«Tanti cristiani di Aleppo pensano che sarebbe quasi meglio morire»

Di Redazione
21 Luglio 2016
Padre Ibrahim Al-Sabbagh: «Situazione insopportabile. Chiunque spara centinaia di razzi su case, chiese, scuole e ospedali non può essere chiamato un "ribelle moderato". Bisogna bloccare la Turchia»
epa05288309 A handout photograph released by the official Syrian Arab News Agency (SANA) shows a Syrian government soldier rushing at an area targeted by rocket shells attack, in the government-held area of Aleppo, Syria, 03 May 2016. According to SANA, 11 people were killed and 37 were injured after rocket shells allegedly fired by rebels hit residential neighborhoods in Aleppo. EPA/SANA HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

L’esercito siriano di Bashar al-Assad ha preso il controllo del corridoio Castello, nella parte nord di Aleppo, che serve ai gruppi ribelli e jihadisti per assicurasi rifornimenti dalla Turchia. Ora gli islamisti, che controllano la parte orientale di Aleppo, si preparano a un assedio che potrebbe durare mesi e che rappresenta lo scenario peggiore per i cristiani che vivono nella parte ovest della città: «Non avremo possibilità di vivere. Molti pensano che sarebbe quasi meglio morire. Noi dobbiamo rispondere con la pazienza e un’azione positiva».

250 RAZZI. Le parole ad Aiuto alla Chiesa che soffre di Ibrahim al-Sabbagh come sempre mescolano drammaticità e speranza. Settimana scorsa, in un solo giorno, «250 razzi sono caduti sugli abitanti di Aleppo ovest», lanciati dai ribelli: «Questa è una situazione che non può più essere sopportata».

«POSSIAMO ALMENO PREGARE». Aleppo, continua il frate francescano, «sta vivendo i peggiori momenti della sua storia. La gente prega giorno e notte. Prega e piange per la disperazione». L’unica consolazione per i pochi cristiani rimasti nella città siriana è che possono ancora pregare, perché «almeno qui abbiamo il diritto di vivere e credere nella nostra fede. Sotto i ribelli questo sarebbe impensabile».

«NON SONO RIBELLI MODERATI». Chiunque spara ogni giorno centinaia di razzi e colpi di mortaio «su case residenziali, chiese, scuole e ospedali non può essere chiamato un “ribelle moderato”», polemizza con l’Occidente e i suoi media padre Ibrahim, che suggerisce: «Bisogna chiudere i confini attraverso cui armi, cibo e uomini arrivano ai jihadisti di Aleppo. Il 95 per cento dei rifornimenti arrivano dalla Turchia e non aiutano individui ma interi gruppi, organizzati, con una logistica».

«REAGIRE DAVANTI AL MALE». Pur nel mezzo di una situazione insopportabile, ancora una volta, il frate francescano continua a sperare e ad agire: «Non possiamo rimanere passivi di fronte al male. La nostra chiara risposta deve essere la pazienza e la positività dell’azione. Ecco perché aiutiamo tutti quelli che possiamo visitando i malati e pregando con i fedeli».

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2 commenti

  1. maboba

    Con grande amarezza devo constatare l’ignavia e il menefreghismo del nostro governo, e insieme a lui di tutto il cosiddetto “establishment” (presidenza della repubblica in primis, giornali, TV, parlamento) sempre pronto a stracciarsi le vesti per Regeni, o per il kenyano, afarne grandi questioni di principio e poi del tutto silenti e assenti verso cosiddetti alleati che compiono tali misfatti. Come continuare a dare fiducia a “cattolici” come il premier, il ministro degli esteri e compagnia cantando?
    Il mondo va così e ci sono interessi superiori da tutelare? Bene. La smettano però allora con l’ipocrisia e la presa per i fondelli.

  2. Rolli Susanna

    Caro padre, la ringrazio, davvero vi resta solo la speranza in un miracolo…siete sulla croce e la croce si sopporta solo con la Grazia di Dio che ci viene dall’Eucarestia e dalla preghiera..Questo lo sappiamo, ma sappiamo anche che non resteranno impuniti i responsabili delle azioni malvagie degli uomini….Purtroppo, perchè per certuni sarebbe meglio che così non fosse.

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