
Usa, la scuola si ribella al Common Core, la riforma «oscura» di Obama che asfalta la libertà di educazione
Cresce negli Stati Uniti l’opposizione al Common Core, il nuovo standard didattico che introduce norme e test di valutazione comuni in tutte le scuole d’America. Il dibattito si fa acceso anche perché i test diventeranno fondamentali per gli studenti, decretando se possono accedere al college e all’università. In queste settimane, i quotidiani statunitensi hanno raccolto voci, sempre più disparate, di chi si oppone a un programma al quale hanno aderito finora ben 45 stati dell’Unione su 50.
NORME ASSURDE. Una delle ultime oppositrici è Diane Ravitich, storica dell’educazione ed ex assistente del governo in materia di Istruzione. Ravitich è un’attivista a favore della scuola statale che ha sempre sostenuto l’idea di standard comuni. Tuttavia si è detta totalmente contraria al Common Core. «Quando divenne chiaro che le norme comuni non sarebbero state testate sul campo, ho deciso che non potevo sostenerle», ha spiegato Ravitich al Washington Post. Il progetto educativo sponsorizzato dall’amministrazione Obama e da un fronte trasversale della politica, secondo Ravitich, ha fissato «obiettivi irraggiungibili per la maggior parte degli studenti». Irraggiungibili, per Ravitich, non tanto perché sono difficili, ma perché semplicemente inappropriati: «I sostenitori del Common Core insistono sul fatto che bambini di 5 o 6 o 7 dovrebbero essere già sulla buona strada che li porterà all’università e ad avere una buona carriera, anche se i bambini di questa età non sono in grado di pensare all’università, e la maggior parte di loro pensa a una carriera da cowboy, astronauta, o vigile del fuoco». Le norme sono inappropriate, secondo Ravitich, «perché il gruppo che le ha stese era formato da ventisette persone ma conteneva pochi educatori, e un numero significativo di rappresentanti del settore testing». Soprattutto perché pensa di usare l’insegnamento come una fabbrica di lavoratori. Il risultato dell’adesione al Common Core è che «ovunque siano stati attuati i test di valutazione, si è assistito a un drammatico crollo dei punteggi». La valutazione degli studenti è scesa quasi del 30 per cento.
TEST VANTAGGIOSI? Per Sandra Stotsky, una degli artefici del programma didattico del Massachusetts, ex membro del gruppo che ha scritto le norme del Common Core, «gli standard del Common Core non rafforzano i curriculum della scuola superiore». Molti americani, secondo Stotsky, hanno creduto nel progetto solo perché non è stato guidato dal governo federale ma «da privati sostenuti da privati e, soprattutto, dalla Fondazione Gates», l’organizzazione di beneficenza fondata dall’ex patron di Microsoft. In maniera «oscura e poco trasparente». È un caso, si chiede Stotsky, che «tutti i test Common Core saranno fatti online»? Il Common Core sarebbe «una miniera d’oro per il settore tech e altri fornitori». Los Angeles, per esempio, «si è impegnata a spendere un miliardo di dollari solo per l’acquisto dei tablet necessari a condurre i test». Stotsky, insieme ad altri studiosi, segnala da anni diversi problemi del Common Core, che, dicono, riduce sensibilmente la discrezionalità degli insegnanti, costringendoli al rispetto di severi protocolli, affida a un algoritmo, Lexile, le letture da assegnare agli studenti (con risultati spesso comici) e diminuisce lo studio degli autori classici in favore di testi informativi con contenuti il più delle volte ideologici.
OMOLOGAZIONE. Dall’introduzione del Common Core, l’amministrazione Obama ha vincolato quasi 5 miliardi di dollari all’anno di fondi federali per l’istruzione all’adozione del programma. Per non rinunciare ai finanziamenti, quasi tutti gli stati americani sono stati spinti ad adottarlo. L’intento di Barack Obama, di alcuni think thank repubblicani e democratici e dalla maggior parte dei governatori è quello di rendere omogenea l’istruzione in tutti gli Stati Uniti e di aumentare il rendimento scolastico. Un obiettivo che però si scontra, secondo i detrattori del Common Core, con l’autonomia delle scuole e con la libertà di scelta educativa. Già migliaia di docenti cattolici, lo scorso autunno, hanno mandato una lettera ai loro vescovi per denunciare il rischio di omologazione insito nel programma. Secondo i cinque governatori contrari, la burocrazia federale tenta con le linee comuni di aggirare all’autonomia educativa che spetta agli stati americani e ai poteri locali.
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1 commento
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gli americani sanno che non c’è democrazia senza libertà. non come noi italiani che pensiamo democrazia uguale mors tua vita mea.