
«Tanti cristiani di Aleppo pensano che sarebbe quasi meglio morire»

L’esercito siriano di Bashar al-Assad ha preso il controllo del corridoio Castello, nella parte nord di Aleppo, che serve ai gruppi ribelli e jihadisti per assicurasi rifornimenti dalla Turchia. Ora gli islamisti, che controllano la parte orientale di Aleppo, si preparano a un assedio che potrebbe durare mesi e che rappresenta lo scenario peggiore per i cristiani che vivono nella parte ovest della città: «Non avremo possibilità di vivere. Molti pensano che sarebbe quasi meglio morire. Noi dobbiamo rispondere con la pazienza e un’azione positiva».
250 RAZZI. Le parole ad Aiuto alla Chiesa che soffre di Ibrahim al-Sabbagh come sempre mescolano drammaticità e speranza. Settimana scorsa, in un solo giorno, «250 razzi sono caduti sugli abitanti di Aleppo ovest», lanciati dai ribelli: «Questa è una situazione che non può più essere sopportata».
«POSSIAMO ALMENO PREGARE». Aleppo, continua il frate francescano, «sta vivendo i peggiori momenti della sua storia. La gente prega giorno e notte. Prega e piange per la disperazione». L’unica consolazione per i pochi cristiani rimasti nella città siriana è che possono ancora pregare, perché «almeno qui abbiamo il diritto di vivere e credere nella nostra fede. Sotto i ribelli questo sarebbe impensabile».
«NON SONO RIBELLI MODERATI». Chiunque spara ogni giorno centinaia di razzi e colpi di mortaio «su case residenziali, chiese, scuole e ospedali non può essere chiamato un “ribelle moderato”», polemizza con l’Occidente e i suoi media padre Ibrahim, che suggerisce: «Bisogna chiudere i confini attraverso cui armi, cibo e uomini arrivano ai jihadisti di Aleppo. Il 95 per cento dei rifornimenti arrivano dalla Turchia e non aiutano individui ma interi gruppi, organizzati, con una logistica».
«REAGIRE DAVANTI AL MALE». Pur nel mezzo di una situazione insopportabile, ancora una volta, il frate francescano continua a sperare e ad agire: «Non possiamo rimanere passivi di fronte al male. La nostra chiara risposta deve essere la pazienza e la positività dell’azione. Ecco perché aiutiamo tutti quelli che possiamo visitando i malati e pregando con i fedeli».
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2 commenti
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Con grande amarezza devo constatare l’ignavia e il menefreghismo del nostro governo, e insieme a lui di tutto il cosiddetto “establishment” (presidenza della repubblica in primis, giornali, TV, parlamento) sempre pronto a stracciarsi le vesti per Regeni, o per il kenyano, afarne grandi questioni di principio e poi del tutto silenti e assenti verso cosiddetti alleati che compiono tali misfatti. Come continuare a dare fiducia a “cattolici” come il premier, il ministro degli esteri e compagnia cantando?
Il mondo va così e ci sono interessi superiori da tutelare? Bene. La smettano però allora con l’ipocrisia e la presa per i fondelli.
Caro padre, la ringrazio, davvero vi resta solo la speranza in un miracolo…siete sulla croce e la croce si sopporta solo con la Grazia di Dio che ci viene dall’Eucarestia e dalla preghiera..Questo lo sappiamo, ma sappiamo anche che non resteranno impuniti i responsabili delle azioni malvagie degli uomini….Purtroppo, perchè per certuni sarebbe meglio che così non fosse.