Padroni di niente, servi di nessuno

Di Tempi
14 Giugno 2001
Tanti auguri al bel governo Berlusconi per il quale apertamente (e gratis) ci siamo battuti per sei anni

Tanti auguri al bel governo Berlusconi per il quale apertamente (e gratis) ci siamo battuti per sei anni. E quattro idee (da dettagliare), non per una nuova «egemonia culturale», ma per una «ora e sempre, resistenza umana».

1. Come talvolta succede, il diavolo fa le pentole e poi scorda i coperchi. L’Adelphi è casa editrice che pare sia nata come sofisticata operazione anticristiana. Com’è che adesso pubblica autori che – ammesso sia vero quello che scrivono i detrattori di Roberto Calasso – attaccano con acuta pertinenza le radici del nichilismo contemporaneo? Dopo il sorprendente Nicolás Gómez Dávila, ecco la scoperta di René Girard (qui presentato da Debora Donnini) e della sua formidabile intuizione a proposito dell’umanitarismo globale (che oggi persegue, per esempio, la codificazione dell’eutanasia, i diritti omosex, la manipolazione degli embrioni eccetera, in nome della«pietà», del «rispetto della libertà», degli «scopi terapeutici» eccetera): «Noi ci troviamo in un ultracristianesimo caricaturale che cerca di sfuggire all’orbita giudaico-cristiana radicalizzando la pietà per le vittime in senso anticristiano».

2. È un fatto: nonostante il nostro secolo si sia distinto per il furore e la sistematicità con cui ha preso d’assalto «il Mistero che fa tutte le cose», i risultati di questo assedio ribelle sono tutt’altro che lusinghieri. Parafrasando quanto scriveva trent’anni orsono don Luigi Giussani a proposito di educazione, si può ben ammettere che in un mondo dominato da una mentalità agnostica o “neutra”, la mancata offerta di un significato fa sì che l’adulto non sia più “maestro”, e porta il giovane ad erigersi a maestro di se stesso e a codificare le impressioni e le reazioni contingenti, con quella diffusa presuntuosità colma di impertinenza e di chiusi pregiudizi che così spesso oggi sviliscono la schiettezza e l’apertura propria della giovinezza. La conseguenza di tutto ciò non è la fine dei “miti”, ma la moltiplicazione di essi in una Babele di detriti stratificati in forma di violenza, macerie e polvere. Come ad esempio rileva oggi uno degli inventori di Internet, Clifford Stoll (vedi Mamma Oca), che a proposito della moda della multimedialità applicata alla scuola osserva: «Vogliamo una nazione di stupidi? Basta centrare sulla tecnologia i curriculum di studi–insegnamento attraverso videocassette, computer, sistemi multimediali. Si punti al massimo risultato possibile nei test di verifica standardizzati e si tolgano di mezzo quelle materie non di massa come la musica, l’arte e la storia. Avremo una nazione di stupidi».

3. L’altra faccia dell’industria del “gaio nichilismo” è, per dirla con le parole con cui il Wall Street Journal ha definito l’opera del Nobel Dario Fo, «un preconcetto latrare e lottare di cani contro il cattolicesimo». Parole che fotografano anche la luttuosa cultura dominante che predica tutte le specie di istintività possibili, epperò ci vorrebbe costringere ad essere morali secondo i parametri delle carte dei “diritti” Onu o, in ambiti ecclesiali, di «un cristianesimo senza Cristo».

4. «Padroni di niente, servi di nessuno». Prima che sullo striscione di quegli 800 anarchici che hanno sfilato pacificamente la scorsa settimana distinguendosi dagli antiG8 di Genova, lo abbiamo visto scritto nelle lettere del giudeo-cristiano Paolo ai cristiani giudei e pagani dell’Anatolia. Da essi è venuto quel «Nuovo ordine mondiale» per cui gli esseri umani non è che durante i secoli successivi siano stati meno miserabili e peccatori di come lo fossero prima o di come lo sono oggi (vedi il film di Ermanno Olmi Il mestiere delle armi), ma senza il quale noi oggi non sapremmo nemmeno cosa evocano parole come «libertà, fraternità, giustizia».

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