3 is a magic number

Di Nicola Imberti
29 Gennaio 2004
H3G, una vicenda imprenditoriale fuori dall’ordinario. Come si vince una scommessa impossibile. Colloquio con Vincenzo Novari, amministratore delegato

«Questa è la storia dell’incontro fra tre persone…». L’incipit sembra quello di un romanzo e, in effetti, la storia che sto per raccontarvi ha molto del romanzesco: l’azienda che nasce dal nulla, persone che rischiano in nome di un sogno, il viaggio in Oriente, ecc. Nella realtà quello che leggerete di seguito è il racconto delle vicende che hanno portato alla nascita e allo sviluppo di H3G, società leader nel settore dell’Utms, narrato da colui che, in prima persona, è stato tra gli artefici di questo successo: l’amministratore delegato di H3G Italia, Vicenzo Novari.
Ma andiamo per ordine. Tutto ha inizio nel 1999 dall’incontro tra due persone: Renato Soru e Franco Bernabè. I due si “piacciono” e decidono di fare qualcosa insieme. Siamo nel periodo in cui, per la prima volta, si comincia a parlare di tecnologia Umts e i telefonini di terza generazione rappresentano il futuro di un mercato in continua espansione. Per questo danno vita ad una nuova società che si chiamerà Andala e la affidano ad un quarantenne d’assalto: Vincenzo Novari. «Ricordo – racconta Novari – che a quei tempi mi trovavo in Omnitel e Soru mi chiamò dicendomi che lui e Bernabè avevano creato una società per concorrere alla gara di assegnazione delle licenze Umts e mi chiese se ero interessato a diventarne il direttore generale. L’assegnazione sarebbe avvenuta sulla base della qualità dei progetti presentati. Sulla carta era impensabile che, delle 5 licenze disponibili, quattro non fossero assegnate agli operatori radiomobili già presenti sul mercato italiano: Omnitel, Tim, Blu e Wind. Ciò nonostante Andala avrebbe potuto concorrere per la quinta licenza assieme al consorzio Dixit, poi diventato Ipse. In un primo momento la proposta mi lasciò un po’ spiazzato. Ero tormentato dai dubbi. L’alternativa era fra un lavoro redditizio in Omnitel e un’avventura rischiosa che avrebbe anche potuto fallire. A febbraio 2000 messo alle strette decido di lasciare Omnitel e di buttarmi nella scommessa di Andala».
I primi tempi sono difficilissimi. Non esiste nessuna struttura operativa né degli uffici dove lavorare. «Ricordo che per le prime settimane mi appoggiai nell’ufficio di un mio amico. Dopo di che andai da Soru gli dissi: “Ci sarebbe un contratto da firmare e servono i soldi per l’affitto”. Lui mi guardò e mi rispose: “Fatteli dare dall’amministrazione”. Capii immediatamente l’antifona andai dal proprietario dell’immobile e pagai di tasca mia l’affitto per i primi uffici della nuova società».
Nel frattempo Novari comincia a costruire la nuova squadra con cui lavorare. Convince 23 persone scegliendole tra quelle che avevano lavorato con lui in Omnitel e che stima di più. «Tutti quelli a cui lo chiesi rinunciarono a ricche stock-option (anch’io lo feci) e decisero di cominciare a costruire con me un’azienda dal nulla».
Ma, come accade nelle migliori storie, si verifica un imprevisto. Nell’aprile del 2000 cade il governo D’Alema e Giuliano Amato diventa il nuovo presidente del Consiglio. Tra le prime decisioni del nuovo governo c’è quella di modificare le regole della gara di assegnazione della licenze Umts. Non basterà più presentare il progetto migliore, ma bisognerà partecipare ad una vera e propria asta. Base di partenza 4mila miliardi di vecchie lire. Per Andala è un colpo durissimo. Morale: gli azionisti di maggioranza non hanno fondi per partecipare all’asta, o Novari se li trova da solo o si chiude. Ricorda l’amministratore delegato: «Per me fu un pugno in piena faccia. In un colpo solo rischiavo di veder fallire la scommessa in cui mi ero lanciato, ma soprattutto cosa avrei detto alle 23 persone che mi avevano seguito?».

