Street, del Pentagono, delle multinazionali bio-tech, ecc. «Lo specifico della diabolicità consiste nell’inimicizia verso l’umanità». Satana gode della sofferenza e della morte degli uomini, che cerca di causare in tutti i modi. È invidioso dell’opera di Dio, di cui lui non è capace, e perciò cerca il suo trionfo nell’opposto: mentre la potenza di Dio si manifesta nella vita, quella di Satana si manifesta nella morte. I terroristi sono degli invidiosi e degli impotenti: invidiano la vitalità, la potenza, la bellezza di una città costruita da altri uomini, e si sentono incapaci di altrettanta costruttività. Ma vogliono sentirsi potenti tanto quanto gli odiati americani, anzi di più. E allora realizzano la propria volontà di potenza in negativo: distruggendo e terrorizzando la vita. L’ebbrezza del potere di vita e di morte sugli altri uomini e il tripudio nell’infliggimento della morte sono le sensazioni che il terrorista ricerca, per le quali è disposto anche a immolarsi. Sono disposti alla perdizione pur di sentirsi potenti. Proprio come Satana.
Di Rodolfo Casadei
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