
Festa delle donne, Giovanardi: «Attuare la conciliazione, non possiamo rinunciare ai figli»
Arriva proprio l’8 marzo, festa della donna, un accordo che al di là delle polemiche cerca di andare incontro ai bisogni delle mamme e delle lavoratrici che ogni giorno si dividono tra figli e lavoro per sostenere la propria famiglia.
Il provvedimento è stato ampiamente condiviso e firmato dal governo con tutte le parti sociali, nessuna esclusa, neanche la Cgil. Serve a conciliare il lavoro con la famiglia e pare finalmente tutelare la donna perennemente divisa, soprattutto con la crisi economica in corso, tra la necessità di lavorare e gli impegni familiari. Il sottosegretario alle politiche per la Famiglia, Carlo Giovanardi, spiega a Tempi che il grande consenso viene dal «lavoro che abbiamo fatto durante l’ultima conferenza a Milano per la famiglia: abbiamo guardato ai problemi principali dei nuclei familiari, coinvolgendo tutte le parti sociali nel lavoro».
L’accordo punta ad introdurre una maggiore flessibilità negli orari di entrata e di uscita per la madre o il padre lavoratori nei primi tre anni di vita del bambino. Non solo, per permettere alla donna di ritornare alle proprie mansioni dopo la maternità è prevista, oltre a una tutela di mantenimento del posto di lavoro, anche la possibilità di istituire corsi di formazione attivi durante il periodo di congedo. Un altro strumento importantissimo, previsto dal provvedimento, sta nella possibilità di trasformare il contratto a tempo determinato in un part-time o durante i primi tre anni di vita del figlio oppure nel caso in cui si abbiano genitori anziani o malati a carico.
In più, è prevista la possibilità del telelavoro, per permettere alla persona di lavorare da casa. Si punta anche a sostenere i genitori nella fase di inserimento dei figli nella scuola per l’infanzia. «Tutte queste possibilità – ricorda Giovanardi – dovranno essere rese realtà effettiva dalle parti sociali nelle varie aziende». Il sottosegretario spera in una mentalità aziendale «sempre più volta a proteggere i propri lavoratori e quindi anche le loro famiglie. Infatti, se è vero che queste misure saranno usate più dalle donne, valgono anche per gli uomini. Il nostro obiettivo è solo uno: in un’ Italia dove la denatalità cresce insieme alla popolazione anziana non possiamo accettare che le coppie rinuncino ai figli, per il fatto che uno stipendio non basta più. Sarebbe un suicidio sociale. Perciò mi aspetto che le politiche di conciliazione siano attuate per l’interesse di tutti, non solo delle famiglie».
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