IL SOGNO CINESE
L’unica via d’uscita è quella di reperire risorse all’estero (servono circa 10milamiliardi di lire). «Insieme ad un amico – è ancora Novari a raccontare – decidemmo di rivolgerci ad Hutchison Whampoa Limited, una società di Hong Kong che si trovava in una situazione di liquidità straordinaria. Infatti aveva appena ceduto le sue controllate Orange e Voicestream per 18 miliardi di dollari. Si tratta della società a maggior capitalizzazione di Hong Kong, 150mila dipendenti in 41 paesi del mondo. Armato di una trentina di slides decido di affrontare la dirigenza della Hutchison con l’obiettivo di convincerli ad investire in Italia».
L’incontro inizia con una slide “speciale”: Novari è infatti costretto a mostrare dove si trova l’Italia. Per i cinesi Europa vuol dire principalmente Inghilterra. Tutto funziona per il meglio e la Hutchison decide di investire 10mila miliardi in Italia. «Il più grande investimento straniero in Italia dal piano Marshall in poi», sottolinea Novari.
A settembre 2000 si insedia il nuovo consiglio di amministrazione e Novari viene nominato amministratore delegato. A ottobre inizia la gara per l’assegnazione delle licenze. Blu, come tutti sanno, ritira la propria offerta, la gara viene ritenuta valida e Andala è tra i vincitori.
Da qui in poi quel gruppo di giovani brillanti e creativi comincia a trasformarsi in un’azienda. Alla cena di Natale 2000 i dipendenti sono una settantina che diventeranno 1100 alla fine del 2001 e 2000 nel 2002. Per il resto è una lotta contro il tempo. Mancano le infrastrutture e occorre perfezionare i servizi. «A colpi di record – racconta Novari -, a settembre 2002, a soli due anni dall’assegnazione della licenza, eravamo già pronti a partire. La commercializzazione dei primi videofonini è avvenuta nel marzo 2003 ed è stato un gran successo. Nei primi sei mesi avevamo già 300mila clienti. Poi abbiamo dovuto fermarci per la mancanza di terminali, ma dal prossimo febbraio ripartiremo alla grande». Qui finisce la nostra storia. Qualche anticipazione sul futuro? «L’Umts – ci dice Novari – ha grandi potenzialità. Innanzitutto una qualità dei servizi nettamente superiore.L’Umts, infatti, offre alla clientela una capacità di trasmissione 10 volte superiore a quelle del Gprs e addirittura 30 volte superiore al Gsm. Questo spalanca migliaia di possibilità. Dalla ricezione di immagini a colori in movimento di altissima qualità, alla opportunità di trasformare il proprio cellulare di terza generazione in una vera e propria workstation con collegamento ad Internet veloce (384 Kbps). Non bisogna dimenticare poi la sicurezza assoluta della tecnologia Umts che consentirà all’utente, sfruttando una trasmissione dati estremamente veloce, di effettuare direttamente con il videofonino operazioni di m-commerce e m-banking. Insomma, l’obiettivo originale di far convergere su un unico terminale mobile i vari tipi di media, è ormai una realtà. Non dimentichiamoci poi della possibilità di videocomunicare. Anche se è chiaro che la videotelefonia decollerà definitivamente solo quando ci sarà una grande massa di clienti. Per questo motivo stiamo lavorando sui terminali e quelli nuovi sono molto belli e credo attireranno molte persone. Terzo punto su cui 3 intende lavorare in questo 2004 è nel far capire che l’Umts ha costi più bassi anche sul traffico vocale. Un minuto di conversazione Umts costa circa 1/3 di un Gsm».

